«Abbiamo deciso di non partecipare all’udienza davanti ai giudici della Corte di Cassazione. Per noi è una storia chiusa che lascia solo tanto dolore». A parlare è Giancarlo Gioia, a nome anche del primogenito Gaetano, l’indomani della sentenza emessa per l’omicidio di suo fratello Aldo, dai giudici della Corte di Cassazione.
Sentenza con la quale è diventata definitiva la sentenza di condanna a diciotto anni di reclusione per sua nipote – figlia della vittima – Elena Gioia. Per il suo ex fidanzato, Giovanni Limata, i giudici della Suprema Corte hanno annullato la condanna, già ridotta in Appello, rinviando ad una nuova udienza davanti ai giudici della Corte di Assise di Appello di Napoli.
«La fase della rabbia va scemando, ma ora siamo sommersi dal dolore sia io, che mio fratello Gaetano» continua Giancarlo a distanza di poco più di tre anni dalla brutale uccisione di suo fratello. I due fratelli di Aldo, il 53enne avellinese ucciso la notte tra il 21 e 22 aprile del 2021 sul divano di casa con tredici coltellate inferte all’addome e agli arti inferiori, hanno sempre preso parte a tutte le udienze di primo e secondo grado, battendosi perché suo fratello «avesse solo giustizia e non vendetta».
Ma ora «non ci aspettavamo nulla, nulla avrebbe tolto o aggiunto sofferenza al nostro dolore, al mio e a quello di mio fratello Gaetano e il trascorrere del tempo dalla morte di Aldo, non ci aiuta». Il 53enne fu sorpreso sul divano di casa, mentre dormiva e gli furono inferti i colpi mortali da Giovanni Limata dopo che sua figlia aveva lasciato aperto il portone, con la scusa di andare a conferire l’immondizia. I due salirono insieme, ma Elena rimase davanti alla porta, mentre Giovanni lo colpiva con un coltello.
L’uomo cercò anche di difendersi con le gambe, allontanando Giovanni che, sorpreso dalla reazione della vittima, non potette portare a termine l’intero piano, che doveva concretizzarsi nell’omicidio di tutta la famiglia di Elena. I due volevano uccidere anche la madre e la sorella. L’omicidio di Aldo Gioia – ad avviso dei giudici di primo grado – fu organizzato dalla figlia della vittima, Elena e dal suo ex fidanzato, in una settimana. È quanto emerso dall’analisi delle chat scambiate tra i due giovani e come riportato nelle motivazioni della sentenza di condanna di primo grado inflitta ai due giovani. I giudici nelle motivazioni scrivono che «il 17 aprile del 2021 i due avevano già maturato il proposito criminoso che, nel suo momento iniziale, effettivamente contemplava l’eliminazione fisica dell’intero nucleo familiare di Elena Gioia».
In primo grado i due ragazzi furono condannati a 24 anni di reclusione. Condanne ridotte in appello per entrambi a 18 anni di reclusione. A Giovanni Limata, i giudici della V sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli avevano riconosciuto un vizio parziale di mente, riducendo la condanna a 18 anni di reclusione, ma al contempo era stata anche comminata la misura di sicurezza di tre anni di libertà vigilata. Ora con la decisione dei giudici della Corte di Cassazione, con la quale la sentenza è diventata definitiva per Elena, per Giovanni si riapre nuovamente il processo in quanto è stata annullata con rinvio la condanna.
Dunque si attende la fissazione di una nuova udienza davanti ai giudici della Corte di Appello. In quella sede Limata potrebbe vedersi ridotta ulteriormente la sua condanna. Giancarlo Gioia non affronta la questione delle condanne e conclude «quel che resta di questa triste vicenda, è solo un meraviglioso ricordo di un fratellone, di un gigante buono. Mio fratello Aldo è stato un grande uomo e un grande padre anche dopo essere stato ucciso, provvedendo e garantendo alla figlia che lo ha privato della vita stessa, di essere difesa dai migliori avvocati».
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