Lo scorso 18 ottobre sono arrivate da Roma, dagli uffici del ministero dell’Interno, in concerto con quello dell’Economia, le nomine dell’ennesima pletora di commissari che in Sicilia affiancheranno – ancora una volta – molti sindaci siciliani. Questa volta per quello che riguarda i fondi non impegnati per i servizi sociali, gli asili nido e il trasporto scolastico di studenti con disabilità. E se l’Anci – l’Associazione nazione dei Comuni italiani – si è espressa in merito parlando di «un’interpretazione formalistica della norma», Paolo Amenta, presidente di Anci Sicilia, è più diretto: «È un massacro», dice a MeridioNews, riferendosi all’estrema facilità con cui un Comune dell’Isola può incappare nel commissariamento di una o più prerogative dell’amministrazione locale, dal piano antincendi ai servizi sociali, appunto.
Secondo il presidente di Anci Sicilia, «tutto dipende da un sistema, dal meccanismo dell’organizzazione delle piante organiche del personale, dei quadri dirigenti», tallone d’Achille ormai storico degli enti locali siciliani. «Il meccanismo dell’impegno di spesa nei 55 distretti sociosanitari non ha funzionato, si è sistematicamente inceppato – continua Amato – Il vincolo delle assunzioni e del turnover e il modello di gestione in generale del personale in Sicilia va rivisto. Con la crisi finanziaria, che è esplosa appena abbiamo provato ad applicare l’armonizzazione dei bilanci, è accaduto qualcosa di irreparabile. In Sicilia in molti casi i Comuni si sono trovati ad avere un blocco delle assunzioni e a non poter garantire quindi tutti i servizi».
Ma c’è una soluzione che non sia quella commissariale? Secondo Amenta sì. «Bisogna superare questo tipo di organizzazione, farlo per provare a mettere insieme i distretti sociosanitari – continua ancora – ma in molti casi i Comuni capofila sono andati in dissesto finanziario o in pre-dissesto e non sono riusciti a cogliere i risultati e gli obiettivi che si erano proposti. Qualche mese fa ho proposto al Ministero di superare questo modello e di andare ad assegnazione diretta, come sta funzionando con i fondi della finanziaria nazionale per le Regioni che non sono a Statuto speciale, basandosi sulle richieste dei singoli Comuni su asili nido, servizi sociali e trasporto degli alunni disabili. In Italia questo modello sta funzionando».
«Il meccanismo sarebbe quello del rapporto diretto con i singoli Comuni – dice ancora Amenta – con ogni ente che presenta una scheda con le singole necessità: povertà educativa, povertà abitativa, servizi sociali. Per due o tre anni bisognerebbe andare in deroga al modello attuale e alzare così la percentuale delle risorse spese. Potrebbe essere una soluzione – sostiene il presidente di Anci Sicilia – Altrimenti bisogna mandare le risorse al distretto, che deve dividerle ai Comuni, di certo senza accelerare e semplificare il rapporto di spesa».
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