Con le sue 740mila aziende agricole, 330mila imprese di ristorazione e 70mila industrie, il mercato agroalimentare italiano è il terzo più grande dell’UE e pesa per il 3,8% dell’economia italiana. In questo panorama l’innovazione tecnologica ha fatto breccia lungo tutta la filiera, dai campi alle serre, dalle linee di produzione alla tavola (QUI otto imprese che stanno crescendo), tanto che, nel primo report sul settore in Italia elaborato dall’acceleratore Eatable Adventures, si contano 340 startup attive nell’agritech e foodtech, con investimenti che nel 2023 hanno raggiunto i 167 mln di euro (+10% sul 2022). «In un contesto nel quale il venture capital in Italia è in contrazione, è un buon risultato», commenta Alberto Barbari, regional VP Italy di Eatable Adventures. «Potremmo però fare molto meglio, perché abbiamo le università, i centri di ricerca, il mondo corporate, l’universo di eccellenze delle pmi. Ci mancano i capitali; o meglio, la frammentazione dei player disposti a investirli nel settore ci penalizza. In questo senso la “direzione d’orchestra” di CDP VC è preziosa per ridurre il gap con l’estero». CDP realizza, con Eatable Adventures (e insieme a Fondazione Cariverona e UniCredit), per esempio, l’acceleratore FoodSeed che ha una dotazione di 15 milioni di euro e che ha da pochi giorni annunciato le 7 startup vincitrici della sua seconda edizione: Vortex, biotech company che trasforma i sottoprodotti agroalimentari in ingredienti ad alto valore aggiunto per settori come food & beverage, pet food e cosmetica; NOUS Energy, biotech che ha sviluppato un’alternativa della caffeina che migliora le prestazioni cognitive e fisiche senza i consueti effetti collaterali; Aflabox, impresa innovativa che rileva in tempo reale, nei cereali, la presenza di tossine prodotte da alcune specie di funghi; Asteasier, spin-off dell’Università di Verona, specializzata nella produzione di nuovi ceppi di microalghe in grado di produrre astaxantina naturale; Mama Science, startup bolognese specializza nello sviluppo di bio materiali quali film e coating per il packaging alimentare; BeadRoots, startup pugliese che produce idrogel da polimeri superassorbenti naturali che combattono la siccità delle coltivazioni assorbendo grandi quantità d’acqua e rilasciandola gradualmente alle radici quando necessario e Alkelux, biotech sarda che combatte lo spreco alimentare con additivi antimicrobici naturali ricavati dagli scarti di liquirizia.
Essere un paese con una spiccata attenzione per il food, non si traduce però necessariamente in un vantaggio competitivo nell’era digitale. «La nostra tradizione agricola e l’altissima professionalità in ambito manifatturiero, combinati con la qualità della ricerca accademica, costituiscono un asset distintivo», precisa Claudia Berti, Global Open Innovation senior manager di Barilla. «Occorre però promuovere la cultura di impresa nelle comunità tecniche di innovazione, incentivare la multidisciplinarità e semplificare gli aspetti burocratici per competere meglio a livello internazionale».
I consumatori, però, non mangiano la tecnologia si sente spesso ripetere. Su quali aspetti più tangibili si concentra oggi questo potenziale di innovazione? «L’agri-foodtech ha successo solo se ottiene un risultato che migliora la qualità nutrizionale, la sostenibilità, il gusto o la texture di un alimento», continua Barbari. «I cambiamenti climatici sono un problema per le rese, per esempio, e la tecnologia può garantire la costanza della qualità, l’efficienza della filiera, l’utilizzo mirato delle risorse. Nelle corporate, invece, c’è molto interesse per nuovi ingredienti con funzionalità specifiche. Molto coinvolto anche il mondo del packaging per sostituire la plastica e offrire soluzioni contro il food waste».
Non tutta l’innovazione di settore passa dalle startup; anzi, tipicamente corporate e pmi investono nella ricerca e sviluppo interna aprendo così il tema del trasferimento tecnologico. «Negli anni, in Barilla, abbiamo perfezionato le modalità di scouting e sviluppato un network di contatti per intercettare le soluzioni tecnologiche più promettenti per le nostre priorità di innovazione, che oggi siamo in grado di valutare velocemente attraverso proof of concepts in condizioni reali nei casi d’uso di nostro interesse», racconta Berti. «Anche il nostro nuovo research center è stato disegnato con l’obiettivo di renderci ancora più efficaci nell’ospitare startup/ partners per attività di co-creation e co-development. Il centro sarà dotato di cucine sperimentali e posizionato in un’area adiacente a laboratori e impianti pilota, così da poter velocemente testare e validare le nuove idee muovendosi in spazi flessibili e modulari, organizzati secondo la metodologia design thinking e allestiti con strumenti, per esempio stampanti 3D, che favoriscono la prototipazione rapida».
Le dimensioni della multinazionale consentono inoltre a imprese come Barilla di realizzare quasi “in proprio” iniziative di accelerazione per le startup del settore, come appunto il programma Good Food Makers sviluppato con Plug and Play. «Quest’anno le quattro challenge riguardano aspetti estremamente rilevanti per noi: da ingredienti che apportano benefici nutrizionali e qualità organolettica (Tasty and Healthy) all’efficientamento energetico (Energy Shift) fino all’impiego dell’IA per comprendere meglio le esigenze dei consumatori (AI for consumer insights) e delle tecnologie digitali per migliorare le modalità di onboarding dei lavoratori nei nostri stabilimenti produttivi (Smart Start)». La competizione, alla fine, ha premiato quattro giovani imprese europee, Voxpopme (UK) per l’analisi AI dei feedback, Phynova (UK) per i suoi ingredienti naturali, Ecop (Austria) per le soluzioni legate al risparmio energetico e Manual.to (Belgio) per la proposta di formazione aziendale semplificata. Indirizzi di sviluppo che restano però indicatori preziosi anche per le realtà italiane.
La trasformazione digitale non è estranea nemmeno al mondo del vino che ora conta anche la sua prima iniziativa di accelerazione espressamente dedicata alle startup del settore. Si chiama Wine in Action ed è realizzato da LifeGate Way in collaborazione con Milano Wine Week. «Il mondo del vino ha di fronte molte domande a cui dare risposte, dai problemi climatici ai nuovi parassiti, dai trend emergenti di consumo ai nuovi mercati», commenta Federico Gordini, fondatore di MWW group. Alla prima call hanno risposto un centinaio di progetti che sono stati ridotti a 10 e infine ai tre che entreranno nel programma di accelerazione vera e propria: Dewy, che propone un’alternativa ecologica agli hydrogel sintetici tradizionali migliorando la gestione delle risorse idriche in viticoltura; VisioNing, che offre soluzioni sostenibili per il trattamento delle acque reflue, sfruttando l’energia solare per purificare l’acqua e recuperare nutrienti preziosi per l’agricoltura e GreenAnt, startup che offre soluzioni di Intelligenza Ambientale ad agricoltori, aziende, assicuratori e governi. «C’è molto più tecnologia sul campo che in cantina in questo momento», ha commentato Gordini, «anche se non mancano esempi diversi, come quello di una startup che lavora a un software per la gestione ottimizzata per l’import/export di una cantina, con integrazione di dati sulla tassazione la fiscalità nei diversi paesi». © riproduzione riservata
Soplaya, il delivery pro
Dalla fondazione nel 2019 questa startup friulana è cresciuta sviluppando una piattaforma che offre ai ristoranti la possibilità di accedere a ingredienti di qualità con consegne tempestive, riducendo nello stesso tempo gli sprechi alimentari e aumentando la redditività di clienti e fornitori. Un’idea che ha fatto breccia tra gli investitori, raccogliendo 16 mln di finanziamenti, 12,5 dei quali in un round di fine 2023 che ha coinvolto Sinergia Venture Fund (Alkemia), P101, Azimut, Cdp VC e Intesa San Paolo. http://soplaya.com
Foreverland, la ciocco-carruba
A un solo anno dalla sua fondazione, nel 2023, la startup pugliese che ha creato, partendo con capitali propri, un’alternativa sostenibile al cioccolato dalla carruba ha raccolto pochi giorni fa 3,4 mln in un round Seed. Già selezionata tra le startup 2023 coinvolte nell’acceleratore FoodSeed, Foreverland sfrutterà i nuovi capitali per crescere nella sua espansione europea e completare il primo impianto produttivo a Putignano (Ba), dove viene prodotto l’ingrediente innovativo Choruba realizzato con carrube italiane. http://foreverland.it
3bee, api che risorsa
Il suo settore, più che food o agri, è il climatech perché la startup nata a Milano nel 2017 opera nella tutela, attraverso tecnologie all’avanguardia (bioacustica, remote sensing…), della biodiversità, e in particolar modo degli insetti impollinatori, raccogliendo e interpretando dati a difesa della natura e del clima, che poi mette a disposizione di imprese e istituzioni. È una delle tre startup italiane ad essersi aggiudicata nel 2023 un bando del Consiglio Europeo per l’Innovazione da 2,3 mln di euro. www.3bee.com
Soonapse, è prevista acqua
La grande attenzione ai cambiamenti climatici e alla gestione della risorsa idrica ha messo le ali alla startup romana fondata e diretta da Marco Ciarletti. La sua soluzione cloud IoT Ploovium tramite l’IA riesce ad apprendere il comportamento dei terreni e, incrociando i dati con previsioni meteo e monitoraggio delle colture, a fornire agli agricoltori una fotografia ideale dello stato idrico delle coltivazioni, riducendone i costi e migliorandone la resa. www.soonapse.com/it/
Hexagro, il salorto di casa
Fondata nel 2017, la startup con base a Milano promuove attraverso la sua piattaforma diverse forme di agricoltura urbana, permettendo a chiunque di coltivare cibo fresco nelle case. Tra i progetti già attivi il sistema Poty, un orto con irrigazione automatica che occupa meno di mezzo mq e ospita fino a quaranta erbe e ortaggi, o il più grande Clovy, che permette la coltivazione di una maggiore varietà di piante, sia all’aperto che al chiuso, con o senza suolo. www.hexagro.io
Planet farms, idea verticale
Nata in Lombardia nel 2018 è la principale azienda italiana ed europea nell’indoor farming e più precisamente nelle coltivazioni verticali, raggiungendo una valorizzazione a inizio 2024 di 500 milioni di dollari (la raccolta di capitale complessiva ammonta a 140 mln di euro). I piani di espansione dell’azienda guardano soprattutto al Regno Unito e al nuovo sito produttivo realizzato anche grazie ai 7 mln di euro del bando Sviluppo logistica per il settore agroalimentare del Pnrr finanziato da Next Generation EU. www.planetfarms.ag
Free Green Nature, robot in vigna
I fondatori di questa startup veneta hanno impiegato 28 anni di studi per brevettare e sviluppare in ogni dettaglio il robot Icaro X4, finanziato interamente con capitali privati. Il rover è progettato per muoversi tra i filari delle vigne analizzando dati di vento, temperatura, umidità, punto di rugiada, pioggia, riuscendo così a segnalare in anticipo i rischi di possibili infezioni da funghi e microorganismi, preservando la salubrità delle piante e riducendo l’uso di fitofarmaci. www.freegreen-nature.it/
Macai, la spesa rapida
Fondata e guidata da Giovanni Cavallo, questa startup di grocery delivery è stata protagonista nel 2021 di un round pre-seed da record, 3 milioni di dollari. È inserita nel programma di accelerazione della piattaforma Plug and Play e punta a diventare il primo supermercato (attualmente è operativo a Milano, Torino, Modena, Brescia e Bologna) capace di consegnare una spesa a casa entro 15 minuti grazie alla presenza capillare di dark store, magazzini chiusi situati nei centri città. http://macaiapp.com
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