MILANO – Ha iniziato a 18 anni a lavorare insieme al papà, affiancandolo nell’attività di famiglia al mercato comunale coperto di piazza Wagner, il più antico della città, e da allora non se n’è più andato. Oggi Alberto Pavia è il “re“ di Polleria di Alberto, dal 1955. “Mio padre – racconta ha cominciato come dipendente della famiglia Viganò: due fratelli, Luigi e Germano, gli hanno insegnato il mestiere. Poi lui ha preso le redini nel 1955”.
L’antica insegna campeggia ancora sopra il banco. Alberto ha imparato a sua volta dal papà. Oggi dice con orgoglio di “esserci” da oltre 40 anni. “Ho 59 anni. Questo lavoro mi piace, non farei altro. E pensare che ho iniziato controvoglia.. Non volevo più studiare da ragazzo. Quindi, lasciata la scuola, sono andato a lavorare come carrozziere e come meccanico. Mi piacevano i motori, andavo in moto. Ma quello non era il mio destino”.
Poi, la decisione di diventare apprendista del papà. “Siamo stati i primi a rifornirci dai Fratelli Miroglio, di Baldichieri d’Asti. Da noi si trovano prodotti di nicchia, impensabili per un supermercato. Al centro c’è la ricerca della materia prima migliore e la cura per il cliente”. Poi elenca le particolarità che è possibile trovare sul suo banco: “Il pollo piemontese di Villanova, quello “con fiocco“, la faraona, il coniglio di Carmagnola, la gallina moretta. Ma abbiamo anche tanta selvaggina: carne di cinghiale, di capriolo, di lepre”. Apprezzato, poi, “il reparto dei “pronti da cuocere“. I clienti possono scegliere tra tante pietanze già preparate, crude, da cuocere a casa”. Al suo fianco, “Fabio Raccomandato e Carlisa Bardini, che ringrazio per il supporto quotidiano”.
Ma c’è anche qualcun altro: nella postazione accanto, gli sorride Gloria Romagnoni. Sua moglie, specializzata in dolci. “Ci siamo conosciuti qui. Il mercato fu galeotto – sorride Alberto Pavia –. Stiamo insieme dal 2005 e ci siamo sposati nel 2013”. E qualcuno della famiglia raccoglierà il testimone? “Non penso. Io confido nei giovani, voglio essere ottimista. Però mestieri come il mio non sono considerati “affascinanti“. Vendere polli al mercato è un mestiere che nessuno al giorno d’oggi sogna di fare. Per me anche era così, da ragazzo, tanto che prima di approdare qui ho provato altri lavori. Però, poi, questo lavoro è diventato una delle mie ragioni di vita”.
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