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Effetto Irpef 2025, chi ci guadagna. Beffa per i redditi più bassi: i calcoli #finsubito prestito immediato


Roma, 13 novembre 2024 – Il governo ha deciso di riaprire i termini per il concordato preventivo biennale, offrendo alle partite Iva un’ulteriore opportunità per mettersi in regola con il fisco fino al 12 dicembre. La prima scadenza del 31 ottobre ha già fruttato allo Stato circa 1,3 miliardi di euro, grazie all’adesione di 500mila contribuenti. Ora l’esecutivo punta a raccogliere risorse aggiuntive per destinarle in particolare a una misura: il taglio dell’Irpef per i redditi medi. L’intervento ipotizzato mira a ridurre l’aliquota del secondo scaglione dal 35% al 33%, con l’obiettivo di rendere il sistema fiscale più vantaggioso per milioni di contribuenti. Ecco come questo taglio potrebbe impattare sui lavoratori dipendenti e pensionati, i principali beneficiari.

Come funziona il taglio del secondo scaglione Irpef

L’attuale impianto prevede tre aliquote Irpef per tre scaglioni di reddito: 

  • fino a 28mila euro, l’aliquota è pari al 23%
  • fino a 50mila euro è del 35%
  • oltre i 50mila euro l’aliquota è del 43 per cento.

La misura ipotizzata prevede una modifica sul secondo scaglione, quindi per i redditi che vanno da oltre 28 mila e fino 50 mila euro. Per questa fascia si pensa a una riduzione di uno o due punti percentuali, con un prelievo fiscale che scenderebbe quindi al 34 o al 33 per cento.

Quali sarebbero i vantaggi concreti per lavoratori e pensionati con questo nuovo abbassamento delle tasse? La Fondazione nazionale dei commercialisti ha provato a calcolare l’impatto dei due scenari. Occorre però tenere a mente un aspetto: le proiezioni confrontano le tasse pagate da un ipotetico contribuente nel 2024 con quelle che lo stesso contribuente dovrebbe versare nel 2025. Inoltre è utile considerare che l’attuale riduzione del cuneo fiscale cambierà forma, perché si passerà da uno sconto sui contributi Inps a una detrazione fiscale sul lavoro.

Taglio Irpef per i lavoratori dipendenti

Il nuovo disegno delle detrazioni renderebbe il beneficio concreto solo per i lavoratori dipendenti con una retribuzione lorda superiore ai 35mila euro. Questo è dovuto al passaggio dalle attuali agevolazioni sui contributi previdenziali a una detrazione fiscale sul lavoro: per chi guadagna meno, questo cambiamento potrebbe tradursi in un lieve aumento della tassazione effettiva.

Irpef al 34%

Nel dettaglio, se si procedesse con il taglio di un solo punto portando l’aliquota dal 35% al 34%, i dipendenti con uno stipendio lordo di 40mila euro annui otterrebbero un risparmio sull’Irpef (e quindi un guadagno in busta paga) di 543 euro su base annua. Al contrario per chi guadagna tra i 30 mila e i 35 mila euro, il risparmio annuo sarebbe negativo: chi ha un reddito lordo di 30mila euro subirebbe una perdita di 101 euro, mentre chi guadagna 35mila euro avrebbe una perdita di 145 euro. Questa dinamica sfavorevole per le fasce più basse è dovuta al minor beneficio derivante dalla detrazione fiscale rispetto al precedente taglio dei contributi.

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Irpef al 33%

Lo scenario cambia leggermente con una riduzione dell’aliquota più incisiva, ovvero al 33 per cento. In questo caso il risparmio per i dipendenti con reddito lordo di 40mila euro aumenterebbe a 627 euro annui. Per chi si colloca nella fascia di reddito più bassa tuttavia, la situazione rimarrebbe pressoché invariata: con un reddito di 30mila euro si avrebbe comunque una perdita di 101 euro, mentre per chi guadagna 35mila euro la perdita si ridurrebbe leggermente a 107 euro annui. Per i lavoratori dipendenti, in sintesi, il beneficio del taglio Irpef favorirebbe principalmente chi ha retribuzioni superiori a 35 mila euro.

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Taglio Irpef per pensionati e autonomi

Diverso è il discorso per pensionati e autonomi, che non beneficiano del taglio del cuneo fiscale previsto dalla legge di bilancio. Per queste categorie la riduzione dell’aliquota Irpef si traduce in un risparmio netto, anche se di entità variabile. Con una riduzione dell’aliquota dal 35% al 34%, chi ha un reddito lordo di 30mila euro risparmierebbe circa 20 euro all’anno, una somma che raddoppierebbe a 40 euro se l’aliquota scendesse al 33 per cento.

Un autonomo o pensionato con un reddito lordo di 35 mila euro vedrebbe un risparmio di 70 euro annui con l’aliquota al 34%, che aumenterebbe a 140 euro con l’aliquota al 33 per cento. Per i redditi più alti, come 40mila euro lordi, i vantaggi aumentano leggermente e in questo caso il risparmio ammonterebbe a 120 euro con un’aliquota del 34% e a 240 euro con un’aliquota ridotta al 33 per cento. Ancora maggiore il beneficio per chi percepisce 50mila euro lordi: il risparmio annuo sarebbe di 220 euro con una riduzione dell’aliquota al 34% e salirebbe a 440 euro qualora l’aliquota scendesse ulteriormente al 33 per cento. Anche per chi guadagna sopra i 55 mila euro il beneficio si stabilizza attorno ai 220 euro con un taglio al 34% e a 440 euro con una riduzione dell’aliquota al 33 per cento. In sintesi il vantaggio fiscale aumenta con il reddito, ma resta comunque modesto per chi ha redditi più bassi, come quelli tra i 30 e i 35 mila euro.

Gli effetti delle nuove detrazioni

Come detto, la legge di bilancio ha stabilito anche un nuovo limite per le spese detraibili per chi ha un reddito annuo compreso tra i 75mila e i 120mila euro, lasciando invariata la situazione per i redditi inferiori. Le spese sanitarie continueranno a essere interamente detraibili senza limitazioni, mentre per le altre detrazioni si applicheranno dei tetti, calcolati in base al reddito complessivo e al numero di figli a carico. Questa misura prevede però dei limiti. Chi ha un reddito superiore ai 75mila e fino ai 100mila euro può detrarre spese fino a un massimo di 14mila euro l’anno. Per chi guadagna di più il limite scende a 8mila euro annui. Questi massimali, inoltre, si modificano in base al coefficiente familiare, che aumenta il limite detraibile in funzione del numero di figli a carico. Procedendo per esempi, un contribuente con reddito di 80mila euro e un figlio a carico può detrarre fino a 9.800. Chi invece ha un reddito di 110 mila euro e tre figli a carico avrà un massimo di 6.800 euro. Per chi guadagna oltre 120mila euro valgono infine le stesse regole, ma con una riduzione graduale della detrazione, che si azzera per i redditi sopra i 240mila euro.



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