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TORPORE E SUPERFICIALITA’ NELLA GESTIONE DELL’ARTIGIANATO DI OGGI: DALLE STELLE ALLE STALLE – Talenti Lucani #finsubito prestito immediato


ARMANDO TITA*

La Passione, la Storia, la Tradizione e l’Evoluzione dell’artigianato lucano, dalle Botteghe- scuole degli anni cinquanta ai moderni creatori di imprese di oggi, mi appartengono come figlio d’arte (padre artigiano, nonno materno e zii, sarti e falegnami)e non possono che coinvolgermi emotivamente in un vero atto d’amore verso questo meraviglioso “pianeta”. Un pianeta che mi appartiene e che vorrei ricordare con fierezza rimarcando lo stupendo periodo che ho vissuto come funzionario regionale, come Capo Progetto (1989/91) e come Autore di un Volume (2016)che ha esaltato il nostro Artigianato, grazie ai Rapporti sull’Economia lucana dell’Ibres e sul Fabbisogno Formativo dell’Arsa del lontano1991, molto prima dell’avvento del PIL “drogato” da FIAT/SATA/FCA/STELLANTIS e Centri Oli. Spero di non essere additato come il LAUDATOR TEMPORIS ACTI. Obtorto collo devo e me ne scuso parlare un po’di me in questa premessa all’articolo, sono frammenti di autoreferenzialità, sono esempi concreti di buone pratiche. Nel solo 2022 grazie ai buoni servigi del Comitato Comunità e Sviluppo Basilicata abbiamo organizzato tre FOCUS sull’Artigianato:

– Il primo ha riguardato la vivacità artigianale delle due aree del Vulture e dell’Alta Irpinia negli anni cinquanta e sessanta con le “ Botteghe-Scuole per Scalpellini” di Sant’Andrea di Conza (AV) e le “Botteghe-Scuole per Bottai” di Ruvo del Monte a cominciare da quella di Mio nonno materno Giuseppe;

– Il secondo ha riguardato la Rigenerazione Urbana, i Centri Storici e i Laboratori Artigianali UNITI nella rivitalizzazione dei nostri Borghi;

– Il terzo ha riguardato la l.r. n.29/2015, la nuova legge organica in materia di artigianato, chiusa in un cassetto da oltre sette anni che non ha mai goduto di una concreta regolamentazione attuativa ed è caduta nell’oblio fin dalla sua nascita.

Tutto ciò per ribadire che la legge 29/2015 andava calata nella programmazione regionale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, foriero e propedeutico alla realizzazione di un vero e serio Piano Triennale per l’Artigianato con i relativi e conseguenti Piani annuali.

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La perdita di oltre quattromila aziende artigiane negli ultimi anni,(dati CGIA di Mestre), la fuoriuscita dai Radar della Programmazione regionale (vedi l’assenza dell’artigianato dal PSR “Piano Strategico regionale”), l’oblio surrichiamato della legge quadro n.29/2015, la cancellazione sistematica dei Progetti Speciali di Formazione dopo la bella esperienza del Progetto Artigianato (1989/91) non depongono bene e ci fanno ulteriormente sconfortare.

Questa estate, tra il serio e il faceto, abbiamo assistito a un Tormentone su Rai Tre Basilicata (Cercasi artigiani) e su Basilicata 24 (Ci sono più avvocati che idraulici) sulla crisi strutturale e patogena del nostro artigianato. In “Futuro e Artigianato” (rivista della CGIA di Mestre) il prof. Massimo Costa, docente della Formazione dell’Università Cà Foscari di Venezia, coglie in pieno le ragioni per le quali la figura dell’artigiano rappresenta oggi quella più adatta a generare INNOVAZIONE attraverso i Maker, le nuove figure definite: “Artigiani evoluti”. 

Con il Patrocinio del Presidente della Provincia di Potenza nei mesi scorsi è stata ripubblicata la seconda edizione del Volume: “Quando l’Artigianato lucano garantiva PIL e Occupazione” arricchita dalla Verifica Contabile e Amministrativa del Ministero del Lavoro e dal Report sul Progetto ‘91, il cosiddetto FIART (Formazione e l’Innovazione in Artigianato), riconosciuto come buona pratica dall’INAPP (Istituto Nazionale per le Politiche Pubbliche) pubblicato sulla Rassegna dell’Economia Lucana della Camera di Commercio(n. 5/92)

La seconda edizione, dedicata al blogger Antonio Nicastro (morto di covid con tutta la personale tragedia vissuta) e al padre Alfonso rinomato artigiano del ferro, protagonista di numerose Mostre Regionali e Nazionali di successo, ripercorre le tappe del “Progetto Artigianato della Basilicata”.

Artigiano e Artista come sostengono Gerardo Lisco e Mariano Paturzo nelle loro recensioni al mio Volume, pubblicate sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 21 Marzo 2022, hanno la stessa radice, ed, oggi, ancora di più, in un sistema produttivo dominato dalla bieca standardizzazione.

Per porre un freno all’emigrazione vennero messi in campo una serie di interventi di Politiche Attive del Lavoro finalizzate all’occupazione concreta e non alla ambigua occupabilità odierna, tra i quali rientra il “Progetto Artigianato della Regione Basilicata 1989/91”.

Il Progetto Artigianato è stato lo strumento formativo che la classe politica degli anni ottanta/novanta, rappresentata dall’allora Assessore alla Formazione prof. On. Nicola Savino, promotore dell’art. 8 della L.R. n.32/85(legge sull’imprenditoria giovanile che anticipava la legge nazionale n. 44/86, meglio nota come Legge De Vito) e dal suo successore On. Dr. Gianni Pittella, attuatore della Prima e Seconda Fase del Progetto Artigianato utilizzò per rilanciare il settore in chiave moderna e innovativa grazie a una “formazione in autonomia”, rivoluzionaria per quell’epoca, e, soprattutto, grazie a una particolare priorità data alla “Sicurezza sul posto di lavoro” con il coinvolgimento diretto dell’Ispettorato del Lavoro. Formazione in autonomia, snella e sburocratizzante, nata dalla mia mente bacata, è servita molto per superare pastoie e vincoli considerati insormontabili. Un esempio su tutti, la complessa compilazione dei moduli e la diversificazione dei periodi attestati ai vari e molteplici Profili professionali. E’ bastata, su mia proposta modulare, approvare una semplice deliberazione univoca della “Commissione Regionale per l’Impiego” per superare i vincolanti periodi di apprendistato ascritti ai vari Profili professionali di cui trattasi. Tutto ciò per ribadire che la burocrazia può essere annientata e può essere sterminata con pochi atti amministrativi di serietà e di buon senso. 

L’idea di affidare alla formazione il rilancio dell’artigianato è stato il vero valore aggiunto di tutto il progetto (oltre duemila assunti nelle quattro fasi modulari con contratti di F. L. “L. n. 863/84” e 900 aziende artigiane coinvolte). Infatti attraverso la formazione che io definii a suo tempo tecnico/pratica (FTP) per distinguerla da quella teorica di base (FTB) affidata ai Formatori provenienti dalla Confartigianato e dalla CNA, la cui formazione svolta al Giubileo Hotel fu predisposta dalla mia struttura dipartimentale di concerto con l’ECIPA/CNA di Bologna e Modena e con l’ISVOA/Confartigianato di Padova e Treviso, venne recuperato e rivalorizzato lo status sociale del “maestro artigiano”(come erano orgogliosi i nostri Artigiani con il loro “Registro del Docente”). Maestro Artigiano che irrompe direttamente dal passato in un contesto post moderno (un esempio su tutti…i laboratori artigianali di Alta sartoria, Oreficeria e Maglieria coinvolti direttamente nelle collezioni di Alta Moda da Brunello Cucinelli e da Dolce e Gabbana). Maestro artigiano che, a sua volta, vuole e pretende che l’apprendista/collaboratore sia in perenne formazione. “Idea forza” recepita timidamente in qualche occasione dalla Camera di Commercio della Basilicata grazie a un percorso formativo rivolto agli studenti dell’IPSIA “Giorgi” di Potenza denominato “Lana e dintorni”, in partenariato con il progetto europeo “Wool” che si avvale della docenza di una brava Artigiana. Come evidenzia il prof. Linzalone dell’Università della Calabria che ha curato la Presentazione del mio Volume: “La capillarità, l’ampiezza dell’analisi fanno del libro di Armando Tita un libro di interesse per chi si occupa di amministrazione, di formazione e politiche attive del lavoro, per chi opera nelle Associazioni di categoria e nelle imprese, in particolare artigiane, e per chi studia la pianificazione e gestione dei progetti formativi.” I brillanti risultati conseguiti dal “Progetto” sono ampiamente testimoniati dalla totale contribuzione del Ministero del Lavoro e del FSE (97% a carico del Ministero del Lavoro e 3% a carico della Regione Basilicata…per mero rispetto del principio di “sussidiarietà”)senza considerare l’enormità dei dati statistici riportati nel libro e, segnatamente, dal riconoscimento postumo del Progetto avvenuto con mia profonda meraviglia, venticinque anni dopo, nel 2016, come “Patrimonio Librario” dell’autorevole Biblioteca di Montecitorio e come “Buone Pratiche”, dal sistema STAIRS “Banca Dati della Camera dei Deputati” (codice identificativo 7462) che raccoglie i dati positivi rivenienti dalla intera Pubblica Amministrazione. Il “Progetto” pubblicato sulla nota RIVISTA scientifica “Osservatorio ISFOL” n. 1/89 e n.5/91 ha rappresentato un passaggio fondamentale per lo sviluppo dell’artigianato in Basilicata.

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Oggi l’artigianato lucano, pur nella micidiale crisi energetica e nella mostruosa chiusura di migliaia di Laboratori, ha visto rivitalizzare la bella imprenditoria femminile e giovanile nelle attività tradizionali del legno, del ferro, delle ceramiche, nella scarpa di qualità, nella produzione della Birra, nel Digitale e nel rinnovato Mobile imbottito che ha ripreso in questi ultimi tempi ad esportare nel Mondo.

Per queste serie motivazioni di fondo noi vogliamo sperare che si esca da questo torpore malvagio e da questa terrificante superficialità e che si creino le condizioni per una vera e  duratura crescita del settore attraverso una santa alleanza tra Regione, Camera di Commercio e Associazioni di categoria. Non a caso i già citati Gerardo Lisco e Mariano Paturzo (bontà loro)sostengono che il mio Volume merita di essere letto e può essere richiesto gratuitamente alla Casa Editrice “Il Segno” che ne ha curato la pubblicazione.

Il Prof. Gino Magno, altro uomo di punta dell’artigianato lucano, a lui si devono le prime progettualità sui Centri Taglio e le regolamentazioni attuative sui Consorzi fidi e sulle Cooperative di Garanzia, già Responsabile ARSA(azienda regionale sviluppo artigianato) per il Vulture Alto Bradano e coautore insieme al Dr. Michele Claps dell’IBRES del mio Volume, mi ha inviato una brevissima Nota che intendo porre, cari lettori, alla vostra attenzione: “Caro Armando Ti sono profondamente grato per tutto quello che stai facendo sull’artigianato lucano come agente promotore dello sviluppo locale, specie in questa fase della nostra comunità regionale, specie nei nostri piccoli borghi, meri cimiteri dei vivi. Oggi siamo convinti che la Basilicata non è più quella che è stata descritta trent’anni fa nella narrazione ufficiale del Nostro Volume e sono convinto che la desertificazione e lo spopolamento dei nostri Comuni (ad eccezione di Pignola) non è un maleficio che ci è stato assegnato da un destino crudele ed avverso. Ognuno di noi deve riconoscere la propria parte di responsabilità. Il futuro è nelle nostre mani (si fa per dire …con i nostri settant’anni). E non si può che ripartire dalle piccole iniziative imprenditoriali che si creeranno in ambito locale. Tutto ciò che stiamo facendo per tenere viva questa assunzione di responsabilità ha un valore che va al di là di ogni pur lodevole iniziativa. Dobbiamo insistere, dobbiamo coltivare la speranza che qualche orecchio attento e qualche intelligenza politica sveglia possa cogliere il messaggio e trasferirlo in una vera e seria programmazione operativa che non ignori il valore dell’artigianato lucano. Artigianato lucano ignobilmente trascurato dal Piano Strategico Regionale”. 

Vorrei chiudere questo articolo citando Beppe Severgnini e il suo ultimo libro “NeoItaliani”, Rizzoli Editori 2021, in particolare, il capitolo 35, dedicato interamente all’artigianato. “Occhi, mani e cervello non sempre vanno nella stessa direzione. Mi ha sempre colpito l’orgoglio italiano degli artigiani, spesso la gioia, di svolgere il proprio mestiere con precisione, di pensare un’opera, un oggetto il giorno prima e realizzarlo il giorno dopo”. Orgoglio e gioia che dovrebbero mostrare le istituzioni regionali se la l.r. n. 29/2015 uscisse da questo pazzesco Labirinto/confusione. Un Labirinto dove predominano, ancora oggi, mosse false e vicoli ciechi, pur avendo approvato una Mozione unitaria in Consiglio regionale.

Vorrei, infine, che si uscisse dall’oblio, dall’agonia, dalle acque stagnanti, limacciose e da quella patogena Fontana malata (metafora di una celebre poesia di Aldo Palazzeschi…mai così attuale,come oggi,…perdurando la crisi idrica) che caratterizza il modus vivendi e operandi della Giunta e del Consiglio regionale.  Un vera uscita fatta di orgoglio e di sussulto che possa far rinascere dopo tanti anni di oblio e di agonia, il valore del saper fare, l’identità e il rispetto…TUTTI riconoscimenti dovuti ad ogni singolo maestro artigiano lucano.

* Sociologo e Saggista,  già Responsabile del Progetto Artigianato della Regione Basilicata.


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