TORNIMPARTE – Una terra ricca di materia prima ma spesso incapace di trasformarla e, quindi, trarne un reddito soddisfacente per le comunità e farne nascere un business. Così come per prodotti come tartufo o zafferano, in Abruzzo anche le castagne rappresentano un autentico potenziale inespresso.
Ecco che la regione inizia a guardare a quelli che possono essere considerati casi-scuola e in territori vicini, come quello di Antrodoco (Rieti) dove grazie al modello cooperativo è stato possibile mettere insieme realtà molto parcellizzate e offrire un giusto reddito ai 460 produttori dei comuni di Antrodoco, Borgo Velino, Castel Sant’Angelo e Micigliano, tutti nella provincia di Rieti.
“La presenza delle cooperative è fondamentale se si vuole affrontare un percorso di valorizzazione di un prodotto locale”, ha sottolineato Mauro Pompei, presidente della cooperativa “Velinia” di Borgo Velino portando la sua testimonianza all’incontro organizzato sabato a Tornimparte (L’Aquila) nell’ambito degli eventi a corollario dell’Antica Fiera, incentrato proprio sulla valorizzazione dei numerosi castagneti della zona, concentrati soprattutto nella parte bassa del Monte Ruella.
“C’è una enorme difficoltà a far cadere la sovranità sui terreni, ma bisogna tenere conto che un piccolo proprietario da solo non può accedere a finanziamenti pubblici”, ha fatto osservare Pompei. “Se non si crea un soggetto collettivo non si può pensare di fare castanicoltura: con piccole porzioni di terreno non si rientra nei costi di produzione. Per di più la monocoltura non è mai una soluzione: un’azienda agricola non sopravvive solo di castanicoltura, nonostante la castagna e il marrone siano i frutti più pagati al mondo”.
“Più che alla valenza economica e sociale – ha proseguito – oggi si deve pensare al valore ambientale del castagneto: trasformare in produzione un bosco di castagno è lo strumento più efficace per il contenimento dei declivi accentuati e per contrastare il deterioramento del terreno e del territorio. Per iniziare un progetto che prevede di preservare e recuperare un soggetto arboreo produttivo come il castagno, però, è necessaria una dose di managerialità e di contestualizzazione, a partire dai cambiamenti climatici o dei numerosi parassiti che indeboliscono i vecchi alberi di castagno, principalmente mal dell’inchiostro, cancro corticale e cinipide. E poi bisogna pensare alla trasformazione dei prodotti”.
“Puntare sull’agricoltura – ha aggiunto Pompei -, e quindi sulla castanicoltura, inoltre, significa anche che ci debba essere un cambio generazionale. È vero che i finanziamenti a fondo perduto coinvolgono proprio i giovani, ma la cultura di oggi non si sposa con la pratica di coltivazione che apparteneva alle vecchie generazioni e non è immaginabile che i giovani si adeguino a ritmi di vita del passato. La soluzione a questo problema esiste e, anche in questo caso, è necessaria la collaborazione e una sinergia di forze su fronti diversi ma con uguali intenti”.
All’incontro “i castagneti di Tornimparte-Passione, identità, futuro”, nella sala consiliare nella frazione di Villagrande hanno partecipato anche Emanuele Imprudente, vicepresidente della Regione Abruzzo e assessore all’agricoltura, Giammario Fiori, sindaco di Tornimparte, Giacomo Carnicelli, coordinatore del comitato civico per la valorizzazione dell’Antica Fiera, il maresciallo Giulio Marinacci, comandante di stazione carabinieri forestali, Alberto Guerrieri, sindaco di Antrodoco, e Silvia Scozzafava per l’associazione Foresta modello-Valle dell’Aterno, moderati dal giornalista Vanni Biordi.
Un momento di confronto fondamentale per un territorio ricco di risorse naturali che vuole incentivare e proseguire e, soprattutto, non perdere le tradizioni e le peculiarità che lo contraddistinguono. Il focus dell’incontro è stato il recupero dei castagneti tornimpartesi, molti in stato di abbandono, partendo da un’idea, ancora in fase embrionale, ma direzionando sin dall’inizio il progetto, al fine di ottenere un prodotto vendibile, la castagna, ma anche di potenziare il turismo montano.
“Ad Antrodoco abbiamo investito molto sulla viabilità per raggiungere i castagneti, usufruendo di fondi del Pnrr – ha specificato Guerrieri -. Per poter procedere alla raccolta, infatti, bisogna infrastrutturare per consentire di meccanizzare il processo; ormai considerare la mulattiera come si faceva anticamente oggi è impensabile e poco funzionale. Dobbiamo fare leva su quello che abbiamo nei nostri territori, per poter dare stabilità alle aree interne e tenerle vive, anche con il turismo che può poggiare sulle risorse ambientali con passeggiate nei castagneti, cicloturismo o trekking”.
Il contesto tornimpartese
“Il comune di Tornimparte è ricco di castagneti, prevalentemente di varietà Roscetta ma anche derivanti da innesti, e la volontà di recuperarli è condivisa da molti: per questo motivo, in questa edizione della fiera, li abbiamo inseriti come primo argomento di confronto – ha spiegato Carnicelli -. Siamo certi che più che ricercare una specificità del prodotto è importante cercare una collaborazione tra le persone che coltivano i castagneti, anche perché Tornimparte è una zona iper frammentata per quel che riguarda le proprietà. Bisogna superare questa prima fase e mettersi a disposizione di un progetto comune e identitario e poi mettere a sistema una corretta visione di come far procedere il mercato, non limitandosi solo al raccogliere e vendere la castagna, ma costruendo anche le fasi di trasformazione del prodotto, come stiamo facendo con il miele, essendo Tornimparte ‘Comune amico delle api’, e molti apicoltori hanno vinto premi e concorsi per l’eccellente qualità del prodotto”.
“In Abruzzo non c’è una cultura della castagna e la castanicoltura è limitata ad alcune zone come la Valle Roveto e Crognaleto – ha affermato Imprudente -. C’è, inoltre, una grande frammentazione tra privati: la prima cosa da fare, prima di pensare ad un riconoscimento di un marchio, è rimettere insieme le proprietà e definirle, in modo da poter accedere anche a fondi comunitari e, in seguito, puntare al miglioramento delle coltivazioni. Ma bisogna cambiare approccio, non pensare solo al prodotto castagna vendibile dopo il raccolto, ma mettere su una filiera per la trasformazione cosicché, con il supporto di enti e proloco, si possa avere più di un prodotto in grado di partecipare a fiere ed eventi, portando l’attenzione su un territorio e un prodotto di qualità. Bisogna pensare ad un marchio comunitario che possa acquistare valore nel mercato contemporaneo e supportare un prodotto quantitativamente sufficiente e qualitativamente valido, come quelli che abbiamo la fortuna di avere”.
“Per fare impresa sul territorio la condivisione e la partecipazione sono l’ossatura necessaria, la base per creare coesione e senso di comunità. Anche il paesaggio è un patrimonio collettivo e le zone di montagna devono portare avanti questo modello per valorizzare i loro prodotti, attraverso passeggiate nella natura che fanno conoscere territori e luoghi”, ha detto Scozzafava.
“La nostra castagna deve essere valorizzata ma per farlo c’è bisogno di consapevolezza. Innanzitutto del fatto che questa coltivazione può essere una redditualità complementare a quelle già presenti nei nostri territori, ma che può dare un ulteriore valore aggiunto a chi vive, o vuole vivere, nelle nostre zone”, ha concluso il sindaco di Tornimparte.
Da cosa nasce cosa. E la disponibilità e i consigli di chi ha già intrapreso un percorso, e suggerisce vie da intraprendere, è una buona base per iniziare. Ilaria Micari
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