BRINDISI – Sono stati condannati con rito abbreviato due brindisini accusati di un presunto tentativo estorsivo e spaccio di droga. O, meglio: una dei due imputati è stata assolta per questa seconda accusa, in quanto “il fatto non sussiste”. Il dispositivo della sentenza è stato letto oggi, martedì 12 novembre 2024, nell’aula gup del tribunale di Brindisi, dal giudice Vittorio Testi. Gli imputati erano il 46enne Vito Andrea Mandorino e la 32enne Noemi Fiusco, entrambi brindisini, entrambi difesi dall’avvocato Cinzia Cavallo. Mandorino è stato condannato a due anni e mezzo di reclusione, due ipotesi di spaccio sono state riqualificate in fatti di lieve entità. Un anno e quattro mesi per Fiusco, invece, solo per il presunto tentativo estorsivo: come detto, è stata assolta per le ipotesi in materia di stupefacenti.
Il rito scelto prevede uno “sconto” pari a un terzo della pena in caso di condanna. Il pm titolare del fascicolo, il sostituto procuratore Pierpaolo Montinaro, aveva invocato sei anni di reclusione per Mandorino e quattro per Fiusco (in aula era presente la sostituta procuratrice Livia Orlando). Sono state emesse condanne sensibilmente più leggere. Entrambi sono tornati liberi. L’indagine condotta dai carabinieri e coordinata dalla procura era partita il 20 febbraio 2023. Quel giorno un uomo giunse all’ospedale Perrino in overdose. Fortunatamente, se la caverà, ma i militari del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Brindisi arrestano tre persone il 3 aprile 2024.
Si tratta di una coppia – Fiusco e Mandorino – e di un terzo uomo, che si trova tuttora a dibattimento per imputazioni in materia di droga. Viene contestata ai primi due la tentata estorsione. L’8 aprile 2023 avrebbero “bussato” alla porta della casa del padre di una loro acquirente. Calci e pugni alla porta dell’abitazione, poi avrebbero desistito, poiché il padre della giovane aveva minacciato di chiamare le forze dell’ordine. I due avrebbero vantato un debito da 150 euro, sempre in materia di droga. Avrebbero poi chiamato al telefono la vittima, rivolgendole pesanti minacce. In sede di interrogatorio di garanzia Mandorino e Fusco avevano respinto le accuse, spiegando che il debito vantato sarebbe stato una scusa per incontrare l’acquirente per chiarimenti di natura personale.
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