La rete svuota le città, il commercio langue. Ma per due vetrine che si spengono, a Lecce, ce n’è ancora una che si accende, per esporre e vendere non soltanto cibo. Accade anche nel centro storico, dove, ormai da qualche anno, il food&beverage ha preso il sopravvento. Più di qualcosa si muove. I contatti tra potenziali acquirenti, soggetti investitori, privati e agenzie immobiliari sono all’ordine del giorno. Ne avrete a breve prova. Precisamente in via Templari. Al numero 6, lo spazio commerciale che per molti anni ha ospitato “Prenatal” sta per tornare attivo.
Dopo diversi approcci, la proprietà ha avviato e concluso favorevolmente la trattativa per l’affitto del locale di 650 metri quadrati, che forse già prima dell’estate prossima ospiterà il negozio di abbigliamento multibrand ad insegna “Scout”, con base a Bologna. Un affare che ne congela provvisoriamente un altro. Siglato il contratto di locazione, la proprietà ha infatti tolto dal mercato lo spazio commerciale di prestigio che – messo in vendita da oltre un anno a 2,4 milioni di euro – sul fronte opposto (al civico 9) attualmente accoglie la Libreria Feltrinelli, la cui permanenza – è bene precisarlo – non è mai stata messa in discussione.
Se anche la funzionalità dell’ex Upim – pochi metri più avanti – fosse ripristinata, per via Templari si potrebbe parlare di vera e propria rinascita. La proprietà sta trattando la cessione ormai da diversi anni. E forse è giunta alle battute finali. Nel 2018, sembrava tutto fatto. “Shopping Center Galleria Templari” sarebbe stata la denominazione dell’insegna, sopra quella di altisonanti brand del lusso. Un progetto da 5 milioni di euro, rimasto però sulla carta, dietro le saracinesche dalle quali è possibile ancora oggi osservare lo stato in cui versano gli spazi che un tempo ospitavano Upim. Quel progetto è svanito. Gli interlocutori che stanno trattando con la proprietà (di Gallipoli) hanno un altro nome. E se sono rose fioriranno.
Intanto, in via Templari s’estendono gli odori delle attività di ristorazione che nel frattempo si sono fatte largo nella perpendicolare via Matteotti, tra bar e osterie. “Il Banco” si allarga, posizionato qualche decina di metri prima di “Pescaria”, che apre oggi alle 19.30, in direzione piazzetta Castromediano, sullo stesso asse lungo il quale restano vuoti gli spazi dal “Mercante d’arte”, ora attivo nell’attigua Corte dei Carnesecchi.
Da qui ci si immette su via Rubichi. E volgendo il passo verso Piazza Sant’Oronzo, proprio sotto i portici, ci si imbatte nello spazio, anch’esso buio, fino a qualche anno fa occupato dal “Cin Cin” Bar. Il fenomeno è di dimensione globale.
Ma a Lecce ha presa minore anche rispetto ad altre aree a più alta densità abitativa e commerciale. Secondo un’elaborazione del centro studi di Confcommercio su dati del Centro studi delle Camere di commercio “G. Tagliacarne, tra il 2012 e il 2023 la flessione è stata progressiva e costante. A Lecce, si è passati da 1.727 a 1474 attività. Vuol dire che in 11 anni ne sono state chiuse 252. Reggono solo alberghi, bar e ristoranti che, nel capoluogo salentino – grazie alla spinta del turismo – sono addirittura aumentati.
Con riferimento alle attività operative nel centro storico, al giugno 2023 risultavano attive 533 imprese, ovvero 26 in meno rispetto al 2019 e 69 in meno rispetto al 2012, quando erano 602.
Le aree fuori dal centro storico
Fuori dal centro storico va anche peggio: il commercio al dettaglio conta 158 esercizi in meno a giugno 2023 rispetto al 2019 e 184 in meno rispetto al 2012. Crollano gli esercizi non specializzati: da 84 a 55 tra il 2012 e il 2023 e diminuiscono le attività per la vendita prodotti alimentari e bevande. In aumento, invece, le farmacie (da 18 a 34). Chi investe in alloggio e ristorazione ha più chance di rimanere aperto, anche se le difficoltà non mancano. Confcommercio fotografa una tendenza in tal caso pressoché simile dentro e fuori le antiche mura urbane. Il tessuto commerciale è più fitto rispetto al 2012, ma meno vivace di 4 anni fa. Complessivamente, tra il 2012 e il 2023 il numero di alberghi, bar e ristoranti è aumentato di 169 unità, passando da 668 a 837. Boom anche di ristoranti: da 91 a 145. Bar, invece, in leggero calo: da 99 a 86. Come d’altro canto avviene anche fuori dal centro storico, dove il numero degli alberghi (24) da 11 anni non è mai variato, a differenza delle altre forme di alloggio, praticamente triplicate, a fronte del calo di ristoranti, che nel 2019 avevano alimentato un vero e proprio boom.
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