PORTO TOLLE Più di cinque milioni per contrastare il granchio blu. 3,7 milioni per il 2024 sono stati stanziati dal Governo attraverso il Fondo di solidarietà nazionale della pesca, mentre un altro milione e mezzo di euro di ricerca arriveranno da un’alleanza Regione-Arpav-Università e il sostegno di Cariparo per un progetto di ricerca. Denari destinati a sostenere un comparto ittico sempre più in ginocchio per l’invasione del crostaceo che ha mangiato tutta la produzione di vongole e cozze e che sta subendo un’emorragia senza pari di restituzione di permessi di pesca: si parla siano già più di 400 nel Delta del Po. La cifra stanziata dal Governo, su emendamento dei relatori al dl Fisco presentato in commissione al Senato, mira ad indennizzare le imprese della pesca e dell’acquacoltura nelle regioni Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Veneto che hanno subito danni alla produzione e alle strutture aziendali per la diffusione e proliferazione del granchio blu. Sarà il commissario straordinario, sentite le regioni interessate, ad approvare il piano di riparto delle risorse destinate ad indennizzare le imprese che, avendo presentato domanda, sono già state ammesse alla concessione dei relativi aiuti. Come si legge nella relazione i senatori propongono di attingere a queste somme “dal momento che i fondi del Fondo di solidarietà nazionale destinati al comparto ittico sono risultati insufficienti a soddisfare le richieste delle tre regioni”.
L’INIZIATIVA REGIONALE
Per quanto riguarda l’iniziativa regionale invece si tratta di un progetto di ricerca nato dalla collaborazione tra la Regione Veneto, Arpav, Avisp-Veneto Agricoltura e le Università di Padova e Venezia. Un’iniziativa dal costo complessivo di 1.541.000 euro così suddiviso: 750.000 euro provenienti dalla Regione attraverso i fondi Feampa 2021-2027, cui si sommano 350.000 euro messi a disposizione dalla fondazione Cariparo e 441.000 euro finanziati dagli altri enti e istituti di ricerca coinvolti. Trenta mesi per mappare il granchio blu. È questo l’obiettivo della “Mappatura ambientale ed eco-fisiologica del Granchio blu nelle acque interne, marittime interne e marittime del Veneto mirata alla gestione di questa specie invasiva e alla sostenibilità socio-economica della pesca e acquacoltura venete”. «Con questa iniziativa puntiamo a realizzare una sorta di polo di ricerca regionale, di carattere unitario, dando in questo modo omogeneità alle indagini su tutte le nostre acque – riferisce l’assessore regionale Cristiano Corazzari -,offrendo al contempo una base scientifica per valutare l’efficacia delle misure messe in atto per fronteggiare l’invasione della specie aliena».
QUATTRO AMBITI
Saranno quattro gli ambiti di indagine: il primo riguarda appunto la mappatura della distribuzione del granchio sia nelle lagune che nelle acque marine per arrivare ad identificarne dimensioni, prede ed eventuali predatori. Il secondo comprende il monitoraggio di lagune, coste e zone deltizie per indagare gli impatti che ha avuto la diffusione della specie sui diversi habitat e sarà realizzato grazie all’aiuto dei pescatori. Il terzo ambito riguarderà invece lo sviluppo di modelli di previsione della distribuzione della popolazione e della distribuzione spaziale del crostaceo in funzione dei cambiamenti ambientali e delle strategie di contenimento: saranno dunque raccolti i dati ambientali anche alla luce dei cambiamenti climatici e delle misure di contenimento messe in atto. L’ultimo atto di questa ambiziosa ricerca comprende lo sviluppo di linee guida per le imprese di acquacoltura e di pesca: saranno pertanto coinvolti le imprese interessate analizzando l’aspetto socio-economico e identificando efficaci e condivise azioni di mitigazione e di buone pratiche. «L’obiettivo a cui puntiamo è quello di partire da una mappatura precisa e puntuale dello status quo – sottolinea Corazzari -, per poi sviluppare modelli previsionali che permettano di affrontare il futuro con minori incertezze e studiare le migliori strategie da mettere in atto per contenere l’invasione della specie aliena. Gli enti coinvolti, con la regia della Regione e il coordinamento tecnico scientifico affidato ad Arpav, mettono in sinergia le proprie competenze e specializzazioni, un grande sforzo corale per mettere al riparo un settore per noi strategico sotto il profilo socio-economico e identitario quale quello della pesca e dell’acquacoltura».
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