TREVISO – Creare un mix equilibrato tra case per i turisti e sviluppare nuovi modelli di housing condiviso, usando parte dei ricavi in ambito turistico per riqualificazioni urbane. Prevedendo allo stesso tempo agevolazioni per i proprietari di casa in modo da favorire la locazione a lungo termine. Sono queste, in sintesi, le proposte avanzate da Leonardo Biondo, vicepresidente di Ert Treviso, l’associazione dell’ospitalità extra-alberghiera. «Spesso possono sfuggire le dinamiche che portano il proprietario scegliere la locazione turistica – spiega – purtroppo vanno considerate le poche garanzie in favore del locatore, oltre agli alti costi».
I numeri
Oggi il capoluogo è arrivato a contare 2mila posti letto distribuiti su 422 case private per i turisti. Cioè il doppio dei circa mille posti letto offerti da 16 alberghi (63 in due stelle, 495 in 3 stelle e 469 in quattro stelle). In altre parole, chi possiede un appartamento in più preferisce impegnarlo per i turisti piuttosto che stipulare affitti con residenti. Tra gennaio e settembre sono arrivati a Treviso oltre 150mila turisti: quasi il 40% in alloggi privati. Gli albergatori invocano regole uguali per tutti. «Così la città si spopolo – è l’allarme di Federico Capraro, presidente del mandamento di Treviso della Confcommercio – e gli affitti per i residenti salgono alle stelle». Biondo evidenzia che le strutture extra-alberghiere sono un’opportunità per il territorio, creano posti di lavoro e attraggono visitatori anche in quartieri altrimenti defilati. «Ma riconosciamo le legittime preoccupazioni di chi cerca una casa in affitto e teme di essere penalizzato dalla crescita degli affitti brevi – apre il vicepresidente – la nostra posizione non è quella di contrapporre turismo e residenza, ma di lavorare per una coesistenza virtuosa: strutture ricettive ben regolate non sono nemiche della residenza, ma possono anzi contribuire al rilancio del tessuto sociale».
Le proposte
L’associazione Ert ne mette sul piatto più d’una. «Si potrebbe favorire un mix equilibrato tra abitazioni per il mercato residenziale e per quello turistico, attraverso incentivi e normative che tutelino proprietari e operatori – entra nel dettaglio Biondo – inoltre il coinvolgimento di associazioni come la nostra potrebbe portare a sviluppare modelli di housing condiviso o iniziative per destinare parte dei ricavi del turismo a progetti di riqualificazione urbana e residenziale». «Il turismo – scandisce – è una risorsa da valorizzare e non un problema da combattere». Non ci sono poi tante strade per spingere i proprietari ad affittare ai residenti: «Favorire la locazione a lungo termine – tira le fila Biondo – passa inevitabilmente per la fornitura di agevolazioni ai proprietari di casa».
Il commercio
La presenza di residenti può fare la differenza tra una città che vive ogni giorno e una che si accende solo nei fine settimana. Con tutto ciò che ne consegue. «I costi per comprare o affittare casa sono a valori record, l’offerta commerciale è sempre più orientata alla domanda del turista e la città vuota durante la settimana inizia a non essere più attrattiva – avverte Guido Pomini, imprenditore, ex presidente di Ascom – chi sta pagando il prezzo più pesante è di certo il commercio. In particolare la moda, che rappresenta la gran parte delle vetrine. Così si mina la sostenibilità di molte piccole attività». Che fare. Non ci sono solo soluzioni a lungo termine. «Nel frattempo il commercio ne deve cercare in autonomia – conclude Pomini – affiancando all’accesso fisico, parcheggi, isole pedonali trasporti pubblici e così via, anche un accesso digitale che permetta al commerciante di mantenere il contatto con i residenti e allo stesso modo ingaggiare a distanza quel turista che ha avuto modo di conoscerne l’insegna. Una strada tortuosa, ma l’unica percorribile in autonomia».
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