Roma, 1° dicembre 2024 – “Questa maggioranza ha una storia, non è nata ieri. Sul canone Rai c’è stato solo un inciampo, ma andiamo avanti, troveremo altre soluzioni per abbassare le tasse”. Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro in quota Lega, guarda oltre la decisione degli alleati di Forza Italia di silurare l’emendamento sul canone. E rilancia sugli altri emendamenti già presentati dal partito.
Sottosegretario, ieri c’è stato lo sciopero generale. Non sono mancati momenti di tensione in piazza. È preoccupato?
“Mi dispiace che, per far aderire i lavoratori a uno sciopero “non equo”, Landini abbia alzato i toni della protesta. È scontato che, quando questo avviene, possano esserci incidenti. La verità è che lo sciopero generale non aveva appigli. Questo è un governo che ha stanziato 10 miliardi per aumentare i salari, per trasformare il taglio del cuneo in una misura strutturale. Forse, se avessero fatto uno sciopero generale ai tempi della Fornero, non avremmo i problemi che dobbiamo affrontare oggi”.
Dalla prossima settimana riprende l’iter della manovra alla Camera. Con quali margini per le modifiche?
“Partiamo da un dato. Questa è una manovra costruita sulla sostenibilità dei conti e, per questo, è stata premiata dai mercati. Ma c’è tanto ancora da fare se penso ai cavalli di battaglia della Lega, dalla flesibilità in uscita dal lavoro all’estensione della flat tax fino alla nuova rottamazione delle cartelle”.
Bisognerà fare delle scelte, non crede?
“Certo. Sulla flessibilità in uscita, ad esempio, abbiamo già stabilito in manovra che la posizione maturata nei fondi di previdenza complementare potrà essere computata ai fini del raggiungimento dell’importo minimo per andare in pensione a 67 anni nel sistema contributivo. Ora, con un emendamento, mettiamo insieme i due pilastri e anticipiamo la soglia a 64 anni con un minimo di 20 anni di contributi, a patto che si raggiunga un importo pari a tre volte la pensione minima. È un cambio culturale importante che va nella direzione dello smantellamento della Fornero”.
Più difficile, invece, l’emendamento sul nuovo semestre di silenzio-assenso per portare il Tfr nei fondi pensione.
“Sì, perché occorre trovare delle coperture dal momento che già oggi il Tfr nelle aziende oltre i 50 dipendenti finisce in un fondo ad hoc dell’Inps. Ma ci stiamo lavorando”.
Non era meglio portare qualche soldo in più sulle minime, come chiede Forza Italia?
“Lo chiediamo anche noi. Ma si dimentica che abbiamo già portato al 120% la perequazione delle pensioni minime. Inoltre, si dimentica di dire che da quando siamo arrivati al governo gli importi sono passati da 524 euro al mese a 617 euro, 93 euro in più”.
Quali sono le priorità sul fronte fiscale?
“Puntiamo a estendere la platea della flat tax portando da 30 a 50 mila euro la sogila dei reddito da lavoro. C’è poi la rottamazione quinquies delle cartelle, anche qui per venire incontro agli italiani che hanno difficoltà a mettersi in regola con il fisco”.
E sull’Irpef?
“Aspettiamo i dati sul concordato, ma sicuramente qualsiasi azione che si fa per abbassare le tasse vedrà la Lega ai primi posti per ingaggiare battaglie”.
Eppure la maggioranza ha mostrato le prime crepe sul canone Rai. Un inciampo o c’è la necessità di una messa a regime?
“Questo era un emendamento approvato l’anno precedente anche da Forza Italia. Ha cambiato idea. Noi restiamo sulla stessa posizione, anche perché ripristinare il canone Rai a 90 euro sarà avvertito come un aumento delle tasse, soprattutto per i ceti più deboli. Per questo siamo sempre intenzionati a ridurlo. Andremo avanti per trovare altre soluzioni e tagliare le imposte”.
I rapporti fra Fi e Lega sono decisamente tesi. È solo tattica o si profila una crisi più profonda?
“La maggioranza è composta da tre partiti diversi, non c’è il partito unico. Ed è giusto pensarla in maniera differente. Certo, noi non faremmo mai un’azione per aumentare le tasse agli italiani e, con il canone Rai, le avremmo tagliate. Ma andremo avanti, questo è un governo che ha profonde saldature. Non nasce oggi”.
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