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Assegno Unico figli, ecco i casi in cui viene ridotto da parte dell’INPS #finsubito prestito immediato


L’Assegno Unico sui figli a carico è una misura che riguarda ormai la generalità dei contribuenti. Dal lavoratore dipendente, che già percepiva gli assegni familiari sui figli a carico, fino al lavoratore autonomo. Che fino al varo dell’Assegno Unico non beneficiava di alcun sostegno in tal senso. Anche disoccupati o percettori dell’Assegno di Inclusione o del Supporto Formazione e Lavoro possono accedere a questo strumento di welfare per le famiglie.

L’Assegno Unico è fruibile a prescindere dal possesso di un ISEE in corso di validità.

Ma è proprio in base all’ISEE che si determina l’importo mensile spettante a ciascun contribuente. Le cifre sono spesso variabili, poiché molteplici voci contribuiscono a determinare l’importo corretto. Non è raro che da un mese all’altro l’Assegno Unico cambi importo, con famiglie che lamentano di ricevere meno rispetto ai mesi precedenti. Vediamo ora i casi che possono portare a una riduzione dell’Assegno Unico.

Assegno Unico: ecco i casi in cui viene ridotto da parte dell’INPS

Al netto di improbabili ma non impossibili errori da parte dell’INPS nell’erogazione della prestazione, prima di esaminare i casi di riduzione dell’Assegno Unico, è utile comprendere come si calcola l’importo mensile spettante a una famiglia.

L’Assegno Unico è destinato a ciascun figlio a carico fino a 21 anni di età e decorre, per i nuovi nati, dal settimo mese di gravidanza. Il beneficio è commisurato all’ISEE.

Per ciascun figlio maggiorenne a carico, fino ai 21 anni non ancora compiuti, l’Assegno Unico è concesso a condizione che il figlio frequenti la scuola. O un corso di formazione professionale, un corso di laurea, un tirocinio formativo. O anche che svolga attività lavorativa con un reddito inferiore a 8.000 euro. Solo per i figli invalidi, l’Assegno Unico può essere percepito indipendentemente dall’età.

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Dal punto di vista degli importi, l’Assegno Unico 2024 parte da un minimo di 57 euro per figlio (28,50 per i figli maggiorenni).

Somma che spetta ai nuclei familiari che hanno presentato la domanda senza un ISEE in corso di validità o con un ISEE superiore a 45.574,96 euro. Per i nuclei familiari con un ISEE fino a 17.090,61 euro, l’importo dell’Assegno Unico è pari a 199,40 euro per figlio (96,90 per i figli maggiorenni).

Importi, calcoli e maggiorazioni: tutto quello che occorre sapere sulla misura

Oltre agli importi base, ogni famiglia percepisce cifre differenti in base alle caratteristiche del nucleo familiare, all’età e al numero dei figli, grazie alle cosiddette maggiorazioni.

Ad esempio, l’Assegno Unico è aumentato del 50% per il figlio che non ha ancora raggiunto l’anno di età. E del 50% per ciascun figlio in famiglie con almeno quattro figli.

Sono previste maggiorazioni anche per i figli disabili, in base alla gravità della disabilità. Nonché agevolazioni per le famiglie dove entrambi i genitori lavorano, per le madri con meno di 21 anni, per le ragazze madri, e così via.

Chi si trova con importi di Assegno Unico più bassi rispetto ai mesi precedenti, prima di contattare l’INPS o pensare a un errore, farebbe bene a verificare se ci sia stato qualche cambiamento nei dati precedentemente indicati.

Ad esempio, se un figlio compie un anno, è evidente che la maggiorazione percepita nei mesi precedenti scompare. Allo stesso modo, l’importo si riduce automaticamente quando un figlio compie 18 anni. In questo caso, la parte relativa all’Assegno Unico per il figlio neo-maggiorenne è sospesa.

Spetta al genitore comunicare all’INPS che il figlio, nonostante abbia compiuto 18 anni, si trova ancora in una delle condizioni (scolastiche, lavorative, di tirocinio, ecc.) che danno diritto all’Assegno Unico.

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