Due società Confidi milionarie ‘vendute’ per poche migliaia di euro, 9 aziende che rientravano nello schema cessione/liquidazione-fallimento/ricessione; 9milioni di euro di patrimonio confluito sui conti correnti degli indagati con riutilizzo mediante l’acquisto di immobili, auto di lusso o l’apertura di fideiussioni milionarie ai propri parenti.
I nomi degli indagati
Sono solo alcuni dei retroscena svelati presso la Procura di Santa Maria Capua Vetere dell’operazione del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Caserta, sotto la direzione del Procuratore della Repubblica Pierpaolo Bruni e dei Procuratori Aggiunti Carmine Renzulli e Antonio D’Amato che ha portato all’emissione di 5 misure cautelari (arresti domiciliari, obbligo di firma e interdizione dai pubblici uffici per 12 mesi) a carico di altrettanti soggetti accusati di brancarotta fraudolenta, riciclaggio e autoriciclaggio. Si tratta di Enrico Leccisi referente Coldiretti di Roma; Raffaele Marcello, commercialista e docente presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, di Santa Maria Capua Vetere – entrambi finiti agli arresti domiciliari – Eleonora Caranchi, di Como, ex compagna di Leccisi (obbligo di dimora); Nicola Pierro, di Frosinone, e Alberto Ceccarelli, di Bari (entrambi colpiti dalla misura dell’interdizione dei pubblici uffici per 12 mesi).
“Venditore e acquirente erano la stessa persona”
L’indagine delle fiamme gialle nasce nel 2020 grazie alla denuncia del collegio di revisori contabili di due società capitoline, la AgriCentroSud e la AgriCentroNord, che erano state messe in liquidazione e per le quali sarebbe stato predisposto un bilancio di liquidazione a ribasso.
“Molte delle voci di bilancio erano state artatamente ridotte – ha spiegato Nicola Sportelli comandante provinciale della guardia di finanza di Caserta – le due società Confidi rispettavano entrambe i requisiti necessari per svolgere tale funzione ovvero l’indice di rischio e la patrimonializzazione. L’anomalia è emersa nella cessione del ramo di azienda di queste due società ad una terza società e che il prezzo dell’acquirente era stato accettato de plano dal venditore salvo poi scoprire che liquidatore e acquirente erano la stessa persona. Le due aziende avevano un patrimonio multimilionario e la vendita è avvenuta per poche migliaia di euro”.
Azienda a Panama per celare i beni
“L’evoluzione dell’indagine c’è stata quando l’azienda acquirente ha ceduto a sua volta ad altre aziende seguendo uno schema fino ad arrivare ad una società di diritto panamense”, ha proseguito il comandante provinciale delle fiamme gialle. “Un’indagine complessa che ha però consentito di arginare un sistema criminale che ha minato le garanzie dei microcrediti nel settore agricolo”, ha sottolineato Alessandro Barbera, comandante regionale della guardia di finanza.
“Abbiamo svelato la sistematica e periodica creazione do società volte a celare la diretta riconducibilità dei beni sottratti alle imprese Confidi – ha evidenziato Carlo Cardillo, comandante nucleo pef di Caserta – veniva ceduto il ramo d’azienda, la società a cui veniva ceduto aveva una duplice scelta o ricedere a sua volta ad un’altra società o tale società veniva cancellata o messa in liquidazione o dichiarata fallita e lo schema proseguiva fino ad arrivare a chi deteneva il patrimonio immobiliare che era la società di diritto panamense ed una seconda società di diritto anglosassone”.
Società svuotate e rivendute a prezzi inferiori
Secondo quanto emerso dalle indagini, Enrico Leccisi, in qualità di liquidatore delle due società Confidi romane legate alla Coldiretti, di cui si presentava come il referente, avrebbe orchestrato una complessa operazione di depauperamento del patrimonio aziendale, portando le società al fallimento. L’attività illecita avrebbe creato un grave danno economico alle Pmi agricole, che si sono trovate impossibilitate a far fronte ai debiti contratti a causa della perdita delle garanzie fornite dai Confidi. Le società, svuotate del loro attivo, sono rimaste con i soli debiti e con le garanzie inadempiute nei confronti delle banche. Con l’aiuto di Raffaele Marcello, dell’ex compagna Eleonora Caranchi e dei prestanome Nicola Pierro e Alberto Ceccarelli avrebbe proceduto alla svalutazione artificiosa dei patrimoni aziendali, cedendoli successivamente a società da lui stesso controllate per un valore notevolmente inferiore a quello di mercato.
Il ruolo del commercialista casertano
Il ‘ramo casertano’ era gestito dal commercialista e revisore sammaritano Raffaele Marcello che per gli inquirenti sarebbe il materiale realizzatore del sistema di autoriciclaggio e riciclaggio tanto da essere il principale destinatario dei proventi illeciti che ha reimpiegato nell’acquisto di appartamenti a Caserta, Curti e Marcianise oltre che in polizze fideiussorie in capo a moglie e figlia per 1milione e mezzo di euro.
I sequestri
Il patrimonio immobiliare utilizzato come garanzia delle società Confidi oggetto del sequestro ha ricompreso oltre gli appartamenti nel casertano anche immobili in centro a Roma nei pressi della Fontana di Trevi, nell’Argentario in Toscana, a Foggia, Cremona e Prdenone. Anche auto di lusso come Jaguar, Bmw, Mercedes. Il valore complessivo dei sequestri è di 20 milioni di euro che le fiamme gialle ritengono sia il totale della distrazione.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link