Un fulmine a ciel sereno ha colpito circa mille pensionati italiani residenti in Bulgaria che si sono visti recapitare richieste di pagamento per tasse arretrate sulle pensioni percepite negli ultimi sette anni. Per decenni, questi cittadini hanno beneficiato dell’esenzione fiscale prevista da una convenzione bilaterale siglata nel 1988 tra Italia e Bulgaria. Un recente cambio di interpretazione da parte dell’Inps e dell’Agenzia delle Entrate ha ribaltato la situazione, imponendo il recupero delle imposte non versate.
La convenzione fiscale in questione stabiliva che le pensioni italiane fossero esenti da tassazione per i cittadini residenti in Bulgaria. Questo accordo ha attirato molti pensionati italiani, spinti anche dal costo della vita più basso e da un regime fiscale favorevole.
È arrivata, poi, la stangata: nel giugno 2023, l’Inps ha modificato la sua interpretazione della convenzione, sostenendo che la tassazione dovesse basarsi sulla cittadinanza piuttosto che sulla residenza fiscale. Di conseguenza l’Agenzia delle Entrate ha iniziato a calcolare le imposte non versate dal 2016, applicando conguagli e sanzioni. Molti pensionati hanno visto i loro cedolini ridursi drasticamente, in alcuni casi fino al 50 per cento.
Alcuni assegni mensili sono stati interamente trattenuti dall’Inps per compensare i debiti fiscali accumulati, lasciando questi soggetti senza risorse per affrontare spese essenziali come affitti, bollette e cure mediche. La decisione ha colto di sorpresa coloro che non avevano mai ricevuto segnalazioni o avvisi in merito all’obbligo di pagare queste tasse negli anni passati.
L’avvocato Margherita Kosa, rappresentante dell’Associazione Pensionati Italiani in Bulgaria, ha inviato una lettera al viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, per sollevare il caso. Secondo quanto riportato dalla legale i pensionati si trovano in una situazione di grande difficoltà economica a causa di trattenute retroattive e sanzioni, definite «sproporzionate».
La Bulgaria stessa avrebbe chiesto all’Italia di rivedere l’interpretazione della convenzione per evitare potenziali violazioni del diritto europeo, ma l’Italia avrebbe rifiutato. La vicenda ha portato alcuni pensionati a intentare azioni legali per contestare la decisione, ma con esiti non sempre favorevoli. Nonostante alcune sentenze di primo grado abbiano dato ragione ai pensionati, il contenzioso si è spesso rivelato lungo e costoso. Altri pensionati, invece, hanno deciso di lasciare la Bulgaria, trasferendosi in Paesi con regimi fiscali più vantaggiosi oppure facendo ritorno in Italia. Sul caso sono intervenute anche le autorità italiane, secondo le quali il recupero delle tasse arretrate è una conseguenza del principio di parità fiscale, che richiede ai cittadini italiani di rispettare gli obblighi tributari del loro Paese d’origine, indipendentemente dalla residenza all’estero.
La Bulgaria, d’altro canto, non ha modificato la sua posizione: per il governo locale le pensioni
italiane continuano a essere esenti da tassazione sul territorio bulgaro. La situazione resta critica per chi cerava una pensione tranquilla, ma ora si trova a scoprire che le tasse, proprio come i problemi, non finiscono mai.
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