Bergamo, 51enne campano in carcere: «Sono solo una pulce». I carabinieri lo hanno bloccato con i soldi e i gioielli rubati a una pensionata di San Pellegrino Terme: «Per quelli come me di Napoli centro basta il passaparola, poi ti comandano al telefono»
Si definisce «una pulce» mentre al comando c’è «l’ape regina». Vuole parlare, ma non fa nomi. «Certo che voglio dire la verità», cerca forse di imbonirsi la giudice con il suo accento napoletano, ma non gli riesce di evitare le domande: chi, dove, come? Massimo Fiorillo, 51 anni, è finito in carcere dopo l’arresto per la truffa a una 78enne di San Pellegrino, giovedì (21 novembre 2024) alle 11.
La bugia del finto incidente del figlio
Solite modalità. «Signora, sono l’avvocato Giovanni Molinari (falso, ndr), suo figlio ha avuto un incidente, servono soldi per ritirare i verbali dai carabinieri, ma vanno bene anche gioielli in pegno». Al telefono, un uomo con accento del sud la intrattiene annunciandole che sarebbe passato il nipote per il ritiro. Mentre la 78enne è al fisso, i finti carabinieri la chiamano sul cellulare e il marito viene spedito a ritirare i verbali. Tutto avviene nel giro di un’ora, al rientro del marito a mani vuote e all’arrivo di una nipote scatta l’allarme. Con un indizio: il truffatore se n’è andato su una Jeep Renegade con la targa che inizia con CT. I carabinieri della stazione di Zogno la intercettano nella zona delle Grotte delle meraviglie. Il conducente si ferma ed è agitato. Nella tasca del giubbino ha una busta con monili d’oro (che l’anziana riconoscerà), nel faro sinistro posteriore altri monili (di un’altra truffa) e i 4.000 euro consegnati a San Pellegrino.
La confessione e la richiesta di perdono: «Prendo il 20%»
I fatti sono chiari, lo stesso arrestato li ammette al processo per direttissima: «Chiedo perdono». Ma una volta che accetta di parlare, assistito dall’avvocato d’ufficio Patrizia Lascari, la giudice Elena Kildani lo interroga per saperne di più sulla evidente organizzazione che sta dietro, ma senza ottenere utili informazioni. Rispetto «all’ape regina», lui dice di non conoscere i nomi: «Vengo comandato telefonicamente. Ti danno scheda e telefono. Ti dicono “sali sopra (al nord, ndr)” e ti danno la posizione». L’ha già fatto tre volte, due senza essere scoperto. Su dove recapiti soldi e monili dice che «si portano alla stazione centrale di Napoli, nei vicoli». Lui prende il 20% con consegna sempre nell’anonimato: «Ti dicono “vai là” e ti lasciano il denaro sotto una pianta o un bidone».
Aveva truffato un’altra anziana il giorno prima
Alla giudice che lo incalza racconta uno spaccato della Napoli di chi, come lui, è mezzo disperato: «Ho fatto la fame». Ha il domicilio dalla compagna a Roma ma la residenza nella città partenopea, dove ultimamente passava la notte in un dormitorio. «Per quelli come me che sono di Napoli centro, con il passaparola c’è chi ti chiede: “sei disposto?”». A Bergamo era arrivato il giorno prima con l’auto presa a noleggio a Napoli. Aveva già colpito un’altra anziana, un giorno prima, non a Bergamo ma non ricorda dove. Fino ad agosto, aveva l’obbligo di dimora per una tentata truffa a Sassari e ha una denuncia per ricettazione.
La giudice dispone il carcere
Una serie di motivi per cui il pm ha chiesto il carcere, per il pericolo di reiterazione. Il difensore ha invocato che non venisse applicata nessuna misura: «Ha detto quello che sapeva, si parla di un contesto lontano e diverso da qui». Per «la modalità subdola» di un reato punibile fino a 5 anni e una prognosi «non ipotizzabile sotto i 3 anni», per un domicilio non certo e per non aver reciso il vincolo con l’organizzazione che sta dietro alla truffa, il giudice ha disposto il carcere. Il processo è stato rinviato per la discussione al 4 dicembre.
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