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“Non archiviate il nostro caso” #finsubito richiedi mutuo fino 100%


Si rivolgono direttamente al gip del Tribunale di Rimini Vinicio Cantarini, che dovrà decidere sulla richiesta di archiviazione del caso, mamma Federica e papà Marco i genitori del piccolo Alessandro il neonato deceduto durante il parto in casa. Ad essere indagate per quella morte due ostetriche di 46 e 28 anni, professioniste private specializzate nel far nascere i bambini in casa difese dagli avvocati Martina Montanari e Chiara Baiocchi, per le quali il pubblico ministero Annadomenica Gallucci ha chiesto l’archiviazione dopo una serie di perizie che hanno fatto emergere come non ci sia una concausa tra l’operato delle indagate e il decesso del neonato. Una ricostruzione fortemente contestata dai due genitori santarcangiolesi, assistiti dall’avvocato Piero Venturi, che a gran voce chiedono al giudice di “non archiviare il caso sulla morte di nostro figlio affinché le due ostetriche indagate non continuino a lavorare in questo modo”.

Federica e Marco, da quel terribile 4 novembre di due anni fa, stanno affrontando una battaglia legale per fare giustizia non solo “nel nome di Alessandro, ma perché nessun genitore possa più patire quello che abbiamo sofferto noi”. Nel ricordare quelle terribili ore di travaglio, oltre 30, sottolineano come “Quando abbiamo capito che le cose non stavano andando come dovevano abbiamo chiesto di andare in ospedale e invece ci hanno dissuaso, è passato tempo e non hanno neanche chiamato l’ambulanza”. A quanto pare, le due ostetriche avrebbero preso sotto gamba le indicazioni dei genitori più “preoccupate di postare le foto del mio travaglio sui social per farsi pubblicità”, ricorda Federica. Quando Federica è arrivata in Pronto soccorso era già troppo tardi.

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Ora i genitori si battono affinché la loro denuncia non venga archiviata perchè “Alessandro, purtroppo, non ce lo restituirà mai nessuno, ma vogliamo che questa tragedia non sia stata vana. Altre mamme ci hanno contattati nel corso dell’ultimo anno e mezzo per raccontarci di esperienze negative, per fortuna conclusesi in maniera non tragica, avute con le due ostetriche. Per questo vogliamo sia fatta luce sul loro operato”.

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