ASCOLI L’ipotesi di una fusione dei Comuni di Ascoli e Folignano, obiettivo per il quale è nato un comitato spontaneo composto da cittadini di entrambi i territori comunali, alimenta il dibattito. E altre voci si aggiungono sul fronte favorevole al possibile accorpamento dei due enti per creare un maxi Comune e agganciare, contestualmente, un potenziale incremento dei finanziamenti statali di due milioni di euro all’anno per 15 anni.
In tale direzione, si schierano apertamente Guido Benigni, vice presidente dell’associazione “Fusione Comuni coordinamento nazionale” e Massimiliano Bachetti, presidente interregionale dei giovani imprenditori di Confindustria per il centro Italia
L’ipotesi
«Fare sistema è fondamentale – sottolinea Guido Benigni, vice presidente dell’associazione “Fusione dei Comuni coordinamento nazionale” – e finora il campanilismo ha fatto perdere a questo territorio treni importanti, anche a scapito della qualità dei servizi. L’ottica deve essere quella della città metromontana tracciata dal sindaco Fioravanti, coinvolgendo non solo Folignano, ma anche altri Comuni come, ad esempio, Castel di Lama e Maltignano. Con la fusione, che comunque manterrebbe le sedi municipali come riferimenti per i servizi ai cittadini, arriverebbero circa due milioni di euro in più all’anno per 15 anni su Ascoli e Folignano, da reinvestire sul territorio. Una cifra che, aldilà dell’attuale situazione del Pnrr, nel territorio folignanese non potrebbero arrivare mai. E, invece, con un incremento a livello demografico attraverso la fusione si sbloccherebbero anche agevolazioni sul fronte delle assunzioni. Del resto, anche il capoluogo nel 1866 si è ingrandito attraverso la fusione con Montadamo e altre delle attuali frazioni».
«Come “Fccn” – prosegue Benigni – abbiamo realizzato uno studio sui 133 Comuni che hanno deciso di fondersi: su un campione pari al 50% degli enti, il 98% ha risposto che ritiene positiva la scelta e che non tornerebbe assolutamente indietro. L’Unione dei Comuni? Non funziona, perché in realtà era stata pensata come fase di passaggio per arrivare poi alla fusione. E quando non si è arrivati all’obiettivo finale si sono solo disperse risorse economiche in sovrastrutture e in alcuni casi, come avvenuto anche nel Piceno, i Comuni sono fuoriusciti».
Le motivazioni
«Quello della fusione tra i Comuni di Ascoli e Folignano – sottolinea Massimiliano Bachetti, presidente interregionale dei giovani imprenditori di Confindustria per il centro Italia – è un discorso che sostengo a livello personale ormai da cinque anni per una serie di ragioni. La prima è che, negli anni, Folignano è cresciuta in termini di abitanti perché molte giovani coppie ascolane si sono spostate lì soprattutto per l’edilizia a basso costo, quindi, per ragioni economiche legate alle abitazioni. Ci sono diversi edifici costruiti a suo tempo da Rozzi che sono interamente abitati da ascolani».
I servizi
«Altro aspetto – aggiunge Bachetti – è legato al fatto che già molti servizi sono in comune, seguendo una tendenza naturale. La scelta di una fusione è importante anche per il miglioramento dei servizi ai cittadini, grazie anche al fatto che elevando la consistenza demografica si ottengono maggiori finanziamenti, con vantaggi per Ascoli, ma soprattutto per Folignano. Tra l’altro, con la fusione, il nuovo Comune, con oltre 50mila abitanti, potrebbe diventare il terzo delle Marche. In realtà, esiste già questo spirito di appartenenza alla stessa comunità, anche per la presenza di tante giovani coppie ascolane a Folignano. Un discorso analogo si potrebbe aprire anche con Castel di Lama».
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