Il Garante per la protezione dei dati personali ha provveduto a multare la società Foodinho per una somma pari a 5 milioni di euro. Una sanzione decisamente gravosa, che sta riscuotendo una comprensibile eco. A molti il nome dell’impresa non dirà molto ma, è bene sottolinearlo, si tratta del nome dietro al marchio Glovo in Italia. Il motivo? L’uso di algoritmi incontestabili nell’ambito della gestione dei propri rider.
Multa per Glovo
È fatto divieto a Foodinho, società dietro al marchio Glovo, di continuare nello sfruttamento di algoritmi per la gestione e il controllo dei rider. È quanto deciso dal Garante per la protezione dei dati personali, che pretende il pagamento di una multa decisamente salata: 5 milioni di euro.
Si parla nello specifico di sistemi automatizzati, chiamati a prendere vere e proprie decisioni in relazione ai lavoratori impegnati nelle consegne. All’interno della società di food delivery, infatti, alcune scelte di gestione risultano automatizzate, dall’assegnazione degli ordini a quella dei turni.
Non è dunque prevista in questa fase una componente umana, con chance d’intervento o contestazione da parte dei diretti interessati. Un provvedimento che pone fine a una lunga fase d’indagine, portata avanti dall’Autorità insieme al Nucleo speciale della Guardia di Finanza.
È importante parlare di cifre, al fine di capire la mole di lavoratori si sta facendo riferimento. Sono più di 35mila i rider impegnati con Foodinho in tutt’Italia. L’istruttoria relativa all’azienda ruota intorno a questo focus: trattamento illecito dei dati personali. Alcune operazioni interne all’impresa, dunque, venivano svolte in violazione delle norme sulla privacy, regolamentate dal Gdpr (regolamento europeo sulla protezione dei dati).
Violazione della privacy per Foodinho: l’indagine
Nel comunicato diramato dal Garante è possibile leggere come siano stai individuati differenti profili di criticità. In particolar modo risultano evidenziati:
- uso dei dati di geolocalizzazione;
- profilazione dei lavoratori con l’ausilio di un algoritmo;
- invio di informazioni personali a società terze, senza il consenso degli interessati.
Non è la prima sanzione per Foodinho, il che evidenzia l’importanza di controlli frequenti e indagini serrate in questo settore. Il rischio che certi lavoratori finiscano in un cono d’ombra legislativo è concreto.
A luglio 2021 l’Autorità aveva multato la società per 2,6 milioni di euro. Al tempo era stata richiesta una modifica relativa ad alcuni aspetti critici del trattamento dei dati dei rider. Tre anni dopo l’atteggiamento risulta ben più duro e radicale. Si impone infatti una serie di prescrizioni specifiche, al fine di garantire varie tutele ai fattorini.
Nello specifico, questa nuova indagine ha mosso i primi passi in seguito a un evento tragico. Si tratta della morte di Sebastian Galassi, rider di Foodinho che ha perso la vita nel 2022, nel corso di una consegna.
Non che si ritenga la società in alcun modo responsabile, sia chiaro, ma questo caso ha portato alla disattivazione dell’account del fattorino. Sulla spinta anche di una segnalazione giunta da parte di un gruppo di esperti informatici, si è scavato a fondo e individuato differenti violazioni nel trattamento dei dati dei rider.
Nello specifico, in caso di disattivazione o blocco di un account, ai fattorini viene inviato un messaggio standard, senza alcuna chance di contestazione della decisione. Il profilo non può essere ripristinato, il che vuol dire vietare la possibilità di far valere i propri diritti.
Dalle indagini è risultato evidente l’uso di ulteriori algoritmi per la gestione dei rider. Si pensi all’assegnazione di punteggi per poter prenotare i turni di lavoro. Tutto ciò ha inoltre un peso anche per la distribuzione degli ordini nell’arco di un turno.
Trattamenti automatizzati, non in ottemperanza del Gdpr. Viene a decadere il diritto a ottenere un intervento umano, che prevede la chance di contestazione delle decisioni prese sul proprio conto e, ovviamente, l’espressione libera della propria opinione.
Di fondamentale importanza l’intervento di Reversing.Works, progetto dedicato alla denuncia degli abusi perpetrati nelle piattaforme della gig economy. Sono così giunte alla luce numerose dinamiche nascoste del modello vigente all’interno del mondo Glovo.
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