ANCONA Sono serviti un slittamento in avanti di un anno e mezzo sulla deadline e una massiccia iniezione di fondi regionali per evitare il flop di uno dei più delicati capitoli del Pnrr: quello che riguarda le grandi apparecchiature da installare negli ospedali per rimpiazzare i vecchi arnesi diventati obsoleti.
Le ragioni
A spiegare la genesi di una storia degna del teatro dell’assurdo era stato nei mesi scorsi il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, sottolineando come il differimento della scadenza per la sostituzione delle grandi apparecchiature da dicembre 2024 a giugno 2026 si fosse reso necessario perché il cronoprogramma iniziale era stato costruito «senza tener conto dei lavori, in taluni casi necessari, per l’installazione dei macchinari». Una mancanza che si è riflessa pure sui finanziamenti: lo stanziamento del Pnrr non teneva infatti conto neanche dei costi per i lavori necessari a rendere le apparecchiature operative. E non parliamo di spicci. Nelle Marche, una prima stima era stata fatta circa 3 anni fa, quando la faraonica macchina del Pnrr si stava mettendo in moto: per l’acquisto di 57 grandi apparecchiature di ultima generazione, il Piano aveva messo a disposizione della nostra regione 27.563.403 euro.
La toppa
Ma la cifra copriva solo il prezzario delle macchine (7 Tac 128 strati, 7 Rmn, 3 acceleratori lineari, 13 sistemi radiologici fissi, 7 mammografi, 2 gamma camera, una Pet/Tac, 17 ecotomografi): per la loro installazione era stata calcolata una cifra di circa 13 milioni di euro. Soldi che non sono mai arrivati né dal Piano né dallo Stato. La peculiare tipologia di queste apparecchiature prevede costosi lavori di radioprotezione, oltre alla parte che riguarda l’impiantistica tout court. Prendiamo ad esempio la Tac: per i lavori di installazione ex novo il costo oscilla tra i 500mila e gli 800mila euro; per la sostituzione di una Tac esistente, invece, si scende a 150-200mila euro perché va rafforzata una schermatura anti-radiazioni già esistente. In ogni caso, parliamo di cifre importanti.
La richiesta
Tra aprile e maggio, l’Inrca e le Ast 2 di Ancona e 5 di Ascoli Piceno avevano chiesto a Palazzo Raffaello un aumento dei fondi che la Regione aveva tradotto in 630.556 euro con determina 47 del 12 novembre. Il timore degli enti del sistema sanitario regionale era quello di veder marcire queste costosissime macchine in qualche magazzino. Sul delicato tema delle nuove tecnologie la Regione è intervenuta anche più di recente con delibera 1765 che ha previsto 7 milioni di euro in più per svecchiare i macchinari nei vari ospedali. Dalla somma dei due provvedimenti, l’azienda ospedaliero universitaria di Torrette beneficerà di 2.708.544 euro aggiuntivi, che diventano 1,2 milioni di euro per l’Ast 1 di Pesaro, 1,2 milioni per l’Ast 2, 1,5 milioni per l’Ast 3 di Macerata, 958.800 euro per l’Ast 5 e 150mila euro per l’Inrca.
Obiettivi e criticità
Queste grandi apparecchiature sono fondamentali per abbattere le liste di attesa in uno dei segmenti più in sofferenza, quello delle prestazioni diagnostiche. Ma oltre al problema dei costi per le installazioni – non del tutto risolto – si apre quello del personale specializzato per farle funzionare: e anche su questo fronte serviranno iniezioni extra Pnrr.
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