Nonostante la volontà iniziale fosse di impiegare nella filiera dell’automotive un miliardo di euro l’anno tra il 2025 e il 2030, Anfia ha comunicato che attualmente le aziende del settore hanno usufruito di pochissime risorse, circa 350 milioni
Il taglio di 4,6 miliardi del fondo automotive previsto nel disegno di legge della Manovra per il 2025 sta suscitando forti reazioni, sia da parte dei sindacati che della politica. Il fondo destinato al settore auto – che inizialmente ammontava a 8,7 miliardi di euro – venne istituito dal governo Draghi nel 2022 e includeva una quota di incentivi auto e altre risorse per sostenere il settore nel percorso verso la transizione energetica.
Nonostante la volontà iniziale fosse di impiegare nella filiera auto un miliardo di euro l’anno tra il 2025 e il 2030, Anfia – l’associazione di Confindustria che riunisce le imprese dell’automotive – ha fatto sapere che attualmente le aziende del settore hanno usufruito di pochissime risorse, circa 350 milioni.
UNRAE: RIPRISTINARE FONDO AUTOMOTIVE, OPPURE STOP A TRANSIZIONE
“La notizia, totalmente inattesa, si è manifestata solo ieri, con la pubblicazione del testo del bilancio finanziario dettagliato per capitoli di spesa dei singoli Ministeri, ed è arrivata senza alcuna interlocuzione preventiva con gli stakeholder di riferimento”, ha commentato UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri). Secondo l’associazione, si tratta di una decisione “che contraddice clamorosamente non solo le dichiarazioni di intenti pronunciate dal ministro Urso in sede di Tavolo Automotive il 7 agosto scorso, ma anche le numerosissime pronunce di attenzione al settore, da parte del ministro stesso e di altri esponenti governativi, dall’insediamento dell’attuale esecutivo fino a pochi giorni fa. Il massiccio abbattimento delle risorse destinate all’automotive nel 2022 minaccia gravemente gli sforzi finora profusi per raggiungere gli obiettivi e i target ambientali fissati a livello europeo. Questa scelta rischia di avere come unica conseguenza quella di arrestare immediatamente il processo di transizione verde – che in Italia è già in forte ritardo rispetto ad altri Paesi produttori concorrenti – e di bloccare definitivamente il rinnovo di un parco circolante sempre più vetusto, insicuro ed inquinante. Questa drastica misura non appare giustificata da situazioni di bilancio emergenziali, e si manifesta in un periodo particolarmente critico per il mondo dell’auto, che sta affrontando sfide senza precedenti sia in Italia che in Europa. L’UNRAE esorta con vigore il governo a riconsiderare la decisione al più presto: l’auspicio è che il taglio venga revocato, o quantomeno significativamente ridotto, nel corso dell’iter di approvazione della Manovra di Bilancio in Parlamento”.
FILCTEM CGIL, FEMCA CISL E UILTEC DENUNICANO I TAGLI DEL GOVERNO
Per Filctem Cgil – Femca Cisl – Uiltec Uil, “oggi più che mai c’è necessità di mantenere ed incrementare il Fondo per garantire la continuità produttiva ed occupazionale all’interno delle grandi trasformazioni e transizioni che stanno attraversando il settore e la manifattura nel suo complesso. Questo è uno dei settori di eccellenza del nostro Paese e sono fortemente compromessi, già oggi, il futuro di 45mila lavoratrici e lavoratori della componentistica non metalmeccanica e delle loro famiglie. E’ necessario sostenere con investimenti pubblici e privati questo settore, a partire da ulteriori ammortizzatori sociali e da strumenti di politica attiva del lavoro, per sostenere la transizione anche da un punto di vista sociale, oltre che in termini di ricerca, innovazione, tecnologia. Chiediamo quindi al governo di ripristinare il finanziamento al Fondo automotive, di incrementarlo e di convocare con urgenza le Parti sociali dei settori dell’automotive e della filiera della componentistica non metalmeccanica, a partire da Stellantis”.
SPERA (UGL METALMECCANICI): FONDO STRATEGICO, NON SUBISCA TAGLI
“È non solo fondamentale, ma strategico mantenere inalterata nella legge di stabilità l’entità del fondo dedicato all’automotive, a fronte di una crisi del settore senza precedenti, di una complessa transizione tecnologica e energetica da affrontare, nonché a difesa dei livelli occupazionali e per il futuro di tutto il settore nel nostro Paese”. Così il segretario nazionale UGL Metalmeccanici, Antonio Spera, che ha aggiunto: “il fondo automotive non andrebbe tagliato, semmai implementato, perché l’Italia sta vivendo, e lo farà ancora di più, una fase molto complessa e critica. Servono sostegni adeguati e una politica industriale determinata a trovare una soluzione nell’immediato alla tempistica stringente e irragionevole imposta dalla Commissione europea per realizzare l’obiettivo zero emissioni di CO2. Bisogna garantire, se non addirittura rinforzare, il fondo automotive e creare sinergie in modo da indirizzare le risorse sul fronte della produzione”.
ARTUSI (FEDEARUTO): LA LEGGE DI BILANCIO PENALIZZA L’AUTOMOTIVE
Secondo il presidente di Federauto, Massimo Artusi, “il profilo della Legge di Bilancio sembra assumere un connotato penalizzante per l’intero comparto automotive, prevedendo tagli lineari per diversi miliardi di euro alle misure di sostegno al rinnovo del parco delle autovetture e dei veicoli commerciali, senza includere nel contempo misure alternative”.
Per Artusi, “di fronte alle difficoltà che il sistema automotive sta affrontando, per rispondere ai target e alle scadenze sfidanti poste dall’Unione europea, c’era da attendersi una manovra che mettesse in priorità misure di sostegno al settore, anziché tagli draconiani e misure penalizzanti. Riteniamo giusto che si attenuino le politiche dei bonus, che finora poco hanno influito sulla necessità di invertire la tendenza al ribasso del mercato dell’auto. Tuttavia, se viene ridotto drasticamente il fondo per l’Ecobonus e se si tagliano addirittura i fondi per l’autotrasporto, senza prevedere nel contempo misure di supporto al settore riguardante una revisione complessiva del sistema di tassazione, in grado di alleggerire il carico fiscale per le famiglie e le imprese che vogliono investire per acquistare un’auto o un veicolo commerciale nuovo, significa semplicemente che si sta rinunciando a perseguire una politica di rilancio del comparto automotive. E’ necessario avviare una profonda revisione della fiscalità sugli autoveicoli, nel solco di quanto previsto dalla Legge Delega approvata lo scorso anno. Ci auguriamo quindi che il governo voglia essere anzitutto coerente con le sue scelte politiche, dando una risposta adeguata nell’ambito degli sviluppi parlamentari ed interministeriali della Legge di Bilancio”.
PD: SCHIAFFO ALL’ITALIA, URSO VALUTI SE RESTARE
“Una scelta assurda, uno schiaffo in faccia all’industria e ai lavoratori del settore automotive e una totale delegittimazione del ministro Urso, che farebbe meglio a valutare se ha ancora senso la sua permanenza al Mimit”. Così Antonio Misiani e Annalisa Corrado, membri della segreteria nazionale del PD. “Il fondo viene quasi azzerato – hanno aggiunto -, dato che si passerà da uno stanziamento iniziale di 5,8 miliardi tra il 2025 e il 2030 a 1,2 miliardi complessivi, con un taglio dell’ottanta per cento che colpisce duramente il settore, che per affrontare le sfide estremamente impegnative della transizione ecologica e digitale e della crescente competizione globale ha invece bisogno di rilevanti politiche di sostegno. Il quasi completo definanziamento del fondo stanziato a suo tempo dal governo Draghi va in totale controtendenza e dimostra una volta di più la distanza abissale tra l’industrialismo a chiacchiere del governo Meloni e le scelte concrete dell’esecutivo, fortemente penalizzanti per il sistema produttivo italiano”.
LICHERI (M5S): TAGLIO VERGOGNOSO, IL GOVERNO ABBANDONA LE IMPRESE
“Il ministro Urso si affretta a dire che sono impegnati a garantire che la filiera dell’automotive abbia tutti gli strumenti necessari per affrontare la sfida della transizione. Peccato che, nel frattempo, scopriamo che il governo ha ridotto i Fondi per l’industria dell’auto di 4,6 miliardi di euro: un taglio dell’80%. Stiamo parlando di un settore in cui si contano 270mila addetti diretti, con un fatturato di oltre 100 miliardi di euro. Il governo Meloni, però, evidentemente anziché tutelare le imprese e l’occupazione italiana, preferisce investire su altro, per esempio sulla Difesa, a cui sono stati assegnati ben 15 miliardi in più. Una vergogna”. Così in una nota la senatrice del Movimento 5 Stelle, Sabrina Licheri.
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