La strategia del Consorzio Industriale del Lazio per affrontare la crisi dell’indotto Stellantis. La ricetta in 5 punti illustrata questa sera dal professor Trequattrini ad Unindustria. “Il futuro è a rischio, non è tempo di lamentarsi ma di agire”
“Non possiamo nasconderci dietro il linguaggio politico o le parole di circostanza: il futuro delle nostre imprese, dei nostri lavoratori e delle nostre famiglie è a rischio”: il re è nudo ed il professor Raffaele Trequattrini non ha intenzione di svolgere il ruolo del cortigiano sciocco nella celebre favola di Andrersen. “Oggi non è il momento di lamentarsi o di additare responsabilità. È il momento di agire. Noi siamo pronti a mettere in campo azioni operative e mirate per sostenere l’indotto di Stellantis e per gettare le basi di una nuova visione industriale”.
È una sfida lanciata al mondo produttivo quella portata dal commissario del Consorzio Industriale del Lazio intervenendo questa sera ad una riunione ristretta di Unindustria Cassino. Il presidente della territoriale Vittorio Celletti l’ha convocata per fare il punto sulla crisi dell’Automotive e sui rischi di tenuta per il suo tessuto produttivo della componentistica.
L’ora di agire
Per l’accademico dell’Università di Cassino chiamato a guidare l’ente nato dalla fusione dei cinque Consorzi industriali del Lazio la risposta alla crisi sta in una serie di azioni da mettere in campo. Ma bisogna essere chiari sugli obiettivi. Perché questa crisi – ha ricordato – non è un problema di Stellantis Cassino Plant ma dell’intero sistema mondiale dell’Automotive. È il risultato di una trasformazione epocale.
Sono cinque i punti fermi della strategia proposta dal professor Raffaele Trequattrini. Innanzitutto il rifinanziamento delle leggi 46 e 60: quelle sull’indotto e sulle aree nelle quali si trovano le imprese dell’indotto. È stato anche attraverso quelle norme che il polo industriale automobilistico cassinate ha superato la grande crisi di inizio millennio: creando una catena della produzione basata su criteri nuovi come il Polo Logistico Fiat. E poi ha cavalcato quella successiva: grazie alla norma che ha consentito di ricostruire le strade, gli impianti di illuminazione, la rete di sicurezza tra Cassino, Villa santa Lucia e Piedimonte San Germano. Tutti elementi che hanno modernizzato il distretto della componentistica, rendendolo più funzionale, efficace, attrattivo.
Agli industriali questa sera il commissario del Consorzio ha detto di avere suggerito alla Regione Lazio “di mettere queste leggi al centro della propria agenda, perché infrastrutture moderne e funzionali sono la base per attrarre investimenti e sostenere le attività produttive”.
Musk ed i cinesi
Il secondo punto è l’attrazione di nuovi investimenti. E chi dovrebbe essere interessato a scommettere sull’area Cassinate? Il professor Trequattrini lo indica con chiarezza: “i nuovi player dell’automotive provenienti dai mercati globali come Usa e Cina”. Perché Elon Musk con la sua Tesla ed i cinesi con le loro produzioni dovrebbero ritenere attraente Cassino? Perché qui c’è “il valore aggiunto della grande specializzazione dell’indotto Stellantis. Chi vuole fare auto si troverebbe ad integrarsi con un sistema già pronto e professionalmente capace di affrontare qualunque sfida”. In parole meno industriali? Chi vuole produrre automobili, a Cassino dovrebbe portare solo i dettagli perché la capacità delle fabbriche già c’è.
Ma l’altra parola chiave indicata dall’economista prestato al Consorzio è “diversificare”. Spiega il professore “dobbiamo diversificare, puntando su settori che possano sostituire l’automotive come forza trainante. Penso a grandi realtà come Leonardo o Power4Future, che possono rappresentare un nuovo volano di sviluppo per il territorio”.
Il caso P4F è emblematico: di fronte allo stabilimento Stellantis sta sviluppando la nuova generazione di batterie con cui alimentare la nautica, mercantile e militare. Ma il vero valore aggiunto non sono le batterie: è il software che le gestisce, le protegge dagli assalti dei pirati informatici che altrimenti potrebbero bloccare nel mezzo dell’oceano un cargo, assaltare una nave da crociera, colpire un’unità militare. Quel progetto ha già sviluppato un contratto di filiera e sta creando un nuovo segmento industriale del tutto nuovo per il territorio, in stretto collegamento con l’Università di Cassino.
Transizione non solo industriale
Raffaele Trequattrini ha evidenziato che la transizione “non è solo industriale, ma anche lavorativa”. Cosa significa? Che oggi Stellantis ha bisogno di meno operai del recente passato. In quello stabilimento che arrivò ad occupare oltre 12mila addetti all’inizio degli Anni ’70 basteranno un paio di migliaia di unità. Cosa fare degli altri? È esattamente su questo che il professore ha richiamato l’attenzione degli industriali. Con un’analisi tanto semplice quanto rivoluzionaria.
In altri settori c’è fame di operai specializzati. È per questo che il Commissario stasera ha detto che “dobbiamo essere pronti a convertire una parte della forza lavoro eventualmente lasciata libera dall’automotive verso settori in crescita, come il farmaceutico o l’aerospaziale”. In pratica: a progettare le auto sono gli ingegneri ma a fabbricarle sulla linea sono gli operai; allo stesso modo sono gli operai a “mettere nelle confezioni” i medicinali oppure a smontare e verificare le componenti aeronautiche.
Occorre insegnare agli operai metalmeccanici come ci si converte in operai farmaceutici o aerospaziali. “In questo senso, il ruolo degli ITS, come quello Meccatronico, e dei collegamenti con il mondo universitario diventa strategico. Dobbiamo investire sulla formazione di competenze nuove, che siano richieste dai mercati di domani”.
Abbasare la bolletta
Il quarto caposaldo della strategia indicata questa sera a Unindustria dal Consorzio Industriale passa per la riduzione dei costi dell’energia. L’Italia non è competitiva perché anni fa ha lasciato al resto d’Europa le centrali nucleari ed oggi paga a caro prezzo la corrente che viene dalle centrali straniere. Il futuro è più semplice e passa per la visione delle Comunità Energetiche.
Ha detto il professor Trequattrini “La competitività delle imprese passa anche dalla riduzione del costo dell’energia. Proponiamo che la Regione sostenga finanziariamente la realizzazione di comunità energetiche, che permettano alle imprese di ridurre i costi e di contribuire alla transizione energetica. È un intervento che guarda al futuro, ma che può avere effetti immediati sul presente”.
La lezione Videocolor
C’è poi il tema delle aree che a Stellantis non servono più: perché fabbricre la macchine oggi richiede meno spazi e meno volumi. Quelle aree non sono di Stellantis ma del territorio: il Consorzio industriale Asi all’epoca le ha messe a disposizione affinchè nascessero fabbriche e posti di lavoro. Un esempio pratico è l’area ex Videocolor: quando la riconversione tentata dagli indiani di Videocon si rivelò fallimentare, l’allora presidente Francesco De Angelis avviò l’iter per riprendersi l’area. E trasformarla in quella che oggi è Aeffe una sorta di “amazon” della termoidraulica nazionale.
“Si tratta – ha detto il professore riferendosi all’area Fiat / Stellantis – di un’area acquisita con fondi pubblici, che non può restare inutilizzata. Propongo di metterla a disposizione del tessuto industriale per nuove iniziative in grado di creare occupazione e valore per il territorio”. In pratica: vuoi creare posti di lavoro? Noi ti mettiamo a disposizione il posto dove fare industria e ti diamo tutto già pronto.
Voltare pagina
Ancora una volta il nodo è della politica. Il professore lo dice senza nascondersi “Prima o poi, la politica dovrà affrontare una scelta strategica di fondo: investire ancora nell’automotive come settore trainante o facilitare una transizione verso settori di maggiore prospettiva”.
L’errore fatale sarebbe quello di restare ad aspettare che qualcuno venga a togliere le cstagne dal fuoco. L’esempio è dato da un’altra grande azienda del territorio: la ex Permaflex. Sta ancora lì perchè per anni non si volle cambiare la sua destinazione attendendo che qualcuno venisse a mettere uno stabilimento che nessuno aveva intenzione di fare.
Ha concluso il commissario: “Nel frattempo non possiamo permetterci di restare immobili. Il nostro compito è quello di offrire risposte e soluzioni, anche parziali, ma realizzabili. La forza di un territorio si misura dalla capacità di reagire alle crisi con coraggio, visione e unità”.
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