Dodici Comuni della provincia di Ragusa, soci della società in house Iblea Acque, hanno formalmente diffidato l’amministratore unico Francesco Poidomani, chiedendogli la restituzione di compensi che ritengono illegittimi. Al centro della vicenda c’è una normativa che vieta ai pensionati di ricevere retribuzioni per incarichi in enti pubblici o società partecipate, salvo che siano gratuiti e di durata limitata a un anno.
Nata nel maggio 2022 come società interamente pubblica, Iblea Acque rappresenta una scelta controcorrente rispetto al modello misto pubblico-privato prevalente altrove. I Comuni fondatori hanno puntato sulla gestione diretta per garantire maggiore trasparenza e controllo. Alla guida della società è stato nominato Francesco Poidomani, ingegnere, con un lunga carriera dirigenziale all’interno dell’amministrazione comunale, in pensione dal 2014, con un compenso annuo di 95 mila euro. Tuttavia, l’articolo 5, comma 9, del Decreto-Legge 95/2012 vieta agli enti pubblici di conferire incarichi retribuiti a pensionati, salvo specifiche eccezioni.
Sin dalla nomina di Poidomani, il consigliere comunale di Ragusa Gaetano Mauro, avvocato, esponente della lista Generazione, ha sollevato perplessità, denunciando presunte irregolarità anche nei concorsi per il personale della società. “Un anno fa – dichiara Mauro – abbiamo denunciato i concorsi per quattro funzionari, annullati due volte grazie alle nostre segnalazioni. Lo stesso vale per il compenso a Poidomani: abbiamo avuto ragione anche su questo, tanto che ora i sindaci lo hanno diffidato. E nonostante le mie denunce si siano sempre basate su argomentazioni tecniche fondate, sono stato querelato per diffamazione”.
Già nel febbraio 2024, la Regione siciliana aveva posto la sua attenzione sull’irregolarità della nomina di un pensionato alla guida di una società partecipata, richiamando i sindaci soci. Tuttavia, Poidomani è rimasto in carica fino alla recente diffida dei sindaci soci.
Poidomani respinge le accuse, sostenendo che il suo incarico non ricade sotto la normativa citata. “Non ho ricevuto l’incarico da un ente pubblico – dice – ma da una società per azioni. Il mio compenso non grava sui bilanci comunali, ma viene dalle bollette dei cittadini. È assurdo che ora i sindaci vogliono i soldi indietro”. Poidomani aggiunge poi di aver rinunciato al compenso da febbraio, ma sottolinea: “Questo non significa che rinuncerò a far valere il mio contratto”.
A settembre 2024, il sindaco di Ragusa Giuseppe Cassì, nominato presidente del Comitato di controllo analogo di Iblea Acque, ha richiesto un parere legale pro-veritate all’avvocato Harald Bonura. La relazione del legale ha confermato che la società, essendo interamente pubblica, è soggetta alle limitazioni del Decreto-Legge 95/2012. “Un comitato tecnico e il legale del Comune – spiega Cassì – inizialmente avevano dato parere favorevole alla nomina, anche se con riserve. Tuttavia, con l’aumento delle contestazioni, abbiamo ritenuto necessario un parere esterno. Ora agiremo per risolvere ogni incertezza”.
Sulle possibili conseguenze per danno erariale, Cassì esclude responsabilità penali. “Per configurare il reato di danno erariale – sottolinea Cassì – serve il dolo, che in questo caso non c’è. Durante il periodo Covid, inoltre, erano state introdotte deroghe al danno erariale che potrebbero ancora applicarsi fino al 31 dicembre 2024”.
Le polemiche non si fermano al compenso di Poidomani. Due funzionari sarebbero stati nominati dirigenti senza concorso pubblico, denuncia il consigliere Mauro. Anche in questo caso, Poidomani respinge le accuse: “È un’accusa strumentale – fa notare Poidomani – Se manca un dirigente, posso assegnare un incarico ad interim senza concorso pubblico. È una prassi consolidata”.
Il 16 novembre, l’amministratore unico di Iblea acque ha presentato un parere legale del suo avvocato Giuseppe Spadaro, secondo cui il compenso ricevuto sarebbe legittimo. La vicenda, però, sembra destinata a proseguire nelle aule di tribunale, alimentando ulteriori incertezze sul futuro di Iblea Acque.
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