Il mega impianto solare della Nurra è stato bocciato.
La commissione nazionale per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) ha bocciato il progetto del più grande impianto agrivoltaico mai proposto in Italia, destinato a occupare oltre 1.043 ettari nella Nurra. La decisione, sostenuta dal parere negativo della Regione Sardegna, ha bloccato l’impianto da 360 megawatt di potenza e 82,5 megawatt-ora di accumulo proposto dalla società Palmadula Solar.
Secondo la Regione, il progetto avrebbe causato gravi danni ambientali, compromettendo habitat di alto valore ecologico e violando i principi di sostenibilità. L’area interessata includeva siti protetti della Rete Natura 2000 e habitat essenziali per la biodiversità locale. L’assessora regionale all’Ambiente, Rosanna Laconi, ha ribadito l’impegno a difendere il territorio da interventi che minacciano le risorse naturali e identitarie della Sardegna.
Il progetto prevedeva l’installazione di oltre 500mila pannelli solari distribuiti su circa 751 ettari, trasformando vaste aree agricole in infrastrutture energetiche. Nonostante la promessa di integrazione con le coltivazioni, l’analisi dell’Arpas ha evidenziato che la maggior parte del territorio sarebbe stata destinata al pascolo, relegando le colture tradizionali a un ruolo marginale.
Dietro il progetto c’era la multinazionale cinese Chint Global, che aveva pianificato un investimento di 346 milioni di euro. Tuttavia, solo una minima parte sarebbe stata destinata alla mitigazione ambientale. Con oltre 40 contratti firmati per l’affitto dei terreni, il futuro di questi accordi rimane incerto.
La bocciatura del progetto segna una vittoria per la tutela del paesaggio rurale e della biodiversità, ma accende i riflettori su una questione fondamentale. Ovvero come coniugare lo sviluppo delle energie rinnovabili alla salvaguardia del territorio.
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