Il settore cinematografico ha deciso di non arrendersi così facilmente alle disposizioni del ministero della Cultura che, l’anno scorso, sotto la guida dell’ormai dimissionario Gennaro Sangiuliano, aveva deciso che la riforma del Tax Credit avrebbe potuto salvare un settore già da tempo in difficoltà. La proposta, però, avrebbe fatto sorgere numerosi dubbi agli esperti del settore, che non avrebbero riconosciuto nel provvedimento un segnale di rinascita per il settore.
Così, un gruppo di produttori cinematografici avrebbe deciso di presentare al Tar del Lazio un ricorso “cautelare” sul Tax Credit, allo scopo di sospendere l’attuazione del provvedimento. Il Tribunale, quindi, proprio per evitare effetti distorsivi ha deciso di accettare la richiesta e di fissare un’udienza il prossimo 4 marzo.
La fretta di risolvere la questione, quindi, sarebbe legata alla volontà di lasciare inalterato il decreto fino alla trattazione in sede di merito e al successivo giudizio sul caso. Dunque, fino a quel momento, il Tax Credit attualmente in vigore sul settore cinematografico resterà inalterato e “pienamente efficace“, come sottolineato dallo stesso ministero della Cultura.
Cos’è il Tax Credit per il settore dell’audiovisivo
Il Tax Credit, o credito d’imposta, è un meccanismo di compensazione dei debiti fiscali e previdenziali che viene calcolato automaticamente a partire dai costi sostenuti per lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di contenuti per la fruizione mediale, come prodotti per cinema e tv, videogiochi o per l’apertura e la ristrutturazione di sale. Si tratterebbe quindi di un incentivo necessario a convincere coloro che sono interessati a continuare a produrre queste opere.
La riforma voluta dal ministro Gennaro Sangiuliano prevede che la compensazione non si verifichi più in automatico ma solamente nei confronti di coloro che dimostrano di avere determinati requisiti. Il punto che più ha fatto discutere riguarderebbe la necessità di avere a disposizione il 40% di capitali privati alla presentazione della domanda.
Sembrerebbe, quindi, che il nuovo Tax Credit possa favorire principalmente le grandi aziende del settore e non le piccole imprese. Inoltre, tali industrie dovranno dimostrare di aver messo in atto 240 produzioni entro un mese in prima fascia e per i prodotti da un milione e mezzo a 3 milioni mezzo sono chieste 980 proiezioni nel primo mese, nella fascia oraria 18:30-21:30.
Tax Credit, le considerazioni del Tar
Il Tar ha quindi riconosciuto la complessità della materia da trattare e la necessità di un approfondimento meditato sulla questione, chiarendo quindi di aver voluto accogliere la domanda nell’intenzione di risolvere il caso nei tempi più brevi possibili, come reso possibile dall’articolo 55, comma 10 del codice di procedura amministrativa. Questo infatti stabilisce che un Tar, se in sede cautelare ritiene che le esigenze del ricorrente siano tutelabili adeguatamente nel merito, può fissare con ordinanza collegiale la data della discussione del ricorso del merito.
Tale accoglimento, però, avrebbe scatenato l’ira delle opposizioni nei confronti della riforma del Tax Credit, come dimostrano gli interventi degli esponenti del Pd e del M5S sul caso. “Il governo deve riprendere in mano la questione, che si è trasformata in un pasticcio che sta gettando nel caos l’industria audiovisiva italiana“, ha infatti dichiarato la dem Irene Manzi, capogruppo in commissione Cultura della Camera, pe poi affondare contro l’attuale ministro della Cultura: “Giuli smetta di far finta di niente e mandi un segnale concreto“.
I pentastellati Gaetano Amato e Anna Laura Orrico hanno invece sottolineato che il “Tax Credit va a minare le fondamenta delle leggi sulla concorrenza“, per cui dal loro punto di vista il governo Meloni starebbe dimostrando di “non avere idea di cosa stiano facendo” e soprattutto starebbe mettendo in pericolo il settore del cinema italiano, per il quale si starebbe profilano “un altro anno nerissimo“.
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