A fronte delle forti difficoltà di incontro fra domanda e offerta, e le relative conseguenze nel mercato del lavoro e nell’economia nazionale, anche le agenzie per il lavoro adeguano le strategie per favorire l’incontro intervenendo su più livelli, dal colloquio di lavoro alle attività di orientamento, alla relazione con le aziende loro clienti.
Nelle previsioni Excelsior-Unioncamere, sul Lario fra il 2024 e il 2028 serviranno oltre 45.000 lavoratori (il 66% nel Comasco e il 34% nel Lecchese), soprattutto nel terziario (31.000), mentre il fabbisogno è più contenuto nel manifatturiero e nell’edilizia (11.000), più 3mila per la pubblica amministrazione. Sul totale il 40% riguarderà alte specializzazioni, più i profili intermedi (34%) soprattutto nei servizi. Sui due territori sarà minore (con una quota del 18%) la richiesta di operai specializzati.
Ne parliamo con Aureliana Vassalli, responsabile di area Openjobmetis SpA. Per le filiali di Lecco, Cermenate, Cernusco sul Naviglio e Seregno.
Anche sul Lario oggi il lavoro c’è ma mancano le persone. Qual è la tendenza, anche in prospettiva, dall’osservatorio della sua agenzia?
Si parla di mismatch da alcuni anni, una disavventura del mercato del lavoro e in particolare delle aziende in quanto Confindustria sul territorio riferisce fra le aziende associate una perdita importantissima dettata proprio dalla difficoltà di trovare le giuste competenze.
Per contrastare la tendenza la nostra via maestra di lavoro è cambiata nel tempo. Sul futuro aggiungo la speranza che anche le istituzioni si rendano parte attiva di tale processo, soprattutto in ambito orientamento si faccia campagna culturale per avvicinare molto più di quanto non accada ora alle imprese del territorio.
In che modo sono cambiate le strategie di Openjobmetis?
Le soluzioni che stiamo individuando in modo condiviso al nostro interno riguardano l’opportunità di ripensare a ciò che deve essere inserito nelle aziende impegnate nella ricerca di personale: se mancano determinate competenze tecniche ben definite è necessario trovare altre soluzioni. Bisogna quindi rivolgersi a quelle attitudini che un candidato esprime di sé al di là delle competenze tecniche. Lo facciamo per due ordini di motivi: per la mancanza di competenze e anche perché proprio per l’impronta tecnologica fortemente legata all’intelligenza artificiale, che ad oggi non ha dato nessun cambiamento sostanziale ma, verosimilmente, lo darà in modo importante nei prossimi anni in tutte le aziende, anche manifatturiere, è interessante individuare le competenze soft rispetto a quelle hard.
Significa anche che dunque il mercato deve poter gradualmente spostare il parametro dalle competenze hard, a cui è da sempre abituato, a quelle soft? Le imprese sono pronte a questo passaggio?
È quello che il mercato dovrà fare, per capire se una risorsa è in grado di assorbire tutte le modifiche strutturali che ci saranno nei prossimi anni. Dobbiamo dunque capire su quali tipi di aggiornamenti le aziende si stanno rivolgendo, che attività saranno richieste a breve termine. Oggi è prioritario comprendere quali sono le capacità di introdurre argomenti nuovi rispetto a quelli presenti nello scenario attuale.
Ciò va comunque di pari passo con quella che comunque è la ricerca di talenti?
Certo, Openjobmetis è in grado di fare tanta acquisition, cioè di ricercare i migliori talenti che pure ci sono sul mercato del lavoro: lo facciamo. Senz’altro, posti i cambiamenti detti, la seconda direttrice è comunque quella di rimanere sulla nostra competenza di individuare le risorse giuste per le aziende, ma ci sono anche attività importanti ad mettere in campo in termini di orientamento. Il mercato del lavoro sta cambiando, continuiamo ad avere pochi tecnici sul territorio soprattutto lecchese e della Brianza, dove gli istituti tecnici stanno producendo poche figure rispetto a quelle che il mercato senz’altro assorbirebbe. Inoltre, il 70% dei giovani che iniziano l’istituto tecnico tendenzialmente lo finiscono e proseguono all’università. Benissimo, ovviamente, ma il mismatch rispetto ai bisogni delle imprese nasce anche da ciò.
Quindi anche in tal senso ci sarebbe un ruolo per l’orientamento?
Bisogna agire anche trasmettendo conoscenza su ciò che le professioni tecniche di istituti tecnici e professionali possono offrire. L’orientamento è fondamentale sia per recuperare tutti quei ragazzi che non concludono il percorso scolastico fino al diploma, sia per condurli verso una prospettiva di vita lavorativa alternativa rispetto a quella consueta delle generazioni precedenti, visto che oggi ci sono mille ipotesi e possibilità nelle aziende del manifatturiero del territorio. Peraltro parliamo di professionalità in grado di portare ottime retribuzioni, e anche questo è un aspetto che solitamente non viene adeguatamente rilevato. Non ultimo, il territorio ha anche la vicinanza della Svizzera, molto interessata alle nostre professionalità, che ci sta drenando risorse anche grazie alla sua messa in campo di una notevole serie di agevolazioni.
Su cosa si concentra nello specifico in questo periodo il vostro lavoro verso le aziende?
In questo periodo ci avviciniamo alle aziende dicendo loro che nel caso dovessimo trovare il talento o, comunque, la competenza richiesta possiamo colmare il mismatch con le nostre attività di formazione ben strutturata e calibrata sulla singola esigenza e azienda, con progetti individuali.
Riguarda dunque le attività di Academy, peraltro sempre più diffuse anche fra le imprese più strutturate del territorio?
Sì, è una tipica attività che oggi viene definita di Academy e che riguarda, in sostanza, progetti formativi in cui costruiamo con le aziende percorsi agevolanti per le risorse in entrata. In tal modo le aziende hanno la consapevolezza che in prima battuta non accoglieranno una figura finita ma, comunque, inseriranno una figura che si avvicina notevolmente a ciò di cui hanno necessità. Questa è ad oggi la soluzione più immediata che mettiamo in campo.
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