Sassari «Pericolo scampato, grazie a Dio e ai bunker». Così i militari sardi. È una battuta, serve a sdrammatizzare un po’ e a tagliare la tensione. Sono passate poche ore da quando i due razzi di Hezbollah da 122 millimetri hanno colpito la base Unifil, il quartiere generale della missione Onu a Shamaa nel sud del Libano. Stavolta a rischiare la vita sono stati i soldati della Brigata Sassari, un pericolo grave per la vicinanza degli scontri sempre più incessanti tra Israele ed Hezbollah. Al momento dell’attacco era in atto l’allarme di livello 3 e i militari erano quindi in una condizione di “protezione” nel rispetto dei protocolli e del livello massimo di allarme che prevede il rifugio nei bunker.
Nonostante questo, però, quattro militari sardi sono stati raggiunti da schegge di vetro e pietrisco e hanno riportato ferite, per fortuna non gravi. Immediati gli interventi per i soccorsi e le prime cure, quindi il ricovero che però è stato di breve durata, giusto il tempo delle medicazioni e degli accertamenti. Poi i “Sassarini” sono stati dimessi, stanno bene e hanno potuto telefonare a casa e parlare con i familiari per rassicurarli. Un sospiro di sollievo, perché è andata bene ma la situazione resta molto critica.
La base che ospita i militari italiani a comando della Brigata Sassari si trova a circa 500 metri da dove si sta consumando lo scontro tra Israele ed Hezbollah e non è improbabile che i due missili finiti contro la base italiana siano frutto di un errore di calcolo. Però succede e questo non può essere rassicurante, anzi. Uno dei due razzi da 122 millimetri – secondo fonti Unifil – ha centrato la struttura blindata dove si trovavano i militari della Brigata con elmetti e giubbotti di protezione. E qui c’è stato il ferimento dei quattro soldati sardi. L’altro razzo, invece, è esploso vicino a “Casa Italia”, un edificio che è adibito a pizzeria. Per quanto sembra confermato che la base italiana non fosse l’obiettivo, quello che sta accadendo non può essere un fatto casuale.
Tutta quell’area, infatti, è da giorni terreno di scontro tra le milizie libanesi e l’Idf. Ormai da circa due settimane le unità dell’esercito di Netanyahu hanno raggiunto il villaggio di Shama e stanno tentando di neutralizzare i bunker e i depositi di armi dei loro nemici. E non è la prima volta che i caschi blu si trovano in mezzo alla “trincea aleatoria” di questa guerra. Resta la massima allerta, ieri è stato evitato il peggio grazie anche alla grande attenzione e alla professionalità dei militari italiani. Proprio ieri mattina – prima delle due esplosioni – l’Idf aveva abbattuto due droni di Hezbollah vicino alla base.
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