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Che vestiti si mettono gli astronauti: foto #finsubito prestito immediato


Che relazione c’è tra la moda e lo spazio cosmico? Gli elementi che caratterizzano lo spazio, dai pianeti alle stelle, hanno influenzato fortemente la creatività degli stilisti, sia nel design che nella ricerca di materiali innovativi e performanti. Ancor prima dell’impatto portato dallo sbarco sulla Luna nel 1969, già nel 1966 Pierre Cardin aveva realizzato una collezione futuristica diventata simbolo della Space Age, un momento e movimento culturale spartiacque nel settore della moda influenzato dal progresso scientifico, dall’esplorazione e dalla conquista dello spazio. Pierre Cardin, Paco Rabanne e André Courrèges sono stati i maggiori rappresentanti di questa moda “spaziale” fatta di linee geometriche, sperimentazioni e materiali inediti. Nel 1969, Cardin fu invitato in Florida a visitare il John F. Kennedy Space Center, dove fu anche il primo ed unico civile ad indossare la tuta spaziale di Neil Armstrong. Ne trasse ispirazione creando una collezione per lo spazio. Nel 2019, il Brooklyn Museum ha celebrato lo stilista con una mostra inaugurata proprio il giorno in cui ricorreva il 50esimo anniversario dello sbarco sulla Luna. Oggi, la passione ed il sogno di Cardin si sono materializzati nella recente collaborazione del brand con ESA, European Space Agency, per la progettazione delle tute aerospaziali che gli astronauti indosseranno nelle future missioni sulla luna.

Tra le collaborazioni che nella storia della moda hanno lasciato un segno nel settore aerospaziale. A partire da Emilio Pucci il quale, prima della sua carriera come stilista, era stato un ufficiale dell’aviazione italiana. Pucci disegnò il logo per le tute degli astronauti della Nasa in occasione della missione Apollo 15, nel 1971. È stato questo logo ad ispirare Camille Miceli, nuova direttrice creativa del brand, per la sua prima collezione ufficiale  Initials E. P. dove i classici motivi di impatto caratteristici della casa di moda fiorentina si mescolano con materiali innovativi, colori fluo e iridescenti.

Ma come si progetta una tuta per le missioni nello spazio? In Italia c’è una giovane impresa di recente insignita del Compasso d’Oro, il premio istituito nel 1954 da Gio Ponti che l’Associazione per il Disegno Industriale (ADI) assegna ogni anno al valore e alla qualità dei prodotti del design italiano. Si tratta di REA Space, una startup pugliese che ha creato EMSi, la prima tuta spaziale intraveicolare che risponde alle necessità di vita nello spazio. È stata disegnata e progettata da Flavio Gentile, CEO e co-fondatore, che abbiamo incontrato per raccontarci in modo approfondito cosa significhi creare un prodotto realmente innovativo per il futuro, non solo per la vita nello spazio. Partiamo dal suo background: Flavio Gentile ha corso in moto per circa 22 anni, nutrendo anche una passione per gli aerei, le missioni spaziali e la storia. “Ho gareggiato sempre con l’obiettivo di raggiungere il sogno di poter competere nel mondiale, e così è stato. Grazie alla mia curiosità, caparbietà e non perdendo mai il focus da quelli che erano i miei obiettivi, ho raggiunto quello che ho sempre desiderato”, racconta il CEO di REA Space. “Ma ad un certo punto la vita mi ha messo di fronte ad un bivio e ho dovuto decidere se restare sulla strada a me più familiare o intraprenderne una più rischiosa, lanciandomi nel buio. La mia passione per lo sport mi ha poi portato a diventare allenatore e preparatore atletico, mettendo a frutto la mia esperienza per guidare e motivare altri atleti. Nel 2014 ho fondato Aquarius, un brand di costumi da gara innovativi per atleti che concorrono in competizioni di alto livello. Per Aquarius ho iniziato ad occuparmi dell’intero processo creativo, dal design dei prodotti fino alla produzione e alla ricerca e sviluppo su tessuti innovativi. Poi è arrivato il lockdown, e tutto si è fermato. Ma è stato proprio durante i primi mesi di chiusura del mondo che è arrivata EMSi”.

Durante i primi mesi di lockdown, ero davanti alla TV e mi sono imbattuto in un documentario che parlava delle problematiche legate all’uomo in condizione di microgravità. Da qui l’intuizione di progettare una tuta che aiutasse a contrastare la perdita di massa muscolo-scheletrica negli astronauti, mettendo a sistema tutte le competenze sviluppate negli anni precedenti. E, naturalmente, è stato possibile grazie agli incontri – tutti più o meno fortuiti e fortunati – con i miei co-founder e con i primi membri del team di REA Space. Ecco come nasce EMSi”, afferma Flavio Gentile. “Fin da subito, ho iniziato a fare ricerca. Ho studiato cosa fosse presente sul mercato e quali fossero le tecnologie già sviluppate in grado di risolvere gli stessi problemi. Una volta individuato il gap tecnologico, è iniziato il vero e proprio processo creativo che, nel mio caso, è partito dal design della tuta. Fortunatamente, ero avvantaggiato dal possedere nell’ufficio di Aquarius tutte le attrezzature necessarie per ideare e sviluppare una tuta. Ho quindi creato il primo prototipo puramente ‘estetico’, che è stato fondamentale per raccontare quale fosse il prodotto che avevamo in mente. Devo dire che avere un prototipo fisico è stato fondamentale per essere credibili e anche per dimostrare la nostra capacità di sviluppare un prodotto di questa portata. Naturalmente, questo è stato solo l’inizio. Negli anni successivi abbiamo affinato il design e le caratteristiche funzionali del prodotto e non vi nego che questo è un processo in continua evoluzione, anche sulla base del feedback che riceviamo dagli astronauti. In questo percorso creativo, abbiamo anche ricevuto degli importanti riconoscimenti, uno tra tutti il Compasso D’Oro arrivato a giugno di quest’anno”.

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Giovanni Tricarico

EMSi è la prima tuta spaziale intraveicolare in grado di limitare i problemi della microgravità grazie all’utilizzo di un triplice sistema di tessuto-sensori-elettrodi. Come spiega Flavio Gentile, “nel nostro immaginario, la tuta spaziale è quella utilizzata dagli astronauti per uscire al di fuori dalla navicella, o meglio, dalla ISS (Stazione Spaziale Internazionale), quindi una tuta extraveicolare pressurizzata. Nel caso di EMSi, parliamo invece di una tuta da indossare durante il day-by-day dagli astronauti all’interno della capsula spaziale, che va a risolvere problemi ben diversi rispetto alle sorelle extraveicolari. EMSi, in particolare, si differenzia dalle altre tute di questa tipologia per la presenza di un sistema attivo di stimolazione, a differenza delle tecnologie precedenti che utilizzavano un sistema passivo e meccanico”. Come ha affermato Flavio, sia il design, sia il miglioramento delle caratteristiche funzionali della tuta EMSi, fanno parte di un processo in continua evoluzione basato soprattutto sulla risposta degli astronauti. Quali sono i prossimi step previsti nello sviluppo della tuta? “Dopo la missione di Gennaio all’interno della Crew Dragon di SpaceX che abbiamo svolto in collaborazione con ASI (Agenzia Spaziale Italiana) e Aeronautica Militare, abbiamo ricevuto una serie di input di comfort ed indossabilità che stiamo implementando nelle nuove versioni della tuta”, spiega Flavio Gentile. “La priorità in questo momento è però lo sviluppo delle parti più tecnologiche: dall’implementazione di tutti i sensori per un monitoraggio biomeccanico completo, alla costruzione in house del circuito di elettrostimolazione. Inoltre, non perdo mai il focus dal tema tessuto. Abbiamo lavorato duramente allo sviluppo di un tessuto proprietario che potesse avere una serie di caratteristiche a noi funzionali, e ci siamo riusciti. A breve procederemo con la sua brevettazione e inizieremo ad utilizzarlo anche per lo sviluppo di altri prodotti che potranno essere utilizzati sulla terra”.

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In che termini possiamo considerare la moda davvero innovativa per quanto riguarda il prodotto? Ci sono aspetti della nostra quotidianità che possono migliorare grazie al design e alla ricerca. Secondo l’esperienza di Flavio Gentile, quali prospettive potremmo vedere nel futuro della moda attraverso un’interazione sempre maggiore con la tecnologia? “È da tempo che nel mondo della moda si parla di innovazione, nei prodotti, nei processi e soprattutto nei materiali. Materiali sempre più performanti, sviluppati in altri ambiti, si fanno spazio sulle passerelle. Ma questa è una storia antica: guardiamo per esempio al nylon, materiale progettato per i paracaduti durante la Seconda Guerra Mondiale e oggi utilizzato come tessuto di punta da brand come Prada. E proprio Prada, anche oggi, è diventato l’apripista nel mondo delle collaborazioni tra fashion e space: qualche settimana fa a Milano durante lo IAC (International Astronautical Congress) è stata presentata la nuova tuta per il ritorno sulla Luna, ideata dalla collaborazione tra il brand milanese e Axiom Space. Sicuramente quella di Prada è una strategia di posizionamento e branding, ma sono sicuro che nel prossimo futuro il gruppo introdurrà nelle sue collezioni parte dei materiali e delle forme utilizzate all’interno della tuta extraveicolare. Da un punto di vista tecnico e tecnologico, lo spazio rappresenta da sempre un grande laboratorio a cielo aperto, dove le migliori menti lavorano per creare prodotti che siano in grado di superare i confini umani. Questa è indubbiamente la culla di grandi esperimenti ed innovazioni che ovviamente hanno un impatto sulla terra. Parliamo spesso di Trasferimento Tecnologico e, concretamente, si tratta proprio di questo: creare nello spazio e trasferire sulla terra. E sono certo che la moda potrà beneficiare soprattutto dalla ricerca sui materiali, sempre più intelligenti e anche sostenibili. Anche noi guardiamo con particolare interesse al mondo del fashion e abbiamo in corso alcune conversazioni interessanti, anche con il mondo del design. Siamo certi di poter portare valore in questo mondo e, allo stesso modo, siamo certi che anche questo mondo e la sua estetica può portare valore al nostro prodotto. Per questo, guardiamo con grande interesse a collaborazioni sempre più allargate, perché pensiamo che la contaminazione tra discipline diverse potrà sempre essere un’ottima base per l’innovazione”.

Pur avendo avuto esperienze internazionali, Flavio Gentile ha co-fondato la startup REA Space restando nel suo territorio di origine a Fasano, in Puglia. Un dettaglio che ha sicuramente un valore capace di trasmettere curiosità, visione ed ispirazione uniti al senso di appartenenza verso una nuova generazione appassionata di moda, design e tecnologia. Quali sono i suggerimenti di Flavio per i giovani e futuri innovatori italiani? “La Puglia rappresenta sempre di più un place to be per giovani innovatori ed imprenditori. Abbiamo da sempre il mare e il buon cibo, e già questo è un fatto che invoglia molti a trasferirsi qui. Ma abbiamo anche capito che la Puglia, per crescere e attrarre i talenti – quelli che ha perso e i nuovi da conquistare – ha bisogno di altro: risorse, infrastrutture e sostegno istituzionale. E posso dire fieramente che stiamo andando in quella direzione. Ci capita sempre più spesso di collaborare con giovani, anche designer, che hanno deciso di ritornare a casa per creare un impatto sul territorio, e siamo felici di poterli supportare in questo loro obiettivo. Ci vuole ancora tanto coraggio per fare una scelta del genere, ma il territorio sta cambiando e nel futuro vedo solo opportunità. Sempre più aziende giovani ed innovative, istituzioni che mettono a disposizione fondi e competenze anche per l’imprenditoria giovanile, e giovani pronti a scommettere. E la moda ed il design non possono che essere dei settori trainanti per il territorio”. Il cambiamento climatico influenzerà sempre più la moda del futuro sulla terra, soprattutto in termini di ricerca e sviluppo di materiali sostenibili, con funzioni di adattamento e protezione verso fattori atmosferici in continuo cambiamento. Naturalmente, oltre alla funzione, bisognerà tenere in considerazione lo stile. A Flavio Gentile abbiamo chiesto se nello sviluppo del design della tuta EMSi avesse tenuto conto di particolari riferimenti stilistici. “Goldrake e Actarus!”, ha risposto. Non poteva essere altrimenti per un prodotto di design in trasformazione, dotato di funzioni e caratteristiche che saranno importanti anche per migliorare e proteggere la nostra vita sulla terra. Un accessorio che potremmo abbinare? Sicuramente la Meteorite Swipe Bag di Coperni, per farci immaginare una vera passeggiata di stile sulla Luna.



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