L’aria è mesta al piano terra del megastore Benetton di corso Vittorio Emanuele a Foggia. Domenica 24 novembre si spengono le luci.
Non arriverà al Black Friday e del resto, qui, ogni giorno sembra già più scuro della mezzanotte. La ‘liquidazione straordinaria per cessazione dell’attività’ è ormai agli sgoccioli.
Dopo la caccia all’affare dei primi giorni, non c’è più bisogno di chiudere anzitempo le porte per smaltire la fila alla cassa. Gli scaffali si svuotano, ma l’ordine della merce rimane impeccabile.
Le commesse, con lo sguardo basso, appendono gli abiti alle grucce. Non è dato sapere cosa ne sarà di loro e di quei 5mila metri sull’isola pedonale.
Nei locali attigui sono in corso i lavori di ristrutturazione: a breve aprirà un Fineco Center in quello che un tempo era il Credito Italiano, che ha ospitato banche e una catena odontoiatrica recentemente fallita.
Il rischio desertificazione commerciale preoccupa i cittadini e la categoria. Ma non è detto che Benetton lasci per sempre Foggia. Di certo, prima vuole definire il rapporto con i gestori retail.
Fino a quando non si sblocca la partita del fitto di ramo di azienda, il gruppo non sarebbe nelle condizioni di confermare o meno l’interesse a lasciare aperti i negozi in Puglia.
A Foggia, in ballo c’è il futuro di sei dipendenti. Ad oggi, non hanno ricevuto alcuna lettera di licenziamento. A seguire la vertenza è la UILTuCS, sindacato di categoria UIL che rappresenta e tutela i lavoratori del terziario, turismo, commercio e servizi.
È una vicenda “complessa”, osserva il segretario Uiltucs Foggia Elio Dota.
La questione, effettivamente, è piuttosto complicata e non si può ridurre alla crisi del marchio che, in realtà, da quest’estate con un rinnovato board, ha avviato un’operazione di rilancio.
Di mezzo c’è un contenzioso tra il gruppo Benetton e i retailer che gestiscono gli store in virtù del fitto di ramo di azienda. A Foggia è Primavera Retail, che insieme alla società Oceania srl gestisce i negozi pugliesi a insegna Benetton.
A livello nazionale e regionale è stato aperto un tavolo tra aziende e sindacati. Il nuovo amministratore delegato, Claudio Sforza, dopo il primo incontro con le organizzazioni ha assicurato che “nonostante le difficoltà attuali, non ci saranno licenziamenti”, ma si ricorrerà agli ammortizzatori sociali.
D’altro canto, il nuovo piano strategico prevede un’ottimizzazione della rete commerciale, “con la possibilità di chiudere i punti vendita non profittevoli ed aprirne di nuovi con diverse prospettive”.
Per far quadrare i conti, taglia i rami secchi e il processo di riorganizzazione interviene sulla gestione retail.
Ieri pomeriggio si è tenuto un secondo incontro su scala regionale, dopo quello della settimana scorsa con le due società retail che hanno deciso di chiudere tutti i negozi pugliesi entro il 30 novembre.
Uiltucs spinge per la retrocessione dell’azienda e il riassorbimento delle unità lavorative da parte di Benetton.
“Durante l’incontro di ieri, abbiamo assistito soltanto a una bega, tutta giuridica, tra le due aziende”, spiega Dario Lannunziata, anche lui nella segretaria Uiltucs Foggia, che ha partecipato al tavolo con il gruppo Benetton e Primavera Retail.
“Benetton contesta formalmente il recesso dal fitto di ramo d’azienda da parte di Primavera, perché ritiene che non siano stati rispettati i vincoli contrattuali previsti dall’accordo, e Primavera sostiene che, invece, per loro la procedura sia corretta – prosegue Lannunziata –. Quindi abbiamo assistito a quest’impasse tra le due società. Chiaramente, l’incontro per noi è stato molto negativo, perché non abbiamo certezze sulla salvaguardia dei livelli occupazionali e non siamo stati messi nelle condizioni di capire Benetton cosa vuole fare da grande. Prima dice che è disponibile, una volta che si concretizzano le condizioni per il recesso del fitto di ramo d’azienda, a discutere del subentro del personale in Benetton e poi dichiara che, però, bisogna aspettare le tempistiche per trovare l’accordo in riferimento al recesso del fitto di ramo d’azienda”.
Il destino dei lavoratori, insomma, è appeso alla risoluzione del contratto di fitto del ramo di azienda. “Noi su questo abbiamo detto chiaramente alle due società che non entriamo nel merito delle loro discussioni – riferisce il sindacalista Uiltucs – Ci interessa la salvaguardia dei livelli occupazionali. In questo momento, non abbiamo certezze per il futuro e quindi abbiamo già preannunciato che metteremo in campo tutte le iniziative sindacali che stiamo vagliando per i lavoratori della Puglia, compreso eventualmente il coinvolgimento delle istituzioni, perché per noi il problema occupazionale riguarda tutta la regione e quindi ci sembra doveroso – conclude Lannunziata – coinvolgere anche le istituzioni”.
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