Agrate Brianza (Monza e Brianza) – “Gli esuberi e il timore della fabless in Cina”. I metalmeccanici affrontano le assemblee in St dopo l’annuncio a Parigi del piano di ridimensionamento durante il Capital Market Day del colosso del chip con quartier generale ad Agrate, dove sono al lavoro in 5mila, “e dalla Francia arriva l’eco di ‘China-for-China’, ‘in Cina per la Cina’ il nuovo progetto di competitività disegnato dai manager che porterebbe importanti investimenti in Asia: produzione direttamente sul posto per tagliare i costi, ricerca sviluppo qui – riassume Pietro Occhiuto alla guida della Fiom-Cgil Brianza –, ma il 4 dicembre al tavolo già fissato diremo all’azienda che non vogliamo sentire parlare né di licenziamenti, né di un taglio delle prospettive in Brianza. Non è neanche immaginabile per quanto ci riguarda mettere il punto all’ordine del giorno. Dopo le voci di esuberi circolate nei giorni scorsi e di fatto confermate dal piano che prevede prepensionamenti e blocco parziale del turn-over, adesso prende corpo l’opzione cinese”.
La fabless “sarebbe il nuovo modello? Vendita di circuiti integrati con produzione esternalizzata a una società specializzata, la fonderia dei semiconduttori – ancora Occhiuto –? Gli accordi stretti da St con marchi asiatici sembrano andare in questa direzione. Dovranno spiegarci esattamente il quadro”. “In St a questo punto abbiamo tre problemi – aggiunge Enrico Vaca, segretario della Fim-Cisl provinciale – non vogliamo perdere occupazione e non vogliamo perdere investimenti, perché sulla lunga distanza questo comporta ricadute sul lavoro”. Per Vacca “serve un piano industriale: in un anno il gruppo ha perso 4 miliardi di dollari di fatturato, devono dirci come pensano di tornare ai numeri di prima”.
“La preoccupazione è forte – ripetono i metalmeccanici –, le assemblee sono state molto partecipate”, ieri, la prima tranche, la seconda si terrà il 3 dicembre alla vigilia dell’incontro. “Chiederemo tutte le risposte – ribadisce Occhiuto – sulla questione cinese non possono passare inosservate le implicazioni istituzionali. Ricordiamo che il governo italiano (e quello francese) sono parte del Gruppo”. Stessa lunghezza d’onda per Uilm, che con il coordinatore nazionale Giuseppe Caramanna ha chiesto alla multinazionale “piena chiarezza sulla prospettiva occupazionale e produttiva del sito lombardo”.
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