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Che cos’� l’autotutela tributaria, come funziona e protegge contribuenti? Lo spiega in nuova circolare 21/E 2024 Agenzia Entrate #finsubito prestito immediato



La riforma dell�autotutela tributaria � un importante passo in avanti per garantire un rapporto pi� equilibrato tra fisco e contribuente.

L’autotutela tributaria 2024-2025 è uno strumento giuridico che consente all’Amministrazione finanziaria di correggere o annullare atti impositivi viziati da errori, illegittimità o irregolarità, senza necessità di un contenzioso tributario.

Si tratta di un’azione che l’Agenzia delle Entrate può intraprendere autonomamente, con l’obiettivo di garantire giustizia fiscale e trasparenza nel rapporto tra fisco e contribuenti. L’introduzione della circolare n. 21/E del 2024 e il decreto legislativo n. 219/2023 hanno ridefinito questo istituto, introducendo novità sia per i contribuenti sia per l’Amministrazione. Ecco cosa sapere:

  • Autotutela tributaria, cos’è e come funziona nel 2024-2025




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  • Quali novità sull’autotutela tributaria con la nuova circolare

  • Qual è la procedura da seguire per l’autotutela

Autotutela tributaria, cos’è e come funziona nel 2024-2025

L’autotutela tributaria 2024-2025 permette all’Amministrazione finanziaria di correggere atti impositivi errati o viziati da illegittimità, come accertamenti e cartelle esattoriali, anche senza l’intervento del giudice. Si basa sul principio che l’Agenzia delle Entrate, essendo responsabile della legittimità degli atti emessi, ha anche l’obbligo di correggere eventuali errori. Questa possibilità offre benefici non solo ai contribuenti, che vedono così tutelati i loro diritti, ma anche all’Amministrazione, poiché consente di ridurre il carico di contenzioso nelle commissioni tributarie.

Quali novità sull’autotutela tributaria con la nuova circolare

La circolare 21/E del 2024, pubblicata dall’Agenzia delle Entrate, chiarisce e implementa i cambiamenti previsti dal decreto legislativo 219/2023, che introduce due nuove categorie di autotutela: autotutela obbligatoria e autotutela facoltativa.

La categoria di autotutela obbligatoria richiede che l’Amministrazione annulli o rettifichi un atto impositivo in presenza di specifiche circostanze, anche senza che il contribuente ne faccia richiesta. Questa procedura è prevista nei seguenti casi:

  • errore di persona;

  • errore di calcolo evidente;

  • errata applicazione di un tributo non dovuto;

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  • presupposto di imposta inesistente;

  • pagamenti già effettuati dal contribuente.

In questi casi, la correzione è obbligatoria e l’Amministrazione ha il dovere di procedere automaticamente alla modifica o all’annullamento dell’atto, evitando così ulteriori complicazioni per il contribuente.

In altri casi, la normativa 2024-2025 prevede che l’autotutela possa essere esercitata a discrezione dell’Amministrazione, anche in situazioni in cui l’atto non è viziato da errori. Questo tipo di autotutela, detta facoltativa, consente di correggere atti anche se questi sono già divenuti definitivi. La valutazione finale rimane discrezionale e dipende dalla valutazione di ciascun ufficio fiscale.

Qual è la procedura da seguire per l’autotutela

I contribuenti che individuano errori o anomalie negli atti ricevuti possono presentare un’istanza di autotutela all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate che ha emesso l’atto. Questa istanza deve contenere la descrizione dell’errore, la documentazione e la firma del contribuente o del rappresentante.

Secondo le direttive della circolare 21/E del 2024, l’Agenzia delle Entrate deve rispondere entro un termine ragionevole, in genere 60 giorni dalla presentazione dell’istanza. In caso di diniego, è previsto che l’amministrazione fornisca una motivazione dettagliata, spiegando le ragioni del rifiuto. Questo passaggio garantisce trasparenza e per offrire al contribuente una comprensione chiara della decisione.

Un’altra novità riguarda la possibilità per il contribuente di impugnare il rifiuto dell’autotutela. Prima della riforma, il diniego di autotutela non poteva essere contestato, lasciando il contribuente senza strumenti per far valere i propri diritti. Ora il rifiuto esplicito dell’istanza può essere impugnato davanti alle commissioni tributarie, ampliando le garanzie e la protezione per i contribuenti.

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