E’ finito l’appeal dell’ingegneria civile? Sembrerebbe di si, considerando i numeri che da tempo attestano la crisi che coinvolge da anni tutti i corsi di laurea attinenti al settore civile, i cui laureati sono arrivati a costituire nel 2023 appena il 6,6% del totale. Si tratta di un crollo verticale, soprattutto se si tiene conto che agli inizi degli anni ‘90 i laureati in ingegneria civile costituivano quasi un terzo di tutti gli ingegneri laureati. Questo è il dato più rilevante che emerge dal periodico rapporto del Centro Studi CNI sui laureati in ingegneria.
Tra i motivi che possono concorrere a questo trend c’è la crescente difficoltà, rispetto agli altri settori ingegneristici, che i laureati del ramo civile e ambientale incontrano nel mondo del lavoro. Negli ultimi anni, grazie ai consistenti finanziamenti legati al PNRR e ai bonus edilizi si erano intravisti segnali di crescita. Terminata questa fase, però, si sta progressivamente tornando alla situazione ex-ante. Il tasso di disoccupazione ad un anno dalla laurea dei laureati in ingegneria civile nel 2023 è pari infatti al 4,1%, valore superiore a quanto rilevato tra i laureati degli altri indirizzi ingegneristici che fanno registrare un tasso disoccupazione pari, in media, al 3%.
“Da un po’ di tempo a questa parte – sostiene Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI – i giovani si orientano sempre di più verso i corsi ritenuti più moderni e innovativi come ingegneria gestionale, ingegneria biomedica e ingegneria informatica, a discapito degli studi più tradizionali, in primis quelli del settore civile-edile. Questo fenomeno impone al nostro sistema ordinistico una profonda riflessione finalizzata a rispondere in maniera più adeguata alle caratteristiche e alle richieste di queste nuove tipologie di ingegneri”.
“I dati del 2023 sono indubbiamente un campanello di allarme che comunque ha iniziato a suonare già da qualche anno – afferma Marco Ghionna, Presidente del Centro Studi CNI -. La percentuale dei laureati in Ingegneria civile è sotto il 10% rispetto il totale dei laureati già dal 2021. Potremmo chiamarla anche mancanza di vocazione, ma ho l’impressione che le motivazioni siano molto più complesse. Il dato certo è che il mercato continua a richiedere questi ingegneri civili, quindi il problema non è da riscontrare in una costrizione di sbocchi lavorativi. Altre discipline evidentemente sono riuscite di più a declinare la figura dell’ingegnere specialistico più in linea con le aspettative degli aspiranti professionisti”.
Scorrendo il rapporto si scopre che i laureati 2023 in ingegneria civile provengono da 38 atenei, tra i quali il Politecnico di Milano che costituisce il principale polo formativo con 187 laureati. Da evidenziare l’exploit dell’università telematica eCampus che si colloca addirittura al secondo posto per numero di laureati in ingegneria civile (162). Il crescente successo delle università telematiche è un fenomeno che sta assumendo dimensioni ragguardevoli. Si pensi, ad esempio, che nel 2023 poco meno della metà dei laureati di primo livello ha conseguito il titolo di laurea in un ateneo telematico.
Com’è noto, uno degli sbocchi occupazionali principali per i laureati in ingegneria civile è la libera professione. Nel corso del 2023 si sono iscritti all’Albo nel settore civile ed ambientale 3.873 nuovi ingegneri. Grazie anche alle citate misure quali PNRR e bonus edilizi, negli ultimi anni i “civili” hanno visto incrementare i propri redditi, tanto che nel 2022 il reddito medio dichiarato alla propria cassa di previdenza ha superato i 54mila euro, mentre solo tre anni prima era fermo a 35.315 euro.
In base ai propri programmi di assunzione, le imprese italiane prevedevano di assumere, nel 2023, quasi 6mila laureati con le mansioni di ingegnere edile ed ambientale. Sembra che nel 2023 le imprese italiane abbiano quasi completato le proprie campagne di ricerca, considerato che sono stati assunti 5.284 laureati con le suddette mansioni.
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