I comitati contro la speculazione energetica negli Appennini di Toscana, Emilia Romagna, Umbria e Marche hanno dato vita alla sigla interregionale comune TESS, Transizione Energetica Senza Speculazione, che si sta allargando sempre di più. TESS è un’iniziativa che riunisce 76 realtà, tra associazioni internazionali, nazionali e locali, preoccupate per l’impatto delle nuove installazioni su terreni agricoli e sulle aree naturali. I comitati intendono fermare le richieste di impianti fotovoltaici e mega eolici con le relative opere connesse e infrastrutture, e proporre un’alternativa alla speculazione energetica. Negli scorsi giorni, hanno inviato alle regioni un documento scientifico redatto con la consulenza di esperti, in cui evidenziano i rischi legati al consumo di suolo agricolo, al dissesto idrogeologico, all’abbattimento di boschi e alla perdita di biodiversità delle aree naturali. Nello stesso documento, sottolineano anche le modalità attraverso cui le regioni potrebbero raggiungere gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) senza consumare altro suolo, e senza degradare gli ambienti naturali e il paesaggio.
La coalizione TESS è un’iniziativa che nasce dopo un incontro tra i rappresentanti di comitati e associazioni provenienti da varie zone della Toscana e dell’Emilia Romagna avvenuto lo scorso 6 settembre; recentemente, vi si sono unite anche le associazioni e i presidi territoriali che si stanno battendo per la tutela dell’Appennino umbro-marchigiano dall’invasione dell’eolico industriale sui crinali e dai mega impianti di pannelli fotovoltaici nelle aree verdi. Negli ultimi giorni, le varie associazioni aderenti alla piattaforma hanno inviato una lettera ai sindaci dei comuni interessati dai progetti di costruzione di mega impianti dell’eolico e del fotovoltaico per sottolineare i rischi ambientali e paesaggistici, oltre che sociali ed economici, dettati dalla “proliferazione incontrollata di progetti di impianti FER (da Fonte di Energia Rinnovabile), sotto la spinta degli incentivi miliardari e delle modifiche al quadro normativo che rendono inefficace ogni vincolo paesaggistico e ambientale”. Si tratta di una cifra totale pari a 210 miliardi in 20 anni, che secondo TESS ha “innescato un vero e proprio ‘assalto alla diligenza’ da parte delle multinazionali dell’energia e di innumerevoli società, alcune di queste poco trasparenti, come sottolineato recentemente dal direttore dell’Unità di Informazione Finanziaria (UIF), l’ente antiriciclaggio della Banca d’Italia, sugli interessi della Criminalità Organizzata”.
Le Regioni hanno tempo fino al 2 gennaio 2025 per individuare sia le aree idonee sia quelle non idonee all’installazione degli impianti FER. I comitati mirano a sollecitare le regioni “nel dare attuazione alla normativa attraverso l’adozione di un adeguato provvedimento legislativo”, scongiurando attacchi speculativi ad aree sensibili e proponendo un’alternativa, anche perché «ci sono già siti preposti». Ne abbiamo parlato con Simone Vitaletti dei Comitati Territoriali Riuniti marchigiani, che ha annunciato a L’Indipendente l’adesione del gruppo alla coalizione TESS. Il documento, spiega Vitaletti, cita direttamente i dati ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sul consumo di suolo del 2023, compiendo uno studio su di essi. Secondo l’analisi, in Italia ci sarebbe una superficie compresa tra «757 e 989 chilometri quadrati» di siti edificati su cui montare impianti fotovoltaici, al netto delle strutture inutilizzabili. Tali stime non includono dunque eventuali ristrutturazioni, recuperi o rigenerazioni, né le possibili «installazioni infrastrutturali», come quelle realizzabili su autostrade o parcheggi. La superficie individuata dai dati ISPRA, se dotata di impianti fotovoltaici, potrebbe produrre un totale di «73-96 gigawatt di energia rinnovabile», sufficienti per raggiungere gli obiettivi fissati dal nuovo PNIEC per il 2030. Il tutto senza consumare suolo né distruggere l’ambiente, evitando così di compromettere la Strategia Nazionale per la Biodiversità, che prevede un incremento delle aree naturali attraverso interventi di rigenerazione e ripristino su almeno il 30% del territorio.
La regione Marche di preciso, ci spiega Vitaletti, starebbe per essere invasa da decine di impianti eolici. In particolare, si parla di un totale di 73 aerogeneratori alti fino a 200 metri e «relative opere connesse ed infrastrutture indispensabili» che le aziende vorrebbero realizzare sui crinali dei monti nei Comuni marchigiani di Carpegna, Borgo Pace, Mercatello sul Metauro, Apecchio, Pergola, San Lorenzo in Campo (PU), Sassoferrato, Fabriano (AN), San Severino Marche, Serrapetrona, Caldarola, Camerino, Pieve Torina, Monte Cavallo e Serravalle di Chienti (MC). A questi se ne aggiungono altri 52 alti dai 180 ai 200 metri nella dorsale appenninica umbra (nei Comuni di Foligno, Trevi, Sellano, Valtopina, Nocera Umbra e Gualdo Tadino – PG), e altri 39 in quella toscana (Badia Tedalda, Sestino – AR), ma al confine con le Marche. Proprio i cittadini toscani qualche giorno fa hanno mandato una lettera alla regione per denunciare i gravi impatti ambientali legati alla realizzazione dell’impianto industriale eolico sul crinale Monte Giogo di Villore-Corella e chiederne l’immediata sospensione dei lavori.
[di Dario Lucisano]
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