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Solare termico in Italia: sfide e opportunità #finsubito prestito immediato


Mercato italiano del solare termico: sfide e potenzialità per un rilancio

Che mercato esprime il solare termico in Italia? «Il 2024 è stato un anno caratterizzato da un rallentamento significativo, dopo aver vissuto nel 2022 una forte spinta dovuta al Superbonus, che si è sentita in parte anche l’anno successivo. Il calo c’è stato, ma debbo dire che è stato nei valori caratterizzanti il 2019, anno pre Covid».

A parlare è Zeno Benciolini, presidente Solterm Italia, giovane associazione (varata ufficialmente nel 2024) nata per promuovere l’integrazione del solare termico, quale componente fondamentale e diffuso del mix energetico nazionale.

Come si caratterizza il mercato italiano del solare termico?

Zeno Benciolini, presidente Solterm ItaliaZeno Benciolini, presidente Solterm Italia«Partirei dalla notizia secondo cui il solare termico è stato riconsiderato nel piano Transizione 5.0. Dopo l’esclusione riscontrata dalla lettura “alla lettera” del Decreto-Legge 2 marzo 2024, n. 19 (art. 38, punto 5, lettera a), questa tecnologia rientra, stando a un aggiornamento delle “Faq” pubblicato dal Mimit a novembre.

Ci aspettiamo che questa decisione possa contribuire a fornire rinnovato slancio al comparto, in accordo a una tendenza che stiamo notando da un paio d’anni di un progressivo impiego di impianti di medie o medio-grandi dimensioni.

Il mercato del solare termico italiano è caratterizzato in grandissima parte da micro impianti, ossia dagli impianti domestici, costituiti da uno o due pannelli. Tuttavia, si stanno affermando anche impianti di dimensioni più importanti per attività commerciali (come alberghi, caseifici ecc.). Ci auspichiamo che Transizione 5.0 possa fornire spinta a questa parte di mercato. Dopodiché, siamo in attesa del Conto Termico 3.0. Di quest’ultima misura fanno parte gli impianti solari termici per la produzione di ACS e i sistemi di solar cooling – prevedendo anche riscaldamento ambienti, teleriscaldamento, calore di processo – tra gli interventi incentivabili per l’incremento dell’efficienza energetica– se realizzati in edifici esistenti e dotati di impianti di climatizzazione – in quanto opere connesse alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili e a sistemi ad alta efficienza».

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Cosa emerge dai dati di mercato?

«Da quanto possiamo vedere dai dati Assotermica relativi ai primi 9 mesi del 2024, si contano quasi 90mila (89.752) metri quadri di nuovo installato, rispetto a circa 123mila del medesimo periodo 2023, quindi c’è un calo di quasi il 25%.

Solare termico: cosa emerge dai dati di mercato?Solare termico: cosa emerge dai dati di mercato?

È vero che, nel panel, mancano alcune aziende specializzate sul solare termico. In ogni caso, si nota che soffre meno la tecnologia a circolazione naturale (da 33.700 a 31.400 mq), rispetto alle soluzioni a circolazione forzata, per le quali il calo è stato sensibile (da 89mila mq a 58mila mq). Anche la tecnologia sotto vuoto (da 12mila del 2023 a 8mila nel 2024) ha subito un ridimensionamento».

Quali sono i limiti che paga il solare termico in Italia?

«Il solare termico è una soluzione tecnologica matura, consolidata ed efficace. Tuttavia, ha pagato la crescita del fotovoltaico. Inoltre, installazioni approssimative hanno eroso la fiducia nella tecnologia. Il fatto che nel prossimo Conto Termico potrebbe essere previsto – è un’ipotesi su cui il MASE ha posto uno specifico quesito, ma non sappiamo se e come verrà effettivamente implementata – un limite di intervento delle ESCo (potranno intervenire solo in occasione di opere di una certa dimensione) potrebbe aiutare a migliorare questa percezione, valorizzando realtà in grado di eseguire opere di qualità. Mi spiego meglio: il Conto Termico attuale ha favorito l’azione di alcune piccole Energy Service Company, soprattutto nel Centro Sud, che hanno operato in modo un po’ troppo speculativo, non curando la qualità degli interventi. Nel tempo, inoltre, lo stesso Conto Termico – dopo un significativo successo iniziale – ha poi perduto interesse. La speranza è che la nuova release contribuisca a riportarlo in luce, riprendendo il valore che merita. Ricordo, tra l’altro, che anche in questo caso gli incentivi del Transizione 5.0 risultano cumulabili con il Conto Termico. Questo potrebbe avere riflessi positivi anche per il solare termico».

Torniamo a Transizione 5.0 e alla Faq che ha di fatto ammesso il solare termico. Qual è il suo giudizio?

«Premesso che è sicuramente positiva nell’immediato la considerazione del solare termico nella misura incentivante, non mi è piaciuta la forma della risposta alla Faq.

Essa, infatti, riporta che:

«la produzione di calore tramite un impianto solare termico può essere considerata assimilabile nell’ambito della “elettrificazione degli usi termici” o, più in generale, della decarbonizzazione dei consumi termici. Anche se tecnicamente non si tratta di “elettrificazione” in senso stretto (poiché l’energia termica proviene direttamente dal sole e non dall’elettricità), rientra comunque negli approcci che utilizzano fonti rinnovabili per sostituire combustibili fossili nella produzione di calore. Gli impianti basati su tale tecnologia risultano pertanto ammissibili all’incentivo, a condizione che il calore prodotto sia interamente destinato al processo produttivo».

Mi pare un paradosso elettrificare il calore, quando sarebbe decisamente più favorevole combinare – per esempio – fotovoltaico e solare termico, in modo da renderli complementari e sfruttarne al meglio le rispettive caratteristiche: uno produce elettricità, l’altro provvede alle necessità di calore per vari impieghi».

La nuova direttiva EPBD come potrà contribuire al rilancio al solare termico?

«Sul tema, come Solterm Italia, abbiamo commissionato uno studio dedicato, per approfondire al meglio il tema e le opportunità generate da questa nuova release della Energy Performance Buildings Directive. Da quanto è possibile comprendere, EPBD darà spazio in maniera particolare alle pompe di calore. Sarebbe ottimale pensare a un uso combinato della pompa di calore col solare termico, in modo da renderla complementare: quest’ultimo fornirebbe ACS, specie d’estate, in modo da lasciare alla heat pump il compito di raffrescare gli ambienti.

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Contare su un unico apparecchio che nella stagione estiva debba provvedere a entrambi i servizi, va a discapito dell’efficienza e della vita utile della pompa di calore, chiamata a un lavoro oneroso.

Pensiamo che già un piccolo impianto solare termico, nella bella stagione, rende pressoché autonomi per le necessità di acqua calda sanitaria. Quindi, le opportunità per una combinazione virtuosa ci sono.

Ci sono poi tecnologie emergenti, come gli accumuli termici stagionali, non basati sull’acqua calda ma su materiali a cambiamento di fase, che potrebbero aprire scenari molto interessanti, anche qui sempre in combinazione con le pompe di calore, sul fronte di un utilizzo anche un po’ più massiccio del solare termico.

Se oggi presenta costi e richiede spazi che lo rendono inapplicabile, va ricordato che le soluzioni di accumulo stagionale sono opportunità reali già oggi negli impianti di teleriscaldamento in Danimarca (ma anche in Svizzera, Finlandia, Paesi Bassi, Francia, Stati Uniti, Germania, Canada, ricorda Enea). Qui vengono realizzati accumuli stagionali, combinati col solare termico, mediante cui viene servita una rete di telerescaldamento, con reti che lavorano a temperatura relativamente bassa (mandata a 80 °C, e ritorno a 40-45 °C), e che impiegano questi accumuli stagionali fino a quasi metà della stagione di riscaldamento, fino verso il mese di dicembre».

A proposito di Solterm Italia, in questi primi mesi di attività, su cosa avete lavorato?

«Una prima attività che ci ha visti impegnati ha riguardato la necessità di rispondere alla consultazione pubblica sul Conto Termico. In questo caso, abbiamo fornito risposte puntuali sui quesiti posti, e abbiamo proposto alcune revisioni più strutturali che reputiamo utili al nostro settore. Una tra tutte, abbiamo chiesto di eliminare il sistema a scaglioni che caratterizza il meccanismo contributivo. Abbiamo motivato questa scelta perché crea una segmentazione del mercato influenza in modo sensibile la realizzazione e il dimensionamento degli impianti, in modo da poter percepire gli incentivi, altrimenti preclusi. Faccio un esempio: il fatto che nessuno realizzi impianti da 50 metri quadri, perché conviene farli da 49 mq, in quanto se si supera la soglia scatta un meccanismo penalizzante sia nei tempi di recupero degli incentivi, sia nell’entità degli stessi incentivi.

Come Solterm Italia abbiamo proposto un sistema più graduale.

Stiamo ultimando un position paper sul solare termico, che contiamo di presentare quanto prima e organizzeremo un seminario, in collaborazione con AIRU (Associazione italiana riscaldamento urbano) sul teleriscaldamento in Italia combinato col solare termico, tenendo conto che oggi in Italia si contano almeno tre impianti di questo tipo. È un’iniziativa che si inquadra nelle attività di formazione sul tema del solare termico, su cui crediamo molto e che svilupperemo ulteriormente nel corso del 2025.

Infine, stiamo creando occasioni per una collaborazione con altre associazioni, tra cui Assotermica, in cui abbiamo deciso di far parte, creando occasioni di massima collaborazione, mantenendo però la nostra identità».

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