Tunisia: governo ricorre a un nuovo prestito dalla Banca centrale per tamponare le difficoltà economiche nel 2025
Il parlamento tunisino ha approvato un emendamento alla legge di bilancio che consentirà allo Stato di contrarre un nuovo prestito dalla Banca centrale della Tunisia (Bct). Il prestito, del valore di 7 miliardi di dinari (circa 2,11 miliardi di euro), servirà a coprire le esigenze finanziarie del Paese nel 2025.
La decisione è stata fortemente sostenuta dalla ministra delle Finanze, Siham Boughdiri Namsia, che ha spiegato ai parlamentari durante la sessione di oggi pomeriggio come questa misura sia necessaria per far fronte a una serie di difficoltà finanziarie che lo Stato si trova ad affrontare, tra cui il calo delle entrate fiscali nei primi mesi dell’anno e il peso crescente del servizio del debito pubblico.
La necessità di liquidità immediata
Il motivo principale alla base di questa decisione è la necessità di garantire la liquidità dello Stato nei primi mesi dell’anno, un periodo tradizionalmente caratterizzato da un calo delle entrate fiscali. Inoltre, il governo deve far fronte a scadenze importanti per il pagamento del debito pubblico, in particolare nel primo trimestre del 2025. In particolare, il governo dovrà rimborsare una rata da un miliardo di dollari di un prestito obbligazionario emesso nel 2015 in scadenza già a gennaio. Namsia intervento davanti alle due camere riunite in sessione congiunta ha affermato:
Nonostante gli sforzi per mobilitare risorse sul mercato locale, queste si sono rivelate insufficienti a coprire il fabbisogno finanziario del bilancio 2025, stimato in 28 miliardi di dinari (9,5 miliardi di euro)
Il nuovo prestito sarà rimborsato in 15 anni
Il prestito dalla Bct, secondo l’esecutivo tunisino, consentirà di superare questo momento di difficoltà e di garantire la continuità dei servizi pubblici. Il prestito sarà concesso a condizioni particolarmente vantaggiose: tasso zero e rimborso su 15 anni, con una moratoria iniziale di tre anni. Tuttavia, l’accordo tra il ministero delle Finanze e la Banca centrale dovrà definire nel dettaglio le modalità di erogazione e di rimborso del prestito. Nonostante l’approvazione, questa decisione ha suscitato alcune perplessità tra i deputati.
Alcuni osservatori temono che un eccessivo ricorso al credito possa aggravare il debito pubblico e compromettere la stabilità finanziaria del Paese, aggravando l’inflazione che già pesa sulle tasche dei cittadini. Altri, invece, sottolineano la necessità di trovare soluzioni immediate per far fronte alla crisi economica. La ministra assicura che l’esecutivo sta lavorando per diversificare le fonti di finanziamento e ridurre la dipendenza dai prestiti. Tuttavia, in attesa di risultati concreti, il ricorso alla Bct rappresenta al momento l’unica soluzione per far fronte alle urgenti esigenze di liquidità. La proposta è stata approvata con 86 voti favorevoli, 15 contrari e 18 astensioni.
Dove “trova” i soldi la Banca centrale?
Secondo i dati della Bct, il conto del Tesoro ammonta a 772 milioni di dinari mentre il patrimonio netto in valuta estera al 29 novembre 2024 è pari a 24,884 miliardi di dinari in grado di coprire 112 giorni di importazioni. Oltre ai ricavi dalle esportazioni, entro la fine dell’anno, la Banca centrale tunisina (Bct) riceverà 500 milioni di dollari dalla Banca africana di esportazione e importazione (Afreximbank) come previsto dal decreto presidenziale n. 2024-496 del 14 ottobre 2024, che approva la deliberazione del consiglio di amministrazione della Bct del 31 luglio 2024 circa la conclusione, in nome e per conto dello Stato, di un contratto di prestito con l’istituto di credito panafricano.
È plausibile che il prestito contribuirà a finanziare il budget dello Stato 2025. Le elevate esigenze di finanziamento derivano da deficit di bilancio persistentemente ampi e da elevate scadenze del debito interno ed estero a lungo termine, che si attestano a circa il 10 per cento del Pil nel 2024 e all’11-12 per cento nel 2025. La Tunisia ha ricevuto 2,8 miliardi di dollari in impegni di finanziamento esterno nel 2024, compresi i partner bilaterali che inizialmente avevano condizionato il finanziamento all’approvazione di un programma del Fondo monetario internazionale.
Inflazione stabile
Nonostante una leggera crescita mensile dello 0,8 per cento, il tasso d’inflazione in Tunisia si è stabilizzato al 6,7 per cento ad ottobre. L’aumento dei prezzi è stato guidato principalmente dai settori dell’alimentazione, dei servizi (ristoranti, caffè, hotel) e dell’abbigliamento. Secondo il rapporto mensile pubblicato dall’Istituto nazionale di statistica (Ins), l’inflazione ha mostrato una certa stabilità, sebbene con variazioni all’interno dei diversi gruppi di prodotti.
I prezzi alimentari sono aumentati in modo significativo, trainati da carne ovina, frutta secca, pollame, pesce fresco, verdure e carne bovina. Solo i prezzi delle uova hanno registrato una diminuzione. L’aumento dello 0,8 per cento su base mensile è principalmente attribuibile all’abbigliamento (fine dei saldi estivi), ai servizi di ristorazione (11,1 per cento a ottobre 2024 rispetto all’8,8 per cento di settembre) e ai prodotti alimentari (9,3 per cento a ottobre contro 9,2 per cento a settembre).
Disoccupazione giovanile oltre il 40 per cento
Il numero dei disoccupati in Tunisia è aumentato nel terzo trimestre del 2024, secondo l’Istituto nazionale di statistica (Ins) che ha contato 5.500 disoccupati in più, per un totale di 667.200 e un tasso di disoccupazione ad ottobre del 16 per cento. Persistono significative disuguaglianze tra uomini e donne, e tra giovani e adulti. La popolazione attiva è cresciuta dello 0,2 per cento, raggiungendo i 4.179.100 individui. Questo incremento è stato trainato principalmente dagli uomini, che rappresentano il 69,3 per cento del totale.
Anche il numero degli occupati è aumentato, attestandosi a 3.511.900 unità, con un incremento dello 0,8 per cento rispetto al trimestre precedente. Se il tasso di disoccupazione complessivo è rimasto stabile al 16 per cento, quello relativo ai giovani tra i 15-24 anni è passato dal 41,0 per cento al 40,5. Tuttavia, il tasso di disoccupazione tra i diplomati dell’istruzione superiore è aumentato in modo significativo, raggiungendo il 25 per cento, un dato allarmante che evidenzia il mismatch tra domanda e offerta di lavoro nel settore qualificato.
Il governo mette le mani sui beni confiscati
Il ministro tunisino delle Proprietà demaniali e Affari territoriali, Wajdi Hidhili, ha presieduto la scorsa settimana una riunione sulla confisca dei beni illeciti. Secondo una nota del dicastero, all’incontro è stato presentato un inventario completo dei beni confiscati dal 2011 che copre immobili, beni mobili, azioni e liquidità. L’obiettivo è una gestione efficiente e trasparente di questi beni a beneficio dello Stato. Il progetto di legge di bilancio 2025 in discussione al parlamento prevede un deficit di bilancio stimato a 9,8 miliardi di dinari (2,93 miliardi di euro).
Oltre ad aver rivisto il sistema di multe e contravvenzioni, aver introdotto la riconciliazione fiscale per quanti sono debitori nei confronti dello Stato, aver dato la possibilità al Tesoro di avere accesso ai conti congelati, l’esecutivo punta ora a recuperare fondi dalla lotta alla corruzione.
Vanessa Tomassini è una giornalista pubblicista, corrispondente in Tunisia per Strumenti Politici. Nel 2016 ha fondato insieme ad accademici, attivisti e giornalisti “Speciale Libia, Centro di Ricerca sulle Questioni Libiche, la cui pubblicazione ha il pregio di attingere direttamente da fonti locali. Nel 2022, ha presentato al Senato il dossier “La nuova leadership della Libia, in mezzo al caos politico, c’è ancora speranza per le elezioni”, una raccolta di interviste a candidati presidenziali e leader sociali come sindaci e rappresentanti delle tribù.
Ha condotto il primo forum economico organizzato dall’Associazione Italo Libica per il Business e lo Sviluppo (ILBDA) che ha riunito istituzioni, comuni, banche, imprese e uomini d’affari da tre Paesi: Italia, Libia e Tunisia. Nel 2019, la sua prima esperienza in un teatro di conflitto, visitando Tripoli e Bengasi. Ha realizzato reportage sulla drammatica situazione dei campi profughi palestinesi e siriani in Libano, sui diritti dei minori e delle minoranze. Alla passione per il giornalismo investigativo, si aggiunge quella per l’arte, il cinema e la letteratura. È autrice di due libri e i suoi articoli sono apparsi su importanti quotidiani della stampa locale ed internazionale.
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