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State of European Tech, ecco lo stato della tecnologia in Europa #finsubito prestito immediato


Dal 2015 a oggi, il settore della tecnologia in Europa è cambiato radicalmente a livello di occupazione e investimenti. A dirlo è l’ultimo report del fondo di investimento Atomico, “State of European Tech”, che celebra il decennale dalla prima pubblicazione con un’analisi approfondita che fotografa i progressi e le criticità dell’ecosistema tech europeo, soprattutto nel dover affrontare sfide importanti per mantenere il passo con Stati Uniti e Asia.

State of European Tech, come è cambiato il settore tecnologico dell’Europa dal 2015

Combinando dati quantitativi provenienti dai 41 paesi d’Europa insieme a un’indagine condotta su migliaia di fondatori, operatori e investitori, l’edizione 2024 di State of European Tech si propone di esaminare l’evoluzione dell’ecosistema europeo negli ultimi dieci anni.

Lo stato della tecnologia in Italia

Partendo dall’Italia, il settore tecnologico nostrano ha registrato una crescita costante: nel 2024, gli investimenti delle tech company italiane hanno raggiunto i 900 milioni di dollari. Una cifra notevolmente superiore ai 600 milioni dell’intero decennio 2005-2014. Inoltre, per il decennio 2025-2034, si prevede che questa cifra possa crescere di quasi 12 volte, arrivando a 7,7 miliardi di dollari.

Ma oltre che gli investimenti, sono cresciuti anche i posti di lavoro: oggi il comparto tecnologico impiega 167.000 persone, sei volte di più rispetto ai 26.000 dipendenti del 2015.

E andando a vedere il fronte degli unicorni, l’Italia conta oggi sette aziende tecnologiche con una valutazione superiore al miliardo di euro. Un dato in netto miglioramento rispetto a dieci anni fa, quando non ne esisteva nemmeno una.

Startup emergenti: l’Europa supera gli Stati Uniti

Negli ultimi dieci anni, l’Europa è diventata la principale regione al mondo per la nascita di startup emergenti, superando persino gli Stati Uniti. Attualmente, si contano 35.000 nuove aziende tecnologiche nel continente, più che in qualsiasi altra regione al mondo.

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E se fino al 2015 solo Londra rientrava nella lista mondiale dei dieci principali hub, oggi anche Berlino e Parigi sono entrate nelle prime dieci posizioni. Con Londra salita al secondo posto a livello globale come hub per finanziamenti under 15 milioni di dollari.

Nonostante il numero crescente di startup, il rapporto evidenzia un’importante criticità. Sebbene Europa e Stati Uniti partano da una base simile in fatto di numero di aziende costituite, le startup americane hanno il doppio delle probabilità di raggiungere round superiori ai 15 milioni di dollari rispetto a quelle europee.

Inoltre, una startup su due in Europa (tra quelle in fase di sviluppo) si rivolge a un investitore statunitense per un finanziamento. È a tutti gli effetti una fuga di risorse, che porta via dall’Europa talenti, conoscenze ed economia.

Investimenti condotti dai fondi pensione

A questo si aggiunge anche il dato degli investimenti condotti dai fondi pensione: quelli europei attualmente investono solo lo 0,01% dei capitali nel venture capital globale. Un dato che Atomico definisce “quasi un errore di arrotondamento” rispetto ai 9 trilioni di dollari gestiti.

A sua volta, nel Sud Europa lo 0,014% degli asset dei fondi pensione è destinato al venture capital. Si tratta di un dato che rappresenta il secondo valore più alto tra le regioni europee, ma che resta comunque esiguo.

Sarah Guemouri (dirigente di Atomico e co-autrice del rapporto) ha dichiarato:

“Questa analisi dovrebbe essere un incoraggiamento per tutto l’ecosistema, a dimostrazione quanto siamo arrivati lontano e quanto ancora possiamo fare. Il prossimo passo per l’Europa è sviluppare il suo ecosistema di crescita. Per riuscirci, è necessario un maggiore supporto da parte dei fondi pensione e degli LP governativi, affinché le aziende europee nella fase successiva possano costruire un futuro migliore”.

Il settore tech attrae talenti

Stando al report di Atomico, sono aumentati di 7 volte i dipendenti nelle aziende tech in Europa negli ultimi dieci anni. Sono infatti 3,5 milioni le persone oggi impiegate nel settore tecnologico in Europa (pari a quelle negli Stati Uniti nel 2020). E ben 2,5 milioni i posti di lavoro creati dal 2015, con un tasso composto annuo (CAGR) del 24%, in linea con gli Stati Uniti.

Nel dettaglio, solo in Spagna si è passati da 14.000 a 175.000 posti (un aumento 12 volte superiore), mentre in Italia gli impiegati nel settore tech sono passati dai 26mila del 2015 agli odierni 167.000 (6 volte in più).

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Precisa sempre il report, i Paesi con il maggior numero di dipendenti nel settore tecnologico per abitante sono ad oggi Finlandia, Estonia e Svezia.

Sostenibilità e deeptech guidano gli investimenti

Nel campo degli investimenti, l’Europa si distingue tra tutti gli altri continenti per il suo impegno verso la sostenibilità. Proprio la gestione del carbonio è stato il tema che ha visto dal 2015 il maggiore aumento nei finanziamenti di fase Seed, guadagnando 39 posizioni nella classifica di Atomico.

Infatti, a oggi un dollaro su cinque investito in Europa (ovvero il 21% degli investimenti) è destinato a costruire un futuro più sostenibile. È il doppio rispetto agli Stati Uniti, che si fermano all’11%.

Questo trend è accompagnato da un forte interesse per il settore del deeptech, inclusa l’AI, che rappresenta il 33% dei finanziamenti totali. Inoltre, dal 2015 il numero di ruoli legati all’intelligenza artificiale è aumentato di sei volte, con oltre 30.000 posizioni aperte solo in Spagna.

Il venture capital europeo: una crescita senza precedenti

Ben 17 Paesi europei sono nella top 30 delle nazioni con il rapporto più alto di investimenti in Venture Capitale come percentuale del PIL, con l’Estonia come primo tra gli Stati Europei. Una crescita notevole, che ha portato in dieci anni Paesi come la Spagna ad avere da 3 a ben 14 imprese, e l’Italia da zero a ben 7 realtà.

Negli ultimi dieci anni, i fondi europei di venture capital hanno raccolto 154 miliardi di dollari, quasi il triplo rispetto al decennio precedente. E con un tasso decennale di crescita dei fondi del 13%, ben al di sopra degli Stati Uniti (8%), della Cina (2%) e del resto del mondo (10%).

Divari di genere e inclusione: piccoli passi avanti

Il rapporto evidenzia progressi limitati sul fronte della diversità e dell’inclusione. I team composti esclusivamente da donne hanno raddoppiato la quota di finanziamenti pre-Seed, arrivando al 4,9%, ma questa percentuale scende drammaticamente all’1,7% nelle fasi più avanzate, come la serie B.

Nonostante ciò, il sondaggio condotto da Atomico sottolinea un miglioramento generale nella percezione dell’inclusione negli ultimi dieci anni, con progressi riconosciuti anche dai membri di gruppi sottorappresentati.

State of European Tech: exit e prospettive future

Dal 2015, le exit delle aziende tecnologiche europee hanno generato un valore complessivo di 1 trilione di dollari. Anche in un contesto macroeconomico difficile, con una finestra IPO quasi chiusa, le aziende quotate europee hanno continuato a prosperare.

Guardando al futuro, il rapporto prevede che il valore dell’ecosistema tecnologico europeo potrebbe raggiungere gli 8 trilioni di dollari entro il 2034, con un bacino di talenti di livello mondiale composto da 20 milioni di dipendenti. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo, sarà fondamentale superare il pessimismo ingiustificato e rafforzare il supporto istituzionale, come evidenziato anche dal co-autore dello studio Tom Wehmeier.

“Anche se i partecipanti al nostro sondaggio hanno sottolineato diverse problematiche che potrebbero ostacolare i progressi del continente – dalla ricerca e sviluppo alla regolamentazione – crediamo che il vero ostacolo al successo dell’Europa sia il pessimismo ingiustificato. Guardando al lungo periodo, è chiaro che il continente ha fatto enormi progressi negli ultimi dieci anni, e questo dovrebbe spingerci a ritrovare la nostra fiducia e ambizione. Non possiamo permetterci di vanificare ciò che è stato fondamentale per il nostro successo”.

Un documentario per i dieci anni di State of European Tech

Per celebrare il decimo anniversario dello State of European Tech, Atomico ha realizzato un documentario intervistando le persone che hanno contribuito a plasmare il settore così come lo conosciamo oggi e parlando con chi sta lavorando per orientarne il futuro.

Il documentario sarà disponibile su YouTube il 19 novembre e verrà proiettato a Slush il 21 novembre.

Tra i contributi, ci sono gli interventi di: Pieter van der Does (co-CEO & co-founder, Adyen), Daniel Ek (CEO & co-founder, Spotify), Rene Haas (CEO, Arm), Taavet Hinrikus (Founding Partner, Plural & Co-Founder, Wise), Alex Kendall (CEO & co-founder, Wayve), Ingrid Lunden (giornalista e writer, TechCrunch), Bastian Nominacher (CEO & co-founder, Celonis), Baroness Joanna Shields (CEO & co-founder, Precognition), Rashima Sohoni (co-founder & managing partner, Seedcamp), Gillian Tans (ex CEO, Booking.com) e Niklas Zennström (CEO & Founding Partner, Atomico & co-founder).





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