Sì tratta di provvedimenti a costo zero per lo Stato e le Adsp: buono portuale, lavoro usurante e fondo di accompagnamento all’esodo
Roma – Dopo varie interlocuzioni tra i rappresentanti delle associazioni portuali di Ancip, Assiterminal, Assologistica, Assoporti e Fise Uniport, il cluster delle banchine ha stilato una serie di istanze fa portare all’attenzione del governo e del Parlamento. Sì tratta di proposte normative ormai non più rinviabili per un concreto sviluppo della portualità italiana, sono tre proposte, da inserire nella Legge di Bilancio, condivise e reiterate numerose volte nel tempo, con scarso successo.
La prima riguarda il cosiddetto “buono portuale” che, nonostante sia stato molto apprezzato delle imprese che operano negli scali marittimi italiani, presenta delle evidenti criticità attuative per poter essere pienamente utilizzato. Si tratta, infatti, di modifiche normative, a saldo invariato, che potrebbero permettere la piena attuazione dei principi di utilizzo di questo “buono” andando a creare un concreto upgrade delle imprese, in termini di certificazioni aziendali, e dei lavoratori con il conseguimento di ulteriore formazione e professionalizzazione.
La seconda proposta è diventata ormai un mantra per le imprese e le stesse organizzazioni sindacali: l’inserimento del lavoro portuale tra quelli usuranti. È da svariati anni, e governi, infatti, che il settore portuale chiede, in ogni finestra legislativa utile, questo importante riconoscimento che permetterebbe un vero ricambio generazionale, ormai non più procrastinabile, nel settore portuale e darebbe dignità a lavoratori che, ormai sessantenni, oggettivamente non possono più essere impiegati operativamente all’interno delle stive delle navi o alla guida di mezzi pesanti e di sollevamento.
Infine, tutte le associazioni del cluster portuale hanno proposto, nuovamente, le modifiche normative all’ormai famigerato “fondo di accompagnamento all’esodo pensionistico”. Tali proposte, da quanto risulta a Shipmag, sono il frutto di numerosi incontri con i ministeri competenti, compreso il Mef, per risolvere problemi “tecnico giuridico amministrativi” che non permettono l’attuazione del fondo stesso. Dopo più di tre anni, infatti, si è fermi al paradosso che, nonostante le imprese, i lavoratori e le Adsp stiano accantonando da anni le risorse economiche obbligatorie da norme primarie e accordi a latere del precedente rinnovo del contratto nazionale di lavoro, non si riesce a strutturare questo importante strumento per anticipare la quiescenza dei lavoratori dei porti.
Sarà questa la volta buona?
Particolare non secondario: questi emendamenti non avrebbero alcun costo per i bilanci delle Adsp, né andrebbero a pesare sul Bilancio dello Stato.
nov.-2024-Emendamenti-cluster-portuale-legge-di-Bilancio-2025-AC-2112-bis_20241105_152527_0000
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