La coppia, originaria della Costa d’Avorio, è fuggita da una situazione disperata. Dopo un viaggio estenuante e lo sbarco a Lampedusa è nata Miracle, simbolo della loro storia di speranza: «Per i rifugiati nessun progetti»
Rock e Alice, entrambi trentenni e originari della Costa d’Avorio, sono una giovane coppia che è fuggita da una situazione disperata nel paese natale. Si sono stabiliti in Italia nella speranza di costruire un futuro migliore per sé e per la figlia, Miracle, nata il 14 novembre 2023 a Piacenza. Miracle è il simbolo vivente della loro resilienza, nata al termine di un viaggio estenuante attraverso il Mediterraneo. Ora, tuttavia, la famiglia si trova a fronteggiare la sfida di trovare un alloggio. Rock, che nel frattempo ha trovato lavoro, vorrebbe poter riunire sua famiglia sotto un tetto: «Ma una casa a Piacenza non la trovo e questo è stressante» dice. A raccontare per primo la vicenda, il quotidiano Libertà.
La fuga e la storia d’amore
La storia di Rock e Alice inizia in Costa d’Avorio dove Alice era stata costretta a un matrimonio combinato con un uomo violento. Nel frattempo, ha conosciuto Rock all’Università. Lui studiava Fisica e Chimica, lei lavorava come addetta alle pulizie.
Tra i due è nato un amore che li ha spinti a fuggire insieme e, in cerca di un rifugio sicuro, la coppia si è stabilita in Tunisia, dove per tre anni ha cercato di costruire una nuova vita. Rock aveva trovato un impiego e la coppia viveva serenamente, credendo di aver trovato finalmente pace. Ma nel febbraio del 2023, la situazione si è capovolta. La Tunisia ha vissuto un’ondata di violenza contro le persone subsahariane, e Rock e Alice sono stati costretti ad abbandonare il paese.
Questa volta, la loro destinazione era l’Europa. Un pericoloso viaggio in mare li ha portati in Sicilia. Sbarcati a Lampedusa, da lì sono stati trasferiti in un centro di accoglienza a Bologna e, successivamente, indirizzati verso Piacenza. Nel marzo 2023, la loro vita è stata benedetta dalla nascita di Miracle, una bambina che rappresenta la speranza in mezzo al caos.
«Nessun programma per i rifugiati»
«L’abbiamo chiamata Miracle perché la sua nascita è stata un vero miracolo, considerando tutte le difficoltà che abbiamo affrontato», racconta l’uomo. La bambina e sua madre hanno ottenuto lo status di rifugiate il 14 febbraio 2024, un passo importante verso la stabilità. Tuttavia, Rock non ha ottenuto lo stesso riconoscimento non essendo sposato con Alice, e nonostante la loro lunga convivenza, il sistema italiano non gli ha concesso lo status di rifugiato. La burocrazia si è dimostrata un ulteriore ostacolo.
A Piacenza non ci sono programmi di accoglienza per famiglie di rifugiati, ma solo per uomini single. La soluzione? Separare la famiglia. Alice e Miracle avrebbero dovuto trasferirsi a Reggio Calabria, dove c’è una struttura per madri rifugiate, mentre Rock sarebbe rimasto a Piacenza, in attesa di un verdetto sul suo status. Ma Rock e Alice hanno rifiutato questa soluzione.
«Non vogliamo separarci. Chiediamo di poter trovare una sistemazione in affitto dove poter crescere nostra figlia», dice Rock, determinato a tenere unita la sua famiglia. Attualmente, la famiglia è ospitata in una struttura temporanea in città, ma Rock non vuole più vivere da ospite. Lavora come magazziniere nella logistica a Pontenure, paese alle porte di Piacenza, guadagnando 1200 euro al mese, e nel fine settimana fa il lavapiatti per arrotondare.
La richiesta di aiuto
«Posso pagare un affitto» dice Rock, desideroso di trovare un tetto. Tuttavia, la ricerca di un alloggio si è rivelata estremamente difficile. In questo complesso percorso, la famiglia ha trovato un prezioso aiuto in Valeriano Scassa, presidente dell’Associazione di volontariato “Il Grande Colibrì”, che si occupa di richiedenti asilo e rifugiati, in particolare della comunità LGBT.
Grazie all’Associazione e all’intervento dei Servizi Sociali, la famiglia ha potuto (per il momento) evitare di lasciare la struttura temporanea, ma la soluzione è ancora lontana dall’essere definitiva. Mentre il numero verde di Arci e UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) direttamente sta cercando una soluzione per permettere a Alice e Miracle di rimanere vicino a Rock, la famiglia continua a sperare in una svolta. Per loro, la vera vittoria non è solo ottenere un riconoscimento di rifugiati, ma poter vivere finalmente come una famiglia unita, lontani dalle minacce che hanno lasciato alle spalle, in un luogo che possano chiamare casa.
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