“Oggi, 26 novembre, noi studentesse e studenti del Vico abbiamo scelto di non alzarci dall’assemblea d’istituto e di occupare la nostra scuola. Quello che vediamo intorno a noi è uno scenario ormai più che preoccupante, di cui il ddl condotta promulgato dal ministro dell’istruzione e del merito e attivo da quest’anno non è che un riflesso, un piccolo tassello che però entra nelle nostre scuole in maniera più esplicita ed evidente di altri”. Inizia così la nota di studenti e studentesse del Liceo Vico di Napoli che da oggi è in stato di occupazione.
“L’obiettivo – prosegue la nota – è far pesare molto di più la condotta disciplinare sul profitto scolastico, andando tra l’altro in aperto contrasto con lo Statuto delle studentesse e degli studenti che nell’articolo 4 sancisce che ‘Nessuna infrazione disciplinare connessa al comportamento può influire sulla valutazione del profitto’, per cui va bene se Valditara scavalca le leggi dellə studentə ma quando lə studentə contestano le leggi ministeriali devono essere ripresi e bollati”.
Poi, il comunicato fa riferimento al caso del docente sospeso: “Ricordiamoci che Valditara è lo stesso ministro che poco fa ha sospeso per tre mesi con un terzo dello stipendio un professore, Christian Raimo, per la grave colpa di aver espresso (non in classe) un’opinione severa e critica nei suoi confronti. Il messaggio che arriva a noi studentə è ‘imparate fin da sublto che dissentire vuol dire essere puniti, essere sospesi, essere isolati’, vittima di questo ddl sarà chi si mobilita nelle proprie scuole anche attraverso atti di disobbedienza civile, scoraggiando la partecipazione dellə studentə alla vita politica”.
Il discorso si allarga al decreto sicurezza: “Le politiche dettate dal ministero dell’istruzione si ineriscono in un contesto di repressione molto più ampio. Questa legge introduce nuovi reati e estende sanzioni e aggravanti, criminalizzando pesantemente le proteste pacifiche e andando a colpire quasi unicamente le fasce più marginalizzate del tessuto sociale, detenuti, migranti, attivisti. Ci opponiamo fermamente a questa deriva securitaria”.
“La sicurezza – conclude la nota – passa per lo sviluppo del pensiero critico e per la responsabilizzazione dell’individuo, che non vuol dire altro che imparare a prendersi cura di sè stessi, dell’altrə, della propria comunità e dei propri territori, la sicurezza reale non passa per la repressione, ma per istruzione e diritti sociali. Ed è proprio quando questi vengono minacciati che la lotta deve farsi più dura”.
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