di Aldo Baquis
TEL AVIV
Nel Libano sud Israele e Hezbollah si affrontano duramente da distanza ravvicinata e ancora una volta l’incolumità dei Caschi Blu italiani è stata messa a repentaglio. L’ultimo attacco in ordine di tempo è avvenuto ieri nei pressi di Shama, una località strategica vicina a Tiro, che consente il controllo di una parte della fascia costiera. “Tre razzi da 122 millimetri hanno colpito il lato occidentale del Quartier generale a Shama – ha riferito un portavoce dell’Unifil. – I razzi sono stati sparati verosimilmente dagli Hezbollah o da gruppi affiliati, provocando il ferimento di quattro Caschi Blu”. “Si tratta del terzo attacco questa settimana contro la stessa base dell’Unifil a Shama”, ha aggiunto. “Nell’area fra Shama e Naqoura (sulla costa mediterranea) ci sono di continuo bombardamenti e scontri a fuoco”.
Questi sviluppi sono giunti mentre il diplomatico americano Amos Hochstein è reduce da una spola fra Beirut e Gerusalemme intrapresa per concordare una tregua immediata. I militari feriti (in modo non grave) fanno parte del contingente italiano della Brigata Sassari. Al momento delle esplosioni erano in un bunker, che è stato colpito da un razzo. A breve distanza è stato centrato anche un edificio noto come ‘Casa Italia’.
Sul terreno si è registrata ieri un’ulteriore giornata di violenze. A Beirut gli aerei da combattimento israeliani sono tornati in azione per colpire postazioni degli Hezbollah situate secondo le forze di Difesa israeliane all’interno della Dahya, un rione prevalentemente sciita. Dopo un breve preavviso alla popolazione, è stato evacuato anche il City Center, il più grande centro commerciale di Beirut. Nelle strade vicine si sono viste allora scene di panico. Nel Libano sud l’esercito israeliano manovra all’intero di una fascia profonda circa 6 chilometri. “Siamo impegnati – ha spiegato un portavoce militare – a smantellare le infrastrutture militari sotterranee degli Hezbollah. Abbiamo trovato numerosi arsenali. C’erano fra l’altro missili Kornet con una gittata di otto chilometri e droni”. I combattimenti più intensi sono stati appunto a Shama, nel settore occidentale, e a el-Khiam, nel settore orientale.
Tutti gli occhi sono adesso puntati sulla diplomazia. Il quotidiano al-Akhbar, vicino agli Hezbollah, ha precisato che il Libano esige correzioni sul confine con Israele e l’evacuazione immediata e totale di tutte le forze israeliane, una volta raggiunto un accordo sulla tregua. Esige inoltre la restituzione dei miliziani Hezbollah fatti prigionieri da Israele e dei corpi dei combattenti uccisi. Ma l’ex presidente Amin Jemayel ha avvertito che una tregua fragile potrebbe rivelarsi controproducente. “L’essenziale – ha detto – è che Hezbollah venga disarmato una volta per tutte”.
I media libanesi ed israeliani esprimono cauto ottimismo, anche perché adesso Hezbollah ha accettato di separare il ‘dossier libanese’ da quello della guerra a Gaza. A quanto pare l’emissario Hochstein ha già elaborato un accordo piuttosto articolato per una tregua. Ma ancora non pare aver risolto il nodo centrale: mentre il Libano esige che Israele si impegni a rispettare la sua sovranità territoriale, Israele insiste invece per mantenere piena libertà di azione di fronte a future infrazioni degli accordi da parte degli Hezbollah.
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