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Regionali, i flussi: a Terni boomerang Bandecchi. A Perugia un quarto dei voti di FdI va a FI #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –

di Daniele Bovi

L’astensionismo degli elettori della destra – e in particolare di quelli di FdI, il voto personale a favore di Stefania Proietti e il peso delle liste civiche. Sono questi essenzialmente i tre fattori determinanti per la vittoria della sindaca di Assisi Stefania Proietti alle regionali del 17 e 18 novembre. Il quadro emerge dall’analisi dei flussi presentata venerdì a Perugia dai professori Bruno Bracalente e Antonio Forcina e da Nicola Faloci del Servizio Valutazione delle politiche, controllo e Corecom del consiglio regionale e autore del diagramma in pagina.

Il metodo I flussi sono stati calcolati – confrontandoli con quelli delle europee di giugno – con il metodo dell’inferenza ecologica realizzato da Forcina e basato sui dati di tutte e mille le sezioni umbre, poi aggregate in dieci zone. Ovviamente si tratta di stime che contengono un margine di errore: «Da esse – è stato ricordato venerdì – si possono quindi trarre indicazioni di tendenza e non indicazioni numeriche precise». Da tempo poi il comportamento degli elettori è molto variabile «e non è in nessun modo assimilabile – è stato spiegato dopo le polemiche sui dati che ci sono state nel giugno scorso – a quello dei militanti dei partiti, che sono una esigua minoranza».

PROIETTI SCELTA DA CETO MEDIO E UNDER 45

Astensionismo In questa tornata elettorale è tornata a crescere la mobilità degli elettori, soprattutto a causa dell’astensionismo: «Un problema enorme – ha commentato Bracalente – del quale tutti i partiti devono farsi carico; all’istituzione regionale mancano 220 mila votanti negli ultimi 30 anni». Per Bracalente visto che l’Umbria è stata un test nazionale e data la grande attenzione mediatica e la presenza sul territorio di tutti i leader, la bassa partecipazione «non è normale». Incrociando le percentuali dei risultati e dell’astensione il quadro è simile a quello del 2015, quando il centrosinistra vinse per una manciata di voti. Rispetto al 1995 poi – quando l’astensione superava di poco il 20 per cento – il quadro si è totalmente ribaltato.

PERUGIA, A TESEI MANCANO 10MILA VOTI DI SCOCCIA

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A destra L’astensionismo ha picchiato duro soprattutto a destra, ma non nello stesso modo: secondo le stime il più colpito è stato FdI, i cui elettori nel 47 per cento dei casi non sono andati a votare; a seguire ci sono quelli del M5S (41 per cento), mentre Pd ed ex Terzo polo hanno ceduto al non voto appena il 16-17 per cento, con i dem che però hanno saputo recuperare una quantità uguale di voti tra chi alle europee non era andato alle urne. Cosa che per gli altri – a parte FI – non è successo. Quanto alla Lega, ha ceduto all’astensione poco meno del 18 per cento, senza la capacità di recuperare niente tra coloro che alle europee erano rimasti a casa. A conti fatti, l’astensione ha fatto perdere 40 mila voti a destra e 15 mila al centrosinistra. Dal punto di vista dei flussi è stato questo il fattore determinante.

LA MAPPA: I RISULTATI IN TUTTI I COMUNI

Il confronto A livello regionale se le europee avevano segnato un equilibrio tra i due schieramenti, divisi da appena tre punti a favore della destra (49,7 per cento contro 46,5), l’equilibrio è stato spezzato dal risultato del Pd, che ha compensato in parte l’arretramento del M5S e di Avs, dall’importante battuta d’arresto per FdI, passata dai 128 mila voti delle europee a 62 mila, e dagli 8 mila voti in più presi da Proietti rispetto a Tesei. In generale rispetto al giugno scorso gli elettori più fedeli sono stati quelli della Lega (71 per cento), seguiti da quelli del Pd (65 per cento) e dell’ex Terzo polo (61 per cento); tasso di fedeltà intorno al 33 per cento invece per FdI, M5S e Avs.

IL CONTRAPPASSO DELLA DESTRA UMBRA

Perugia e Terni Attenzione però ai due capoluoghi di provincia e in particolare a Terni, dove la defenestrazione di Latini e il fattore Bandecchi hanno inciso: secondo le stime il 42 per cento degli elettori della Lega è rimasto a casa, così come il 19 per cento di quelli di FdI; partito che però ha ceduto il 13 per cento dei voti al Pd. Insomma, dai numeri Bandecchi sembra essere stato un boomerang per la coalizione. A Perugia invece altissimo tasso di fedeltà degli elettori della Lega (82 per cento), mentre FdI cede pochissimo al Pd (meno del 5 per cento) e ben il 24 per cento a FI: insomma, il travaso di voti dall’asse Prisco-Squarta ad Andrea Romizi. Bassissimo poi (32 per cento) il tasso di fedeltà degli elettori di FdI, in parte confluiti anche verso le civiche di centrodestra (17 per cento) e verso l’astensione (21 per cento).

I flussi Tornando all’Umbria, da notare i consistenti flussi a proposito delle civiche di centrosinistra, che hanno fatto il pieno tra gli elettori dell’ex Terzo polo (60 per cento degli elettori delle europee), Avs (21 per cento), M5S (9) e Pd (16); assai più contenuta invece (2 mila voti) la capacità di attirare voti dall’altro schieramento. Il Pd ha invece preso molti voti soprattutto a sinistra, strappando il 15 per cento al M5S e quasi il 3 ad Avs. Nel centrodestra, le civiche hanno attratto di meno e alla fine c’è stato più un travaso interno alla coalizione dato che FdI ha ceduto 12 mila voti, FI 7 mila e la Lega 2 mila; dall’astensione sono invece arrivati 6 mila voti, meno della metà rispetto a quelle del centrosinistra. In termini assoluti le civiche hanno fatto la differenza: se i partiti “tradizionali” infatti hanno garantito circa 125 mila voti sia a Proietti che a Tesei, il peso del voto personale a favore di Proietti e delle civiche ha decretato la vittoria della sindaca.

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