Situazione ancora più grave per le donne, che hanno in media conoscenze inferiori. Queste alcune delle evidenze emerse oggi durante il convegno organizzato dal CRU sul tema del rapporto degli under 35 con denaro e risparmio
L’alfabetizzazione finanziaria dei giovani italiani (18-35 anni) è sotto la media Ocse. La situazione è particolarmente sfavorevole per le donne, che registrano un livello medio di conoscenze inferiore rispetto agli uomini. In questo contesto, l’educazione finanziaria risulta uno strumento fondamentale per la prevenzione della violenza economica e la promozione dell’indipendenza femminile. Sono alcuni dei temi emersi nel corso del convegno L’educazione finanziaria dei giovani: investire e fare impresa per un futuro sostenibile, organizzato dal CRU (Consiglio Regionale Unipol) della Lombardia con il patrocinio della Regione e di ASviS, e tenutosi oggi a Milano.
Nel nostro paese le donne sono considerate soggetti fragili sotto diversi aspetti, a partire da una minor partecipazione al mondo del lavoro dove il tasso di occupazione è del 53% (rispetto al 69% degli uomini) e il gender pay gap si attesta all’11% (dato del 2021). Inoltre, le donne senza occupazione spesso non hanno accesso a servizi finanziari di base, come conti correnti e carte di credito. Infine, la popolazione femminile partecipa meno agli investimenti e delega più di frequente le decisioni.
Per questo è importante l’educazione finanziaria: la conoscenza di concetti economici di base e dei comportamenti prudenti da adottare nella gestione dei propri soldi può migliorare il benessere finanziario e contenere gli effetti di difficoltà temporanee, ridurre il rischio di essere truffate, favorire l’empowerment femminile e permettere alle madri di essere un role model positivo in famiglia.
Maggiori conoscenze tra gli studenti e al Nord
In Italia i concetti più conosciuti (per oltre il 70%) riguardano la relazione rischio-rendimento e la valutazione del costo dei mutui. Inflazione, diversificazione del rischio e interesse semplice, i cosiddetti big three, sono invece noti a una fascia compresa tra il 60 e il 65% delle nuove generazioni. Le conoscenze finanziarie sono più alte tra gli studenti (in particolare tra coloro che hanno intrapreso indirizzi scientifici o tecnici) rispetto a chi già lavora o è in cerca di occupazione; vi è inoltre un divario a sfavore delle regioni di Centro, Sud e Isole.
La raccolta di informazioni economico-finanziarie avviene principalmente sul web, con il 67% degli investitori che si affida principalmente a ricerche su internet. Seguono la televisione, scelta dal 43% del campione, e i siti web degli intermediari finanziari, consultati dal 36%. Particolarmente apprezzati sono anche i video online che approfondiscono tematiche finanziarie, utilizzati dal 32% degli intervistati. I social media sono, invece, il mezzo di informazione maggiormente diffuso tra i giovani: lo utilizza il 36% del campione e il 58% del sottogruppo tra i 18 e i 34 anni.
Guardando al futuro, in molti prevedono un epocale trasferimento di ricchezza inter-generazionale: il denaro a livello globale si sposterà infatti sempre di più nelle mani degli under 25 e della generazione compresa tra i 25 e i 40 anni, mentre diminuirà il livello di ricchezza gestita dagli over 60. L’educazione finanziaria dei giovani è dunque destinata a divenire ancor più centrale.
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