(AGENPARL) – Roma, 29 Novembre 2024
(AGENPARL) – ven 29 novembre 2024 Gli incentivi in investimenti 4.0: una valutazione dell’impatto della misura1
Abstract
Questo lavoro costituisce il primo rapporto intermedio di valutazione del piano Transizione 4.0, introdotto
dalla Legge di Bilancio 2020 con l’obiettivo di sostenere la trasformazione digitale del sistema produttivo
italiano attraverso investimenti strumentali materiali e immateriali tecnologicamente avanzati, attività di
ricerca e sviluppo e formazione del personale. L’analisi si concentra sul credito d’imposta per investimenti
in beni materiali 4.0 a cui è riconducibile circa l’80 per cento dei crediti maturati. Le analisi mostrano che
complessivamente l’incentivo ha stimolato maggiori investimenti e che questi investimenti hanno avuto
orizzonte di osservazione, per le aziende che per prime hanno usufruito del beneficio. Tuttavia, si evidenzia
una diminuzione nel tempo dell’effetto dell’aumento del tasso di investimento sull’occupazione e fatturato
dell’incentivo.
1. Introduzione
La legge di Bilancio del 2020 (n.160/2019) ha introdotto il “Piano Transizione 4.0”, un insieme di incentivi
alle imprese, erogati sotto forma di credito di imposta, con l’obiettivo di sostenere e favorire la
digitalizzazione del sistema produttivo italiano attraverso investimenti strumentali materiali e immateriali
in tecnologie tecnologicamente avanzate, attività di ricerca e sviluppo e formazione del personale. Il piano
Transizione 4.0, nasce, quindi, dall’esigenza di stimolare la crescita economica anche per assumere un
ruolo attivo e non di retroguardia nella definizione delle traiettorie del cambiamento globale. Per
raggiungere tale obiettivo, il piano prevede incentivi per investimenti, materiali e immateriali, in tecnologie
digitali e il supporto ad una formazione di alta qualità per migliorare la disponibilità di competenze e di
profili professionali capaci di progettare e gestire l’integrazione delle tecnologie 4.0.
decreto
Ministro
dell’Economia
delle
Finanze
novembre
(https://www.finanze.gov.it/export/sites/finanze/.galleries/Documenti/Decreti_Ministeriali/bozza_dm_comitato_scientifico_transiz
ione_4.0_9_nov_2021_draft.doc.pdf_bollinato_signed.pdf) ha istituito il Comitato scientifico per la valutazione dell’impatto
economico degli interventi del “Piano Transizione 4.0”. Tale Comitato è composto da rappresentanti del Ministero dell’Economia e
delle Finanze, del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e della Banca d’Italia. Il Comitato ha il compito di valutare l’impatto
economico, l’efficacia e l’efficienza degli interventi previsti dal Piano Transizione 4.0 e di elaborare e approvare un rapporto
intermedio entro il mese di novembre 2024 ed un rapporto finale entro il mese di maggio 2026. I rapporti sono pubblicati sui siti
internet istituzionali del Ministero dell’Economia e delle Finanze e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy entro novembre
2024 e maggio 2026. Nell’elaborazione delle metodologie il Comitato si è avvalso anche degli esperti di Confindustria e Istat. In data
13 novembre 2024 il Comitato ha approvato all’unanimità il rapporto intermedio oggetto della presente pubblicazione.
Con il decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 23 novembre 2021 è stato istituito il Comitato
scientifico per la valutazione dell’impatto economico degli interventi del “Piano Transizione 4.0”, che ha
il compito di valutare l’impatto economico, l’efficacia e l’efficienza degli interventi previsti dal Piano
Transizione 4.0. Il Comitato è tenuto a redigere e pubblicare rapporti: il primo, intermedio, entro novembre
2024, e il secondo, finale, entro maggio 2026.
Questo rapporto rappresenta il primo report intermedio di valutazione di impatto della misura. Oltre
all’analisi dell’evoluzione normativa della misura e dei suoi meccanismi di funzionamento, si forniscono
le prime evidenze di natura descrittiva sull’utilizzo dei crediti di imposta e alcune valutazioni preliminari
sugli effetti del piano sulla performance delle imprese beneficiarie. Poiché, come descritto in dettaglio più
avanti, circa l’80 per cento delle risorse nei primi 3 anni di implementazione del piano sono state destinate
a investimenti in beni strumentali materiali tecnologicamente avanzati (di seguito beni materiali 4.0),
questa sarà la principale misura oggetto di valutazione.
Il rapporto fornisce una breve analisi dell’evoluzione normativa del piano Transizione 4.0 (sezione 2), una
descrizione dei dati alla base dell’esercizio di monitoraggio e di valutazione preliminare (sezione 3), i
principali risultati descrittivi sull’utilizzo della misura (sezione 4), la metodologia utilizzata per la
valutazione di impatto della misura (sezione 5) e la presentazione dei risultati principali
sull’accumulazione di capitale, sul fatturato e sull’occupazione (sezione 6). La sezione 7 conclude.
2. Evoluzione normativa
Al fine di incentivare la trasformazione digitale delle imprese, la Legge di Bilancio 2020 ha introdotto il
piano Transizione 4.0, che prevede il riconoscimento di un credito d’imposta a fronte di spese effettuate
in investimenti in beni strumentali materiali e immateriali, attività di ricerca e sviluppo, innovazione
tecnologica, design e ideazione estetica e formazione del personale. L’agevolazione ha sostituito la
maggiorazione della deducibilità delle quote di ammortamento (iper-ammortamento) prevista dal
precedente programma “Industria 4.0” e istituito dalla legge di bilancio per il 2017. Il regime di agevolazioni
resterà in vigore fino al 2025 (giugno 2026 per gli investimenti rispetto ai quali è stato versato un acconto
del 20 per cento nel 2025).
L’incentivo riguarda alcune tipologie specifiche di beni capitali, l’innovazione e la formazione del
personale, in particolare:
a) investimenti in beni strumentali materiali funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale
delle imprese secondo il modello Industria 4.0, compresi nell’Allegato A annesso alla legge di
bilancio per il 2017 (beni materiali 4.0);
b) investimenti in beni immateriali (ricompresi nell’Allegato B della legge di bilancio per il 2017)
connessi con investimenti in beni materiali di cui al punto a). In questo caso, per tenere conto
delle specifiche finalità dell’agevolazione, sono inclusi anche i beni immateriali funzionali al
monitoraggio e alla visualizzazione dei consumi energetici e ai software connessi con questi stessi
investimenti (beni immateriali 4.0);
c) beni strumentali standard (non inclusi negli allegati A e B alla L. 232/2016);
d) attività di ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica, design e ideazione estetica (R&D&I);
attività di formazione (formazione 4.0).
Le percentuali del credito di imposta, i limiti di spesa e le tipologie di beni agevolabili sono stati
modificati nel tempo, come evidente dalla Tabella 1.
Tabella 1: Aliquote e massimali dei crediti di imposta Transizione 4.0
Investimenti
agevolati
Scaglioni di investimento
(milioni di euro)
0-2,5
2,5-10
Beni strumentali
10-20
materiali 4.0 (di cui
oltre
all’allegato A,
10-50 se inclusi nel PNRR, diretti
L.232/2016)
alla realizzazione di obiettivi di
transizione
Immateriali 4.0 (di
0-0,7
cui all’allegato B,
0,7-1
L.232/2016)
oltre 1
Beni strumentali
standard (non
inclusi negli
allegati A e B alla
L. 232/2016)
R&D&I – Attività di
ricerca, sviluppo e
Formazione 4.0
Fino a 2
Fino a 2
Piccole imprese (spesa fino a
300000 euro)
Medie imprese (spesa fino a
250000 euro)
Grandi imprese (spesa fino a
250000 euro)
Piccole imprese (spesa fino a
300000 euro)
Medie imprese (spesa fino a
250000 euro)
Grandi imprese (spesa fino a
250000 euro)
Piccole imprese (spesa fino a
300000 euro)
Medie imprese (spesa fino a
250000 euro)
Grandi imprese (spesa fino a
250000 euro)
Piccole imprese (spesa fino a
300000 euro)
Medie imprese (spesa fino a
250000 euro)
Grandi imprese (spesa fino a
250000 euro)
Aliquote relative al credito di imposa
formazione avviata
formazione avviata
successivamente al
legati all’erogazione da
soggetti esterni
qualificati e certificati
formazione avviata
successivamente al
requisiti legati
all’erogazione da
soggetti esterni
La definizione di imprese piccole, medie e grandi si basa sulla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione, del 6 maggio 2003.
Per quanto riguarda la misura oggetto della presente valutazione (beni materiali 4.0), nell’anno di entrata
in vigore del piano Transizione 4.0, il credito era riconosciuto nella misura del 40 per cento per la quota di
investimenti fino a 2,5 milioni di euro e del 20 per cento per quelli fino a 10 milioni di euro (limite massimo
di costi complessivamente ammissibili). Con la legge di bilancio del 2021, queste aliquote sono state
innalzate al 50 e al 30 per cento rispettivamente per i soli investimenti effettuati nel 2021 (o fino a giugno
2022 in caso di investimenti programmati con acconto versato nel 2021) ed è stato introdotto un
innalzamento della soglia a 20 milioni di euro con un’aliquota del 10 per cento. La legge di bilancio del
2022 ha abbassato le aliquote per gli anni 2023-25 (esclusi da questa valutazione), come riportato in
tabella.
Il credito di imposta spetta a tutte le imprese residenti – incluse le stabili organizzazioni di soggetti non
residenti – indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico in cui operano, dalle
dimensioni e dal regime contabile (ordinario o semplificato) adottato. Alcuni settori sono esclusi dai
finanziamenti PNRR in virtù del principio DNSH (do no significant harm) che prevede di non supportare
interventi che possono arrecare danni agli obiettivi europei su clima e ambiente. Tuttavia, le imprese
appartenenti a tali settori2 vengono supportate con le risorse del Fondo complementare nazionale.
I beni di investimento per essere agevolabili devono avere le caratteristiche di “strumentalità” rispetto
all’attività esercitata dall’impresa beneficiaria e di “novità”. Per questa ragione l’incentivo non spetta per
gli investimenti in beni a qualunque titolo già impiegati nei processi produttivi.
Il credito di imposta è utilizzabile, senza limiti, esclusivamente in compensazione in tre quote annuali di
pari importo a decorrere dall’anno di avvenuta interconnessione 3 dei beni, non concorre alla formazione
del reddito imponibile né della base imponibile Irap e non rileva ai fini del rapporto di deducibilità degli
interessi passivi e dei componenti negativi. I bonus fiscali sono cumulabili con altre agevolazioni che
abbiano ad oggetto i medesimi costi, a condizione che il cumulo non porti al superamento del costo
sostenuto.
Si tratta dei settori della fabbricazione di auto e rimorchi, fabbricazione di altri mezzi di trasporto, fabbricazione di articoli in gomma
e plastica, smaltimento rifiuti, costruzione di edifici, ingegneria civile, lavori di costruzione specializzati, estrazione di minerali,
fabbricazione di carta, coltivazioni agricole, raffinazione di petrolio, fabbricazione di prodotti chimici, trasporto aereo, trasporto
terrestre, trasporto marittimo, fornitura di energia elettrica, metallurgia, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi.
La Circolare 4E del 30/03/2017 dell’Agenzia delle Entrate ha chiarito che la caratteristica dell’interconnessione ai sistemi informatici
di fabbrica con caricamento da remoto di istruzioni e/o part program è soddisfatta se: i) il bene scambia informazioni con sistemi
interni (ad esempio sistema gestionale, sistemi di pianificazione, sistemi di progettazione e sviluppo del prodotto, monitoraggio,
anche in remoto, e controllo, altre macchine dello stabilimento, ecc.) per mezzo di un collegamento basato su specifiche
documentate, disponibili pubblicamente e internazionalmente riconosciute (ad esempio TCP-IP, HTTP, MQTT, ecc.);
e ii), il bene deve essere identificato univocamente, al fine di riconoscere l’origine delle informazioni, mediante l’utilizzo di standard
di indirizzamento internazionalmente riconosciuti (ad esempio indirizzo IP).
3. Dati
Per l’analisi è stato costruito un dataset integrato combinando basi dati provenienti da fonti diverse
relative al periodo 2016-2022.
La principale fonte di informazioni è costituita dalle dichiarazioni dei redditi delle società di capitali per gli
anni d’imposta dal 2016 al 2022 (l’ultimo anno è da considerarsi provvisorio). Dalle dichiarazioni sono
state ottenute informazioni sui crediti d’imposta Transizione 4.0 maturati e sull’ammontare
dell’investimento agevolato. Sono state inoltre ottenute le maggiorazioni delle quote d’ammortamento dei
beni inclusi nel super e iper-ammortamento utilizzate dalle imprese nel periodo 2017-2019, per
identificare, tra quelle che hanno investito in beni Transizione 4.0, le imprese che già nel triennio
precedente si erano avvalse dell’incentivo per investimenti in tecnologie digitali avanzate.
Per identificare la variazione degli occupati sono stati utilizzati i dati forniti dall’INPS relativi alle
dichiarazioni UNIEMENS. Tale base dati riporta per ogni impresa e anno d’imposta il numero di occupati
suddivisi per qualifica, genere e classe di età. Sono stati utilizzati, inoltre, i bilanci civilistici delle imprese
di fonte Orbis Bureau Van Dijk (BvD) e Cerved4. Infine, ulteriori caratteristiche d’impresa sono state
desunte dalle indagini Asia occupazione, Asia imprese (anni 2016 e 2019) e dal Censimento permanente
delle imprese (anno 2019).
Il dataset finale è composto da tutte le imprese attive tra il 2016 e il 2019 (Asia Imprese), integrate con le
informazioni relative all’utilizzo degli incentivi per gli investimenti in tecnologie digitali avanzate
(Dichiarazione dei redditi), gli occupati (INPS e Asia Occupazione) e i dati di bilancio (Orbis BvD e Cerved).
4. Statistiche descrittive
4.1. Crediti d’imposta del piano Transizione 4.0
Come descritto nel paragrafo 2 il piano Transizione 4.0 include incentivi per investimenti in beni materiali
4.0, per investimenti in beni immateriali 4.0, investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica,
design e ideazione estetica (R&D&I) e investimenti in formazione 4.0.
Nei primi tre anni di vigenza della misura sono stati maturati complessivamente 29 miliardi di euro di
credito d’imposta5 (Figura 1), di cui circa 23 (oltre l’80%) relativi ad investimenti in beni materiali 4.0.
Si ringrazia Cerved group per aver cortesemente fornito alcune variabili desunte dai bilanci delle società di capitali utilizzate
nell’analisi.
Il grafico e le analisi non comprendono i crediti d’imposta per beni materiali tradizionali, non inclusi nell’allegato A della norma di
riferimento.
Figura 1: Crediti di imposta del piano Transizione 4.0 maturati per tipo di investimento – (milioni di
euro)
Nota: i crediti di imposta maturati sono riferiti alle società di persone, società di capitali, persone fisiche ed enti non
commerciali. Le Dichiarazioni delle Società di Capitali per l’anno di imposta 2022 sono provvisorie.
La quasi totalità dei crediti di imposta è stato maturato da società di capitali: l’83 per cento per gli
investimenti materiali 4.0, il 91 per cento per gli investimenti immateriali 4.0, il 98 per cento per il credito
R&D&I e il 92 per cento per formazione 4.0.
È opportuno sottolineare che l’ammontare del credito d’imposta maturato per investimenti in beni
materiali 4.0 può essere riferito all’acquisto combinato di beni materiali e immateriali, come ad esempio
nel caso di software necessario al funzionamento dei dispositivi (embedded software). In questo caso i
beni immateriali 4.0 possono essere agevolati congiuntamente al costo del dispositivo 6, ma i dati a
disposizione non consentono di separare le due tipologie di investimento.
La Tabella 2 riporta la distribuzione del credito riferita alle sole società di capitali, per le quali sono
disponibili anche i dati di bilancio. In particolare, le prime quattro colonne della Tabella 2 mostrano la
distribuzione dei crediti di imposta per beni immateriali 4.0. Nel triennio 2020-2022, le micro e piccole
imprese hanno assorbito quasi il 50 per cento dell’ammontare totale dei crediti, pur rappresentando il 70
per cento del numero di beneficiari. Tra le società beneficiarie il 64 per cento ha domicilio fiscale al Nord,
contro il 14 per cento del Sud. Le imprese manifatturiere hanno maturato complessivamente il 52 per
cento dei crediti.
Come espressamente indicato nella Risposta n. 394/2021 dell’Agenzia delle Entrate.
Per quanto riguarda il credito d’imposta per R&D&I (colonne da 5 a 8 della Tabella 2), le grandi imprese
assorbono il 33% del totale, una quota maggiore di quelle riferite alle altre tipologie d’investimento. Queste
evidenze segnalano la complessità delle attività di R&S che richiede l’impiego di notevoli risorse finanziarie
e umane. Le micro e piccole imprese beneficiano del 17 e 24 per cento rispettivamente del credito
complessivo; il credito medio maturato della micro imprese è circa 7 volte inferiore a quello delle grandi
imprese. Il 60 per cento dei crediti è stato richiesto da imprese localizzate al Nord contro il 17 per cento
del Sud. Le imprese della manifattura hanno maturato il 57 per cento del totale dei crediti, quello dei servizi
il 26 per cento.
Riguardo il credito d’imposta per formazione 4.0 (colonne da 9 a 12 della Tabella 2), la quota del credito
maturato da micro e piccole imprese è molto elevata, pari al 78 per cento del totale. Al Sud è localizzato
più del 37 per cento delle imprese che hanno beneficiato di questa misura, una quota più che doppia
rispetto a tutti gli altri crediti del piano transizione 4.0. Anche la quota di crediti per settore di attività
economica di questa misura si discosta molto dalle altre del piano: ad esempio, il settore manifatturiero
è il primo in termini di ammontare, ma nel caso di Formazione 4.0 assorbe una quota limitata del totale del
credito (28 per cento, circa la metà di quella delle altre misure). Tali differenze potrebbero essere in parte
determinate dai tetti di spesa ammissibile di ammontare inferiore rispetto a quelli degli altri crediti
d’imposta del piano. Le grandi imprese, essendo meno numerose, assorbono complessivamente meno
fondi per questi incentivi rispetto a quelli con tetti più generosi. Inoltre, per il credito formazione il tetto di
spesa previsto per le piccole imprese è superiore a quello previsto per altre imprese (300 mila euro contro
250 mila euro), con lo scopo di indirizzare maggiori risorse verso le imprese di minori dimensioni che hanno
in media maggiori carenze sotto il profilo dell’innovazione e della digitalizzazione.
Tabella 2: Distribuzione dei crediti d’imposta Beni Immateriali 4.0, R&D&I e Formazione 4.0 società
di capitali, anni d’imposta 2020 – 20227
Ammontare
credito
(mln di euro)
% credito sul Credito medio
totale
(euro)
Numero
beneficiari
Ammontare
credito
(mln di euro)
% credito sul Credito medio
totale
(euro)
Immateriali 4.0
Numero
beneficiari
Ammontare
credito
(mln di euro)
R&D&I
% credito sul Credito medio
totale
(euro)
Numero
beneficiari
Formazione 4.0
7.389
2.801
1.183
32,5%
63.150
18.736
20,5%
42.381
12.363
22,7%
11.186
6.258
1.379
37,8%
87.425
15.768
36,1%
43.821
21.046
70,6%
23.506
9.263
1.080
29,7%
86.321
12.517
1.107
43,4%
44.888
24.668
Totale
3.642
2.554
DIMENSIONE
Micro
19,2%
8.992
6.574
16,8%
38.387
15.912
34,6%
29.950
29.532
Piccole
28,6%
13.223
6.665
24,2%
53.930
16.347
1.102
43,2%
54.772
20.117
Medie
28,4%
23.677
3.701
25,8%
89.552
10.478
18,0%
67.179
6.834
Grandi
23,9%
53.232
1.382
1.211
33,3%
282.780
4.284
67.810
1.594
Nord Ovest
33,5%
16.485
6.263
1.257
34,5%
73.438
17.123
21,4%
45.756
11.926
Nord Est
26,8%
15.292
5.402
24,7%
65.448
13.729
11,0%
37.603
7.482
Centro
23,3%
17.582
4.079
23,5%
85.151
10.067
29,7%
44.447
17.041
16,5%
19.732
2.578
17,3%
103.072
6.102
37,9%
44.805
21.628
Manifattura
51,7%
14.565
10.952
2.077
57,0%
76.696
27.076
28,0%
43.680
16.393
Costruzioni
23.516
66.899
1.186
13,0%
49.352
6.740
Commercio
11,6%
15.390
2.317
56.210
3.765
17,5%
38.243
11.703
Servizi
17,1%
21.477
2.454
26,0%
74.428
12.724
23,6%
39.474
15.249
Energia
27.912
198.536
57.488
Trasporti
31.418
196.371
10,0%
68.825
3.692
Altro
18.105
1.059
93.679
1.160
44.250
3.472
AREE GEOGRAFICHE
Sud e Isole
SETTORE
Nota: i beneficiari possono essere ripetuti in caso di un soggetto beneficiario in diverse annualità.
I settori corrispondono alle seguenti sezioni Ateco: Manifattura sezione C, Costruzioni sezione F, Commercio sezione G, Servizi sezioni da I a N e
da R a T, Energia sezioni D ed E, Trasporti sezione H, Altro include le sezioni residuali.
Le dimensioni sono state calcolate sulla base del fatturato riportato in bilancio, in particolare sono state definite: “micro” le imprese con fatturato
fino a 2 milioni di euro; “piccole” le imprese con fatturato compreso tra 2 e 10 mln di euro; “medie” le imprese con fatturato compreso tra 10 e 50
mln di euro mentre “grandi” le imprese con fatturato oltre 50 mln di euro.
4.2. Crediti d’imposta per investimenti in beni materiali 4.0
Come per gli altri crediti d’imposta del piano, anche per i beni materiali 4.0, le società di capitali sono i
principali beneficiari: circa l’83 per cento in termini di ammontare e oltre il 50 per cento in termini di
numero di imprese.
Nel triennio 2020-2022 circa 85 mila società di capitali8 hanno beneficiato della misura per l’acquisto di
beni materiali 4.0 maturando oltre 18 miliardi di euro di credito d’imposta (Tabella 3). Il 2021 è l’anno con
maggior credito maturato (circa 9 miliardi di euro) sia per le aliquote più elevate, che a parità di
investimento danno diritto a un credito di imposta più ampio, sia verosimilmente per la ripresa ciclica degli
investimenti in seguito alla crisi pandemica.
Oltre il 60 per cento del credito d’imposta è stato maturato da imprese di dimensioni medie e piccole,
rispettivamente 5,7 e 5,6 miliardi di euro. Le grandi imprese hanno maturato oltre 4 miliardi di euro di
credito, le micro 2,6 miliardi di euro. Il credito medio cresce all’aumentare della dimensione d’impresa: le
La tabella non include i dati dei beni immateriali non 4.0 (diversi da allegato B) poiché questi sono inseriti in dichiarazione con lo
stesso codice dei beni materiali non 4.0 (diversi da allegato A).
Le statistiche descrittive e le analisi seguenti sono riferite alle sole società di capitali, per le quali è possibile abbinare ai dati
fiscali anche quelli di bilancio.
imprese grandi in media hanno maturato un credito di circa 656 mila euro, più del doppio di quello delle
imprese medie (290 mila euro). Significativamente più contenuto il credito medio maturato dalle micro e
dalle piccole imprese, rispettivamente pari a 53 e 134 mila euro.
Circa il 70 per cento del credito d’imposta per investimenti materiali 4.0 (12,6 miliardi di euro) è stato
maturato dalle imprese residenti nel Nord, circa 3 miliardi da imprese del Sud e circa 2,6 miliardi di euro
da quelle del Centro. La maggiore quota di crediti delle imprese del Nord riflette sia il più elevato numero
di imprese beneficiarie sia investimenti di maggiore entità: ad esempio il credito medio delle imprese del
Nord ovest è circa l’80 per cento superiore a quello delle imprese del Mezzogiorno.
Le informazioni desumibili dalle dichiarazioni dei redditi riportano l’area in cui è collocata la residenza
fiscale dell’impresa, ma non consentono di identificare l’esatta localizzazione degli investimenti per cui le
imprese hanno maturato il beneficio. Pertanto, ad esempio, i crediti d’imposta maturati da società con
residenza fiscale nel Nord potrebbero essere legati ad investimenti effettuati in sedi produttive presenti in
altre aree geografiche. Tale fenomeno riguarda principalmente le imprese di grandi dimensioni con più
stabilimenti produttivi.
Le imprese del settore manifatturiero hanno maturato oltre il 60 per cento del credito complessivo legato
agli investimenti in beni materiali 4.0 (circa 11,5 miliardi di euro), seguite dalle imprese dei settori del
commercio e delle costruzioni. Le imprese operanti nel settore dell’energia hanno effettuato investimenti
in media più elevati (credito medio pari a circa 231 mila euro), seguite dalle imprese della manifattura e da
quelle dei trasporti (rispettivamente beneficiarie di crediti medi pari a 225 e 163 mila euro).
Tabella 3: Distribuzione del credito d’imposta per investimenti in beni materiali 4.0
Ammontare credito
(mln di euro)
% credito sul
totale
Credito medio
(euro)
Numero
investimenti
1.845
10,2%
126.255
14.616
9.364
51,6%
178.179
52.553
6.952
38,3%
138.833
50.072
Totale
18.161
154.902
117.241
DIMENSIONE
Micro
2.615
14,4%
53.028
49.320
Piccole
5.599
30,8%
134.233
41.712
Medie
5.750
31,7%
290.188
19.815
Grandi
4.196
23,1%
656.285
6.394
Nord Ovest
6.611
36,4%
182.287
36.269
Nord Est
5.943
32,7%
178.093
33.369
Centro
2.573
14,2%
129.994
19.791
Sud e Isole
3.034
16,7%
109.088
27.812
Manifattura
11.512
63,4%
225.061
51.149
Costruzioni
1.563
98.533
15.867
Commercio
1.707
85.917
19.867
Servizi
67.940
13.150
Energia
231.235
3.058
Trasporti
163.843
4.218
1.087
109.469
9.932
AREE GEOGRAFICHE
SETTORE
Altro
Nota: i beneficiari possono essere ripetuti in caso di un soggetto beneficiario in diverse
annualità. In totale si tratta di circa 85.113 società.
Nella Tabella 4 il credito di imposta maturato è stato ripartito in tre coorti di imprese definite sulla base del
primo anno in cui è stato effettuato un investimento in beni materiali 4.0 (coorte 2020, 2021 e 2022). Le
imprese della coorte 2020 sono mediamente più grandi rispetto a quelle delle altre coorti: nella coorte
2020 oltre il 70 per cento del credito totale è stato maturato da imprese medie e grandi. Questa quota si
riduce significativamente negli anni successivi (al 35 per cento nel 2021 e al 28 nel 2022), soprattutto per
le imprese più grandi. Le piccole imprese della coorte del 2021 e 2022 maturano oltre un terzo del credito
totale, mentre le micro passano dal 6 per cento nel 2020 a oltre il 26 per cento nel 2022. Per quanto
riguarda la distribuzione geografica del credito d’imposta, nel 2022 rispetto al 2020 si nota un incremento
della quota di imprese localizzate al Sud e un calo di quelle al Nord. Con riferimento ai settori, la quota di
credito maturato dalle imprese della manifattura è diminuita tra la coorte 2020 e la coorte 2022, mentre
sono aumentate le quote del settore del commercio, dei servizi e dei trasporti.
Tabella 4: Distribuzione del credito d’imposta per investimenti in beni materiali 4.0 per coorte di
primo utilizzo e caratteristiche d’impresa
Ammontare credito
(mln di euro)
% credito sul
totale
Ammontare credito
(mln di euro)
Coorte 2020
% credito sul
totale
Ammontare credito
(mln di euro)
Coorte 2021
% credito sul
totale
Coorte 2022
DIMENSIONE
Micro
1.552
17,9%
26,6%
Piccole
1.602
22,2%
3.184
36,7%
35,9%
Medie
2.542
35,2%
2.661
30,7%
24,2%
Grandi
2.622
36,3%
1.271
14,7%
13,4%
Totale
7.228
8.667
2.266
AREE GEOGRAFICHE
Nord Ovest
2.806
38,8%
3.084
35,6%
31,8%
Nord Est
2.456
34,0%
2.859
33,0%
27,7%
13,1%
1.269
14,6%
15,7%
1.019
14,1%
1.454
16,8%
24,8%
Manifattura
4.830
70,9%
5.426
66,7%
1.256
59,0%
Costruzioni
Commercio
14,4%
Servizi
Energia
Trasporti
Altro
Centro
Sud e Isole
SETTORE
I settori corrispondono alle seguenti sezioni Ateco: Manifattura sezione C, Costruzioni sezione F, Commercio sezione
G, Servizi sezioni da I a N e da R a T, Energia sezioni D ed E, Trasporti sezione H, Altro include le sezioni residuali.
La Tabella 5 mostra le statistiche descrittive di alcune caratteristiche di impresa (numero di occupati,
ricavi, attivo di bilancio e tasso di investimento9) misurate nel 2019, prima dell’entrata in vigore del piano
Transizione 4.0. Le società di capitali sono suddivise in quattro gruppi: imprese non beneficiarie né di iperammortamento né di Transizione 4.0, imprese beneficiarie solo di iper-ammortamento e imprese
beneficiarie di Transizione 4.0 (indipendentemente dall’utilizzo anche di iper-ammortamento), distinti per
coorte di primo utilizzo della misura. Le imprese che non hanno beneficiato del piano Transizione 4.0 sono
mediamente più piccole, sia in termini di occupati sia di ricavi, e hanno tassi di investimenti inferiori.
Inoltre, anche tra i beneficiari si evidenzia una significativa eterogeneità: i first adopter di Transizione 4.0
(la coorte 2020) sono mediamente più grandi e con tassi d’investimento maggiori, coerentemente con
quanto emerge da studi simili (Bratta et al., 2020).
Il tasso d’investimento è definito come rapporto tra gli investimenti in beni materiali al tempo t e il totale dell’attivo al tempo t-1. Il
totale dell’attivo è stato corretto per tenere conto delle rivalutazioni previste per i beni materiali. La correzione effettuata consiste
nel sottrarre al totale dell’attivo a partire dall’anno 2021 la differenza tra la riserva di rivalutazione iscritta in bilancio nel 2020 e nel
2019.
Tabella 5: Principali variabili di bilancio, caratteristiche beneficiari e non beneficiari del credito
d’imposta
Anno 2019
25esimo percentile
Media
Mediana
75esimo percentile
Numero imprese
OCCUPATI (NUMERO)
Non beneficiari
733.851
Beneficiari solo di iper-ammortamento
22.300
Coorte 2020
13.949
Coorte 2021
40.102
Coorte 2022
21.392
Non beneficiari
72.004
232.602
745.102
733.851
Beneficiari solo di iper-ammortamento
421.282
22.300
Coorte 2020
13.949
Coorte 2021
728.441
40.102
Coorte 2022
544.537
21.392
RICAVI DELLE VENDITE (EURO)
TOTALE ATTIVO (EURO)
Non beneficiari
115.892
358.964
733.851
Beneficiari solo di iper-ammortamento
412.457
22.300
Coorte 2020
13.949
Coorte 2021
677.458
40.102
Coorte 2022
495.721
21.392
Non beneficiari
733.851
Beneficiari solo di iper-ammortamento
22.300
Coorte 2020
13.949
Coorte 2021
40.102
Coorte 2022
21.392
TASSO D’INVESTIMENTO (%)
Nota: i valori di bilancio riportati sono riferiti all’anno 2019, antecedente l’introduzione del piano Transizione 4.0.
La Tabella 6 analizza, nel periodo antecedente l’introduzione del piano Transizione 4.0, il grado di maturità
digitale delle imprese beneficiarie rispetto a quelle non beneficiarie. Utilizzando i dati dall’indagine
multiscopo dell’ISTAT, per ogni coorte è stata calcolata la quota di imprese che tra il 2016 e il 2019 aveva
investito in almeno una tecnologia digitale avanzata (automazione avanzata, robot collaborativi e sistemi
intelligenti, stampanti in 3D, simulazione tra macchine interconnesse). L’indagine multiscopo ISTAT è
censuaria per le imprese con più di 20 addetti e campionaria per le imprese più piccole;
complessivamente sono state ottenute informazioni per circa il 40 per cento dei beneficiari di Transizione
4.0. I risultati indicano che in media le imprese beneficiarie di Transizione 4.0 nel periodo antecedente
all’introduzione della misura erano già caratterizzate da un più elevato grado di maturità digitale rispetto
alle non beneficiarie. Da questo punto di vista emergono tuttavia significative differenze tra le diverse
coorti di imprese beneficiarie. Tra le imprese della coorte 2020, che per prime hanno beneficiato del piano
Transizione 4.0, il 30 per cento dichiara di aver effettuato investimenti in tecnologie digitali avanzate nel
triennio 2016-2019; tale quota scende al 19 per cento della coorte 2021 e al 15 per cento per quella del
2022. Questi dati indicano che nel tempo l’incentivo è stato utilizzato in misura crescente da imprese con
una minore maturità digitale, favorendo, coerentemente con gli obiettivi dell’intervento, una più ampia e
diffusa digitalizzazione delle imprese. Si può stimare che una quota tra il 70 e l’85 per cento dei beneficiari
non avesse investito in tecnologie digitali avanzate prima dell’adozione dell’incentivo.
Tabella 6: Quota di imprese, per coorte, che tra il 2016 e il 2019 hanno investito in tecnologie digitali
avanzate*
Tecnologie digitali
avanzate
Softw are per la gestione
aziendale
Non beneficiarie
48,4%
Coorte 2020
30,0%
70,0%
Coorte 2021
19,2%
60,7%
Coorte 2022
15,3%
59,1%
*Automazione avanzata, robot collaborativi e sistemi intelligenti,
stampanti in 3D, simulazione tra macchine interconnesse
Ai fini della valutazione del piano Transizione 4.0 è opportuno tenere in considerazione che tra il 2017 e il
2019 era in vigore la misura dell’iper-ammortamento che forniva un vantaggio fiscale, sotto forma di
maggiorazione del costo d’acquisto ai fini della deducibilità dal reddito d’esercizio, alle imprese che
effettuavano investimenti in beni materiali tecnologicamente avanzati analoghi a quelli agevolati da
Transizione 4.0. Gli effetti di investimenti 4.0 sulla performance delle imprese potrebbero differire nel caso
di prima adozione rispetto a casi di imprese che avevano già accresciuto il capitale digitale avanzato
usufruendo degli incentivi pregressi. Da questo punto di vista rileva notare, che come mostrato dalla
Tabella 7, le imprese beneficiarie di Transizione 4.0, ma che non avevano usufruito dell’iperammortamento, hanno caratteristiche diverse dalle imprese che avevano già beneficiato dell’iperammortamento: sono infatti più piccole in termini di occupati, ricavi e attivo di bilancio e sono
caratterizzate da tassi di investimento inferiori. Tali imprese, pur costituendo circa il 76 per cento del totale
dei beneficiari, hanno maturato solo il 45 per cento del credito complessivo per investimenti in beni
materiali 4.0.
Tabella 7: Principali variabili di bilancio delle imprese beneficiarie di transizione 4.0 e iperammortamento
25esimo
percentile
Media
Mediana
75esimo
percentile
Numero imprese
Sia transizione sia iper-ammortamento
20.475
Solo transizione
54.968
20.475
545.768
54.968
20.475
504.449
54.968
Sia transizione sia iper-ammortamento
20.475
Solo transizione
54.968
Anno 2019
OCCUPATI (NUMERO)
RICAVI DELLE VENDITE (EURO)
Sia transizione sia iper-ammortamento
Solo transizione
TOTALE ATTIVO (EURO)
Sia transizione sia iper-ammortamento
Solo transizione
TASSO D’INVESTIMENTO (%)
Nota: i valori di bilancio riportati sono riferiti all’anno 2019, antecedente l’introduzione del piano Transizione 4.0. Il numero
totale delle imprese in questa tabella è inferiore a 85.113 poiché circa 10.000 imprese beneficiarie di transizione 4.0 non
sono comprese negli archivi di bilancio per l’anno 2019.
Le imprese potevano usufruire dell’incentivo anche in più anni a fronte di nuovi investimenti 4.0. La Tabella
8 analizza se tali investimenti tendono ad essere ripetuti nel tempo o se viceversa hanno carattere più
occasionale. In particolare, le imprese beneficiarie di Transizione 4.0 sono divise in 3 gruppi sulla base nel
numero di anni (tra il 2020 e il 2022) in cui hanno investito in beni agevolati. Circa il 30 per cento del credito
è stato maturato da imprese che hanno investito in un solo anno e che rappresentano circa il 70 per cento
delle beneficiarie. Solo il 6 per cento delle imprese ha effettuato un investimento in ogni anno di vigenza
della misura e tali investimenti rappresentano circa il 29 per cento del credito totale maturato. Le imprese
che hanno investito in tutti gli anni hanno effettuato anche investimenti mediamente più elevati.
Tabella 8: Distribuzione del credito d’imposta per numero di anni in cui le imprese hanno investito
in Beni Materiali 4.0
Credito d’imposta
Imprese beneficiarie
Credito medio annuo
per impresa
Numero di anni
Ammontare
(mln di euro)
% sul totale
Frequenza
% sul totale
Ammontare
(euro)
5.488
30,2%
58.242
68,4%
94.231
7.478
41,2%
21.614
25,4%
345.964
5.195
28,6%
5.257
988.196
Totale
18.161
85.113
213.373
Nota: l’ammontare nella colonna 2 include il totale del credito maturato nel numero di anni indicati.
La Tabella 9 mostra la distribuzione del credito per numero di anni in cui le imprese hanno investito e per
dimensioni di impresa. La percentuale di imprese che investe solo in un anno è sempre predominante,
risulta molto più elevata per le imprese micro e inferiore per le imprese di grandi dimensioni. Circa l’80 per
cento delle micro imprese ha investito solo una volta per un ammontare complessivo di credito maturato
pari a circa il 60 per cento del totale per questo gruppo, mentre queste percentuali scendono
rispettivamente al 40 per cento e al 15 per cento se consideriamo le grandi società.
Tabella 9: Distribuzione del credito d’imposta per numero di anni in cui le imprese hanno investito
in Beni Materiali 4.0 e dimensioni
Credito d’imposta
Imprese beneficairie
Numero di anni
Ammontare
(mln di euro)
% sul totale
Frequenza
% sul totale
1.566
59,9%
32.576
80,3%
33,5%
7.247
17,9%
MICRO IMPRESE
Totale
2.615
40.573
PICCOLE IMPRESE
2.018
36,0%
18.363
63,2%
2.575
46,0%
8.763
30,1%
1.006
18,0%
1.941
Totale
5.599
29.067
MEDIE IMPRESE
1.272
22,1%
5.922
49,3%
2.565
44,6%
4.404
36,6%
1.913
33,3%
1.695
14,1%
Totale
5.750
12.021
GRANDI IMPRESE
15,1%
1.381
40,0%
1.460
34,8%
1.201
34,8%
2.104
50,1%
25,2%
Totale
4.196
3.452
La Tabella 10 estende l’analisi al numero di anni in cui le imprese investono in beni materiali 4.0
considerando anche il periodo di vigenza dell’iper-ammortamento. Le imprese della coorte 2020, che
sono mediamente più grandi (si veda anche la Tabella 5), sono quelle che con maggiore frequenza avevano
investito anche negli anni antecedenti al 2020 utilizzando l’iper-ammortamento. In particolare, risultano
investire per più anni rispetto alle altre coorti, in termini sia di numerosità sia di ammontare di credito
maturato. Mentre più del 65 per cento del credito maturato della coorte 2020 è stato ottenuto da imprese
che hanno investito per almeno 4 anni, solo il 3,6 per cento del credito maturato dalla coorte 2022 è
relativo ad imprese che hanno investito per un pari numero di anni. Circa 1.000 imprese hanno effettuato
investimenti 4.0 in tutti i sei anni di vigenza delle misure.
Tabella 10: Distribuzione del credito d’imposta Transizione 4.0 per numero di anni in cui le imprese
hanno investito in Beni materi ali 4.0 nell’intero periodo considerato
Coorte 2020
Credito d’imposta
Coorte 2021
Imprese beneficiarie
Credito d’imposta
Coorte 2022
Imprese beneficiarie
Credito d’imposta
Imprese beneficiarie
Numero anni
Ammontare
(mln di euro)
% sul totale
Frequenza
% sul totale
Ammontare
(mln di euro)
3.518
24,1%
1.889
3.374
23,1%
3.335
1.557
21,5%
3.311
22,7%
1.397
19,3%
1.957
1.573
21,8%
1.764
24,4%
Totale
7.228
Frequenza
% sul totale
Ammontare
(mln di euro)
21,8%
22.454
50,8%
1.617
71,4%
22.525
85,6%
38,5%
14.634
33,1%
16,2%
2.599
1.610
18,6%
4.152
13,4%
1.184
13,7%
2.145
1.449
1.007
14.616
% sul totale
8.667
44.193
% sul totale
Frequenza
2.266
26.304
% sul totale
5. Metodologia
Al fine di valutare gli effetti della misura sui comportamenti delle imprese beneficiarie degli incentivi
Transizione 4.0, in questo interim report viene utilizzato un approccio consolidato in letteratura economica
che pone a confronto il gruppo di imprese beneficiarie della misura (imprese trattate) con un gruppo di
controllo di imprese non beneficiarie. Nel caso in esame la politica era accessibile a tutte le imprese;
quindi, il suo disegno normativo non consente di identificare un gruppo di imprese che sono escluse
dall’accesso al piano Transizione 4.0 sulla base di caratteristiche esogene e per motivi indipendenti dalla
loro volontà. L’autoselezione delle imprese nell’utilizzo della policy è problematica perché potrebbe
essere guidata da fattori non osservabili che influenzano contemporaneamente sia la scelta di investire in
tecnologie 4.0 sia gli andamenti di occupazione e fatturato. Ad esempio, solo le imprese con manager di
qualità migliore potrebbero investire in tecnologie avanzate utilizzando il credito di imposta, perché capaci
di valutare meglio il rendimento di queste nuove tecnologie e gestire il cambiamento necessario per
sfruttarne appieno i benefici. In questo caso, l’effetto stimato dell’utilizzo del credito di imposta
rifletterebbe sia gli effetti dell’introduzione del piano Transizione 4.0 sia l’effetto che manager di migliori
qualità hanno sulla performance di impresa, portando a stime distorte (selection bias).
L’analisi utilizza uno stimatore recentemente introdotto in letteratura (Arkhangelsky et al.,2021), che
combina un approccio empirico di tipo synthetic control con quello del tipo difference-in-differences, e
che sotto alcune ipotesi circa il tipo di autoselezione nell’utilizzo della politica consente di fornire stime
causali (Syntetic difference in difference; SDID). La procedura di stima si compone di due stadi. Nel primo
stadio viene attribuito a ciascuna impresa che non ha beneficiato degli incentivi un peso per creare un
campione di controllo sintetico (synthetic control) tale che, nel periodo precedente l’introduzione della
misura, la dinamica della variabile di interesse sia la stessa a quella del gruppo di imprese trattate. Nel
secondo stadio viene utilizzato uno stimatore di tipo difference-in-differences, che confronta gli
andamenti del gruppo delle imprese trattate e del gruppo di controllo sintetico prima e dopo l’introduzione
della politica. L’ipotesi necessaria all’interpretazione causale dello stimatore SDID è quella dei trend
paralleli: in assenza dell’introduzione del credito d’imposta, le imprese trattate (quelle che hanno
beneficiato del credito) e il gruppo di controllo sintetico avrebbero continuato a seguire traiettorie simili.
Sotto questa ipotesi, ogni divergenza nei trend osservati successivamente all’adozione della misura si può
ritenere causata dagli incentivi Transizione 4.0 sulla variabile di interesse.
In pratica, il campione di controllo sintetico è costruito attribuendo alle imprese un sistema fisso di pesi
che non varia nel tempo, pertanto, per l’analisi empirica sono state utilizzate solo le imprese le cui
informazioni sono disponibili per tutti gli anni oggetto di analisi (panel bilanciato). Poiché la scelta di pesi
è il risultato di un processo di ottimizzazione che assicura la presenza dei trend paralleli prima
dell’introduzione della policy, alcune imprese del gruppo di controllo potrebbero ricevere un peso pari a
zero mentre altre un peso molto grande. Uno dei principali vantaggi di questo stimatore è quello di
assicurare la presenza di trend paralleli nel periodo precedente il trattamento, spesso difficili da ottenere
in analisi empiriche di valutazione in cui tutte le imprese possono beneficiare dei vantaggi della politica,
ma solo alcune decidono di farlo.
Per poter interpretare le stime in modo causale è necessario che la decisione delle imprese di investire in
tecnologie 4.0 e utilizzare il credito di imposta non sia influenzata da fattori non osservabili e variabili nel
tempo, altrettanto rilevanti nel determinare l’outcome di interesse. Lo stimatore SDID, infatti, non è
distorto dal fatto che la scelta può essere basata su fattori endogeni non osservabili, come ad esempio la
qualità dei manager, ma richiede che tali fattori non osservabili che influenzano la scelta, qualora presenti,
rimangano costanti.
Nel caso di uno shock inatteso e positivo di produttività che si realizzi
successivamente all’introduzione della policy, la probabilità che un’impresa investa in tecnologie
avanzate utilizzando il credito di imposta potrebbe aumentare indipendentemente dall’incentivo, così
come l’occupazione e il fatturato. In questo scenario, l’effetto stimato dell’utilizzo del credito di imposta
rifletterebbe sia gli effetti dell’introduzione del piano Transizione 4.0 sia l’impatto dello shock inatteso di
produttività, portando a sovrastimare gli effetti del piano sulle variabili di impresa.
Purtroppo, l’applicabilità di tali ipotesi a questo contesto specifico non può essere sottoposta a verifica,
ma alcune scelte empiriche ne aumentano la plausibilità. Come descritto nelle sezioni precedenti, le
imprese potevano beneficiare degli incentivi del piano Transizione 4.0 in ciascuno dei 3 anni oggetto di
analisi (2020-2022), per un singolo anno o per più anni. Le imprese che hanno per prime beneficiato della
policy (first adopters) potrebbero differire sistematicamente da quelle che lo hanno fatto
successivamente. I first adopters, ad esempio, potevano avere già prima della policy dinamiche di
investimento più sostenute. Allo stesso modo, altre caratteristiche di impresa potrebbero mascherare
fattori non osservabili che determinano l’utilizzo della policy. Ad esempio, le imprese di maggiori
dimensioni potrebbero avere maggiore capitale e risorse a disposizione per poter beneficiare del piano,
mentre quelle di piccole dimensioni maggiori vincoli di liquidità che ne limitano l’accesso. Per l’analisi
empirica le imprese sono state divise in 3 coorti di trattamento definite in base al primo anno in cui si sono
avvalse della misura (indipendentemente dall’utilizzo ripetuto degli incentivi negli anni successivi) e per
classe dimensionale, e gli effetti della policy sono stati stimati separatamente per ciascun gruppo. La
costruzione di gruppi di controllo differenziati per diverse tipologie di beneficiari aumenta la plausibilità
dell’ipotesi dei trend paralleli e consente meglio di tenere conto del problema di autoselezione nella policy
determinata da caratteristiche non osservabili che non variano nel tempo ma differenziati per gruppi. La
stima di effetti differenziati tra gruppi di imprese consente anche di avere indicazioni sull’eventuale
eterogeneità degli effetti utili ai fini di design più selettivo della policy.
La valutazione del piano Transizione 4.0 attraverso la metodologia empirica dello SDID è la migliore
possibile considerati il disegno normativo della misura e i dati a disposizione. L’interpretazione causale
dei risultati, come già sottolineato, si basa tuttavia sulla validità dell’ipotesi che l’andamento delle variabili
di interesse delle imprese che hanno usufruito del beneficio sarebbe stato analogo a quello delle imprese
del gruppo di controllo sintetico in assenza dell’intervento di incentivazione (ipotesi dei trend paralleli), e
che la scelta delle imprese di investire sia influenzata da fattori non osservabili, ma che non variano nel
tempo. È tuttavia possibile che vi siano fattori non osservabili e non costanti che siano rilevanti sia per la
scelta di aderire allo strumento sia per le scelte di investimento (come, ad esempio, shock inattesi di
produttività). I risultati dell’esercizio devono essere pertanto valutati con cautela, in quanto potrebbero
verosimilmente inglobare anche l’effetto di questi shock sulle variabili di interesse e sovrastimare l’effetto
della politica.
5.1. Statistiche descrittive del panel utilizzato per l’analisi econometrica
L’analisi econometrica è stata condotta su un panel bilanciato (2016-2022) di società di capitali con
almeno un occupato, dal quale sono state escluse le imprese che prima dell’introduzione di Transizione
4.0 avevano beneficiato dell’iper-ammortamento per investimenti in beni materiali 4.0. Tale scelta, che
comporta una importante riduzione del numero di imprese beneficiarie della misura (Tabella 11), è stata
effettuata a fini prudenziali. Ad esempio, dovrebbe limitare la possibilità di sovrastimare l’impatto della
misura se gli investimenti in tecnologie 4.0 agevolati con l’iper-ammortamento producono effetti ritardati
sulle variabili oggetto d’analisi. Inoltre, non è scontato che gli effetti del primo investimento in tecnologia
4.0 sulla performance di impresa siano paragonabili a quelli degli investimenti successivi. La Figura 2
mostra l’ammontare del credito di imposta maturato per gruppi di imprese via via più selezionati: dal totale
dei soggetti beneficiari fino al campione utilizzato nell’analisi.
Figura 2: Credito d’imposta per gruppi d’impresa
La Tabella 11 mostra il confronto di alcune caratteristiche delle imprese oggetto di analisi (campione
econometrico) con quelle di tutte le società beneficiarie della misura. Il panel utilizzato per l’analisi (circa
36.000 imprese) è composto da società di dimensioni inferiori rispetto alla platea complessiva dei
beneficiari (circa 75.000 imprese) in termini di addetti, ricavi medi, attivo di bilancio e tasso d’investimento
medio. La selezione del campione econometrico, ad esempio, comporta una riduzione della dimensione
media di impresa da 43 a 34 addetti e dei ricavi medi da 13 a 9 milioni (Tabella 11), e riflette le maggiori
dimensioni delle imprese che avevano utilizzato l’Iper-ammortamento prima dell’introduzione del piano
Transizione 4.0 (si veda Tabella 7).
Tabella 11: Principali variabili di bilancio delle imprese per gruppo
25esimo
percentile
Media
Mediana
75esimo
percentile
Numero imprese
Totale beneficiari
75.443
Panel bilanciato
69.372
Panel bilanciato escludendo le imprese beneficiarie di iper-ammortamento
36.160
Totale beneficiari
722.919
75.443
Panel bilanciato
850.744
69.372
Panel bilanciato escludendo le imprese beneficiarie di iper-ammortamento
850.744
36.160
Totale beneficiari
668.887
75.443
Panel bilanciato
752.448
69.372
Panel bilanciato escludendo le imprese beneficiarie di iper-ammortamento
832.957
36.160
Totale beneficiari
75.443
Panel bilanciato
69.372
Panel bilanciato escludendo le imprese beneficiarie di iper-ammortamento
36.160
Anno 2019
OCCUPATI (NUMERO)
RICAVI DELLE VENDITE (EURO)
TOTALE ATTIVO (EURO)
TASSO D’INVESTIMENTO (%)
Nota: i valori di bilancio riportati sono riferiti all’anno 2019, antecedente l’introduzione del piano Transizione 4.0.
Il credito d’imposta utilizzato delle imprese del campione dell’analisi econometrica (Tabella 12) è pari a
circa 5,6 miliardi di euro e, rispetto al campione del totale dei beneficiari, la sua distribuzione è più
spostata a favore delle imprese piccole e micro. Non si evidenziano significative differenze nella
distribuzione geografica del credito maturato (il Sud passa dal 17 al 22 per cento del credito totale) mentre
si rileva una riduzione della quota maturata del settore manifatturiero (dal 63 al 54 per cento) a favore di
tutti gli altri settori.
Tabella 12: Distribuzione del credito d’imposta per investimenti in beni materiali 4.0
(campione econometrico)
Ammontare credito
(mln di euro)
% credito sul
totale
Credito medio
(euro)
Numero
investimenti
90.297
4.784
2.958
52,3%
134.523
21.992
2.267
40,1%
105.040
21.580
Totale
5.657
116.990
48.356
DIMENSIONE
Micro
1.317
23,3%
59.324
22.195
Piccole
2.345
41,5%
125.389
18.703
Medie
1.453
25,7%
234.945
6.186
Grandi
426.086
1.272
GEOGRAFICHE
Nord Ovest
1.877
33,2%
126.120
14.886
Nord Est
1.589
28,1%
121.383
13.094
16,3%
105.962
8.717
1.267
22,4%
108.647
11.659
Manifattura
3.072
54,3%
155.776
19.718
Costruzioni
12,0%
87.942
7.750
Commercio
12,5%
73.311
9.640
Servizi
64.699
5.036
Energia
199.222
1.454
Trasporti
136.109
2.390
Altro
108.331
2.368
Centro
Sud e Isole
SETTORE
Nota: i beneficiari possono essere ripetuti in caso di un soggetto beneficiario in diverse
annualità. I settori corrispondono alle seguenti sezioni Ateco: Manifattura sezione C,
Costruzioni sezione F, Commercio sezione G, Servizi sezioni da I a N e da R a T,
Energia sezioni D ed E, Trasporti sezione H, Altro include le sezioni residuali.
Analogamente a quanto evidenziato per il totale dei beneficiari, anche per il campione econometrico si
evince una diversa distribuzione dimensionale delle per coorte di trattamento. Come evidenziato nella
Tabella 13, nel campione econometrico la dimensione delle imprese tende a diminuire dalle coorti più
vecchie a quelle più giovani. Tra il 2020 e il 2022, diminuisce la quota d’imprese medie e grandi e aumenta
quella di imprese micro e piccole.
Tabella 13: Distribuzione del credito d’imposta per beni Materiali 4.0 per coorte (campione
econometrico)
Ammontare
% credito sul
credito
totale
Coorte 2020
Ammontare
% credito sul
credito
totale
Coorte 2021
Ammontare
% credito sul
credito
totale
Coorte 2022
DIMENSIONI
Micro
15,5%
24,4%
29,9%
Piccole
38,5%
42,9%
40,7%
Medie
31,2%
24,6%
21,7%
Grandi
14,8%
Nord Ovest
30,0%
35,2%
30,8%
Nord Est
27,4%
29,2%
25,5%
Centro
17,4%
16,0%
16,1%
Sud e Isole
25,3%
19,6%
27,6%
Manifattura
52,6%
55,3%
53,2%
Costruzioni
14,3%
12,0%
Commercio
11,2%
11,9%
16,1%
Servizi
Energia
Trasporti
Altro
AREE GEOGRAFICHE
SETTORE
Nota: I settori corrispondono alle seguenti sezioni Ateco: Manifattura sezione C, Costruzioni sezione
F, Commercio sezione G, Servizi sezioni da I a N e da R a T, Energia sezioni D ed E, Trasporti
sezione H, Altro include le sezioni residuali.
Confrontando le variabili di bilancio delle diverse coorti (Tabella 14) e la distribuzione del credito per
numero di annualità in cui si è verificato l’investimento (Tabella 15) si confermano le evidenze già osservate
per il totale dei beneficiari: le imprese beneficiarie sono in media più grandi e hanno tassi di investimento
maggiori delle non beneficiarie; le imprese che investono in ciascun anno del triennio sono una minoranza
(4 per cento), ma investono in media di più maturando il 14,8 per cento dei crediti di imposta.
Tabella 14: Principali variabili di bilancio delle imprese per gruppo
Anno 2019
25esimo percentile
Media
Non beneficiari
Coorte 2020
Coorte 2021
Coorte 2022
Mediana
75esimo percentile
Numero imprese
189.002
4.750
19.549
11.861
189.002
OCCUPATI (NUMERO)
RICAVI DELLE VENDITE (EURO)
Non beneficiari
368.442
853.069
Coorte 2020
4.750
Coorte 2021
936.120
19.549
Coorte 2022
831.775
11.861
189.002
TOTALE ATTIVO (EURO)
Non beneficiari
332.366
804.328
Coorte 2020
4.750
Coorte 2021
844.515
19.549
Coorte 2022
727.828
11.861
Non beneficiari
189.002
Coorte 2020
4.750
Coorte 2021
19.549
Coorte 2022
11.861
TASSO D’INVESTIMENTO (%)
Tabella 15: Distribuzione del credito per numero di annualità in cui si è verificato l’investimento in
beni Materiali 4.0 effettuati
Credito d’imposta
Imprese beneficiarie
Numero di anni
Credito medio
annuo per
impresa
Ammontare
(mln di euro)
% sul totale
Frequenza
% sul totale
2.270
40,1%
25.416
70,3%
89.299
2.552
45,1%
9.292
25,7%
137.340
14,8%
1.452
191.744
Totale
5.657
36.160
Ammontare
(euro)
116.990
Nota: l’ammontare nella colonna 2 include il totale del credito maturato nel numero di anni indicati
6. Risultati
In questa sezione vengono mostrati gli effetti causali sull’occupazione, sul fatturato e sul tasso
d’investimento che gli incentivi agli investimenti in beni materiali 4.0 hanno avuto sulle imprese 10.
6.1. Effetti sul tasso d’investimento
La Tabella 16 mostra gli effetti dell’utilizzo degli incentivi Transizione 4.0 sul tasso d’investimento delle
imprese. In particolare, come discusso nel paragrafo relativo alla metodologia, è stato stimato un modello
Synthetic DID, utilizzando come variabile dipendente il tasso d’investimento separatamente per ogni
classe dimensionale d’impresa e coorte di trattamento.
Il tasso di investimento è calcolato come rapporto tra gli investimenti in beni materiali riportati in bilancio
in un anno e il valore dell’attivo di bilancio dell’anno precedente, eliminando i valori molto alti che sono
considerabili come outliers11.
I risultati mostrano che le imprese beneficiarie di Transizione 4.0 hanno aumentato il loro tasso
d’investimento rispetto al gruppo di controllo sintetico. L’effetto è decrescente all’aumentare della
dimensione d’impresa ed è significativo per tutte le coorti di trattamento. L’aumento medio del tasso di
investimento12 è pari a circa 0,5 e 0,8 punti percentuali per le imprese di grandi e medie dimensioni, mentre
aumenta fino a 1,8 punti percentuali per le imprese piccole. L’effetto maggiore è stimato per le imprese
micro, con incrementi rispetto al gruppo di controllo compresi tra 3,3 e 3,7 punti percentuali a seconda
della coorte di trattamento. Si tratta di effetti molto elevati, tenuto conto che il tasso medio di investimento
medio nel periodo pre-incentivo è di circa il 2 per cento13.
Per le analisi econometriche è stato utilizzato il comando “sdid” e il software STATA, per ulteriori dettagli si veda: Clarke, D.,
Pailañir, D., Athey, S., & Imbens, G. (2023). “Syntetic Difference-in-Differences Estimation.”
L’attivo di bilancio è stato corretto per le rivalutazioni come descritto nel paragrafo 4 e sono state eliminate le imprese che in
almeno uno dei sei anni d’osservazione riportavano valori di tasso di investimento superiori al 95esimo percentile dell’intera
distribuzione dei tassi di investimento.
Il 𝜏 riportato in tabella va interpretato come la variazione media della differenza tra l’investment rate nel periodo pre-incentivo
(baseline) e l’investment rate in ciascuno degli anni successivi, tra il gruppo dei trattati e il gruppo dei controlli, in ciascuna coorte.
Il tasso d’investimento medio nel periodo antecedente all’introduzione di Transizione 4.0 è pari a 2,4 per cento per le imprese
micro; 2,3 per cento per quelle piccole; 2 e 1,9 per cento per le medie e grandi imprese, rispettivamente.
Tabella 16: Effetti medi di trattamento sul tasso d’investimento per coorte di trattamento
(punti percentuali)
Dimensioni impresa
Grandi
Medie
Piccole
Micro
Var dip: Tasso d’investimento
Coorte 2020
0,3835 ***
(0.0015)
Coorte 2021
(0.0009)
0,4910 ***
(0.0008)
Coorte 2022
0,6425 ***
0,7733 ***
(0.0007)
0,4645 ***
(0.001)
0,8450 ***
(0.0008)
1,8254 ***
(0.0013)
1,7848 ***
(0.0026)
1,8289 ***
(0.0016)
3,5909 ***
(0.0026)
3,3498 ***
(0.0032)
3,7163 ***
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