Ventitré anni dopo il pestaggio della caserma Raniero, dove numerosi manifestanti contro il Wto in svolgimento a Napoli il 13 marzo 2001, fermati durante e dopo gli scontri in Piazza Municipio, furono malmenati ed umiliati, la Corte dei Conti batte cassa nei confronti dei poliziotti che si resero responsabili di quei comportamenti.
La sezione giurisdizionale della Campania, infatti, accogliendo la richiesta della Procura, ha condannato uno di essi – Damiano Tedesco – a rimborsare al ministero parte delle spese di giudizio che lo Stato, a seguito della condanna in sede penale dei suoi poliziotti, ha dovuto versare ad alcune delle persone che furono trattenute nella Raniero. L’agente era stato ritenuto responsabile di violenza privata con giudizio definitivo della Corte di Cassazione nel 2014. I giudici della Corte dei Conti hanno quantificato in 34.537 euro l’ammontare del danno alle casse dello Stato provocato dal comportamento del poliziotto.
Manna e Solimene, altri due agenti che nel 2014 furono condannati in Cassazione, nel 2022 hanno patteggiato con la Corte dei Conti ed hanno fruito di uno sconto grazie al quale hanno corrisposto al ministero degli Interni 12.384 euro ciascuno. Il quarto poliziotto che 10 anni fa fu giudicato colpevole, Fabio Ciccimarra, dovrà versare 39.768 euro al ministero degli Interni.
La Corte dei Conti descrive in questi termini ciò che accadde: “In data 13 marzo 2001, in occasione della manifestazione No Global, taluni membri della Polizia di Stato si erano resi protagonisti di svariati episodi di violenza verbale e fisica, perpetrata nei confronti di manifestanti, ristretti dai medesimi Agenti all’interno della Caserma Raniero di Napoli. In particolare, 85 giovani manifestanti, già feriti e trasportati in ospedale, erano stati prelevati da agenti di PS e condotti presso la suddetta Caserma della Polizia di Stato”.
Proseguono i giudici: “Ivi, come è risultato dalle numerose ed univoche deposizioni dei testi escussi, i suddetti giovani -anche quelli feriti o in stato di menomazione fisica- erano stati ingiuriati, violentemente percossi, spogliati e quindi costretti a permanere nudi in posizioni vessatorie e ulteriormente sottoposti a percosse e minacce (tra cui, nei confronti di Mantuano Vanessa, quella di essere squagliata nell’acido). Agli stessi -pur essendo stati trattenuti in Caserma per oltre cinque ore- era stato inibito di mangiare, bere e andare in bagno ovvero di usare il telefono per contattare la famiglia o il proprio legale”.
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