Nel 2004, Giampiero Pesenti presentava a Bergamo la Fondazione in ricordo del padre Carlo. Dopo vent’anni, cena con 200 ospiti e fund raising al gres art 671: i fondi per le nuove emergenze. I progetti per ricerca e start up giovanili
Un ventennale può essere interpretato e celebrato in vari modi. Come punto d’arrivo di un percorso via via fattosi sempre più articolato, ma anche come punto di partenza verso nuovi traguardi da raggiungere con una visione attenta ad una realtà che cambia. Capace di trasformarsi attraverso eventi non contemplati fino a quattro lustri prima. Lo tsunami dello Sri Lanka nel 2004 o il terremoto di Haiti, sei anni più tardi, e solo quattro anni fa il Covid con la sua scia di morte. Allora, quando macchinari sanitari, o mascherine e camici potevano salvare vite umane la Fondazione Pesenti ha fatto esattamente questo: ha raccolto fondi a sostegno degli ospedali, acquistato dispositivi medici e fatto produrre da aziende i ricercatissimi, salvifici dpi.
Drammi umani ed eventi catastrofici che hanno visto la Fondazione (dal 2022 riconosciuta ente del terzo settore) sul campo fin dal primo momento con decine di interventi a sostegno di situazioni di emergenza. Di qualunque natura, lontano o vicino da quella Bergamo che le è sempre stata a cuore. Proprio per questo, per ribadire il legame, l’attaccamento a un territorio martoriato dall’alluvione dello scorso settembre, la Fondazione Pesenti ha deciso di celebrare ieri sera il suo ventesimo «compleanno» con una cena di fundraising che, mettendo a tavola 200 ospiti, ha consentito di aggiungere ai 30 mila euro già donati un mese fa un nuovo contributo a favore dei cittadini e degli operatori in difficoltà.
Un’iniziativa improntata a una concretezza proattiva che, ha ribadito il presidente Carlo Pesenti, è stata «la modalità migliore per celebrare questa importante ricorrenza ed il percorso di vicinanza alla città». «Un segno tangibile della profonda solidarietà e dell’attenzione che la Fondazione da sempre dimostra verso la collettività — ha convenuto la sindaca di Bergamo, Elena Carnevali —, con iniziative che abbracciano vari campi, dal sanitario all’educativo, da quello della sostenibilità al culturale e sociale».
Un caleidoscopio di ambiti in cui la filantropia si è innervata fin da quel 27 novembre del 2004 quando, al Teatro Donizetti, la Fondazione, creata su impulso di Giampiero Pesenti in ricordo del padre Carlo, veniva presentata alla città. Da quel giorno 500 progetti di ricerca, formazione e start up giovanili hanno beneficiato di contributi per circa 20 milioni di euro costituendo il «boost» di altrettante iniziative in una cornice che punta a una miglior qualità di vita e alla costruzione di un futuro più sostenibile. Concetto, quest’ultimo, che rimanda direttamente alle giovani generazioni a cui la Fondazione guarda da sempre con decine di iniziative tra borse di studio e finanziamenti, attivandosi anche grazie alla collaborazione con diversi atenei. È un filo rosso di collaborazioni che si dipana nel mondo: lo dimostra, tra gli interventi più recenti, la realizzazione della nuova scuola dei padri Oblati che Fondazione Pesenti ha costruito a Takir in Guinea Bissau, in collaborazione con il professor Marco Imperadori del Politecnico di Milano e consigliere della Fondazione.
Più si ha contezza della realtà e più incisivamente si può agire: a questo obiettivo contribuiscono i numerosi convegni e dibattiti, realizzati in collaborazione con la Fondazione Corriere della Sera nell’alveo di una valorizzazione culturale che ha trovato una declinazione infrastrutturale con gres art 671. «Un progetto per Bergamo, ma soprattutto con Bergamo — aveva spiegato Carlo Pesenti, in occasione dell’inaugurazione del polo — con lo scopo di contribuire allo sviluppo artistico, culturale e sociale del territorio, in collaborazione con i cittadini che lo abitano».
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