Sono in arrivo dall’Agenzia delle Entrate 2 milioni di lettere ai contribuenti che hanno detto di no al concordato. La missiva, che punta ad allargare la platea degli aderenti, è rivolta soprattutto al milione di partite Iva che hanno dichiarato redditi molto bassi, al di sotto di 15mila euro.
Sono in arrivo dall’Agenzia delle Entrate 2,2 milioni di lettere ai contribuenti che hanno detto di no al concordato preventivo biennale. Inizialmente la scadenza per aderirvi era fissata al 31 ottobre, ma alla fine è slittata al 12 dicembre.
Grazie a un emendamento confluito nel decreto Fiscale, i termini per il concordato sono stati riaperti e ora le partite Iva avranno più tempo per mettersi in regola con il Fisco.
A chi è stata mandata la lettera dell’Agenzia delle Entrate e perché
La lettera inviata dall’Agenzia delle Entrate mira ad allargare la platea degli aderenti al patto biennale, con cui le partite Iva accettano di pagare un certo ammontare predeterminato di tasse per i prossimi due anni in cambio di minori controlli.
Al momento infatti, i numeri di chi ha deciso di siglare il patto con il Fisco si attestano attorno a poco più di 520mila, appena il 12% dei potenziali interessati.
Cosa c’è scritto nella lettera inviata dal Fisco alle partite Iva
La missiva è stata inoltrata a 2 milioni e 200 mila di partite Iva soggette a pagelle fiscali, tra le quali ci sarebbero, secondo quanto riporta il Sole 24ore, un milione di presunti ‘finti poveri’. Si tratta di quei contribuenti che dichiarano redditi molto bassi, al di sotto dei 15 mila euro, spesso inferiori ai salari pagati ai loro dipendenti.
La lettera esordisce con “Gentile contribuente, ti scrivo” e ricorda che, aderendo al concordato, si avrà accesso al ravvedimento speciale sugli anni di imposta 2018-2022. La sanatoria rientra tra gli incentivi per convincere il gran numero di contribuenti che per ora hanno preferito non accettare il reddito concordato.
Il governo infatti, sta puntando parecchio sulle risorse del concordato. In base a quanto si riuscirà a recuperare, sarà possibile capire i margini di intervento per ridurre l’aliquota Irpef – dal 35% al 33% nelle intenzioni di Chigi – per le seconde fasce di reddito, tra 28mila e 50mila euro.
Le partite Iva che finora non hanno aderito al patto e hanno degli indici di affidabilità fiscale bassi potranno incorrere maggiormente nel rischio di finire sotto la lente di ingrandimento di Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate.
Dalla loro collaborazione infatti, è nata una nuova task force che si occuperà di scandagliare le banche dati del Fisco per identificare i contribuenti non in regola, in particolare i soggetti Isa e gli autonomi. Per individuare chi non ha dichiarato correttamente il proprio reddito, verrano adoperati anche strumenti di intelligenza artificiale.
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