Sono giorni di fibrillazione per la partita del risiko bancario in corso. Niente di più naturale: in gioco ci sono miliardi di euro e la conquista di posizioni di leadership su mercati nazionali, europei e internazionali. Nessuna sorpresa che se ne discuta tanto, che ciascuno abbia la sua opinione e che lo stesso governo stia facendo le proprie valutazioni.
Ma all’ombra dei riflettori mediatico-politici in gioco c’è molto di più di quel che appare. Chi compra, chi vince, chi conquista, infatti, si aggiudica anche un’autentica miniera di dati e informazioni personali e, quindi, di conoscenza profondissima come quella estraibile dai dati che transitano attraverso il sistema bancario, dati di milioni di persone, correntisti, clienti, beneficiari di miliardi di operazioni ogni anno.
Il possibile utilizzo dei dati
Sono dati che hanno un valore enorme commerciale e non solo commerciale. Sono dati che raccontano la vita di intere famiglie, di milioni di persone comuni, utenti, consumatori, professionisti e imprenditori. Sono dati che possono essere utilizzati per le finalità più disparate. Specie nel mercato unico digitale dei dati dei quali le Istituzioni europee, da qualche anno, sono sponsor convinte. Analizzando i dati delle transazioni dei clienti, la banca può identificare pattern di spesa, tendenze emergenti e segmenti di mercato non ancora sfruttati o non abbastanza sfruttati, aggregando dati, anche in forma anonima e pseudonima, su larga scala, può generare analisi di settore per settori esterni o per il miglioramento dei propri prodotti, da vendere a terzi o da utilizzare direttamente e può usare gli stessi dati per offrire prodotti sempre più rispondenti alle esigenze della propria clientela vecchia e nuova, come mutui, carte di credito o investimenti personalizzati, aumentando il tasso di conversione.
Il nodo intelligenza artificiale
E, ai tempi dell’intelligenza artificiale e degli algoritmi, con l’analisi predittiva, può anticipare l’abbandono di un cliente e agire con offerte mirate ma anche intercettare bisogni prossimi venturi di vecchi e nuovi clienti e, magari, dar vita a nuovi prodotti finanziari e/o servizi tecnologici di sicuro successo come applicazioni di budgeting o strumenti di consulenza finanziaria basati sull’AI.
Gli sterminati data lake bancari di oggi e di domani (specie se alcune delle operazioni sul tavolo andassero in porto) possono essere utilizzati per addestrare e far addestrare algoritmi straordinari propri e di terzi. Ma non basta. Dalla stessa miniera di informazioni personali si possono estrarre e generare insight da vendere in forma aggregata ad aziende che vogliano comprendere i comportamenti di consumo, per esempio retailer, compagnie assicurative o startup tecnologiche. E, poi, se è vero, come è vero, che chi conosce meglio una persona sa come prenderla, espressione eufemistica e elegante per dire che sa come orientarne, influenzarne, etero-dirigerne ogni genere di scelta relativa agli ambiti più diversi, allora è innegabile che chiunque conquisti un patrimonio di conoscenza raffinata, profonda e puntuale come quella estraibile dai dati e dalle informazioni in questione si pone nella condizione di fare altrettanto con decine di milioni di persone e, probabilmente, di conquistare posizioni poi difficilmente contendibili sui mercati di riferimento.
Il ruolo dei grandi gruppi bancari
Lo sanno bene, d’altra parte, le big tech che sulla raccolta e l’analisi di informazioni quantitativamente più rilevanti ma qualitativamente meno raffinate hanno costruito gli imperi che oggi sono davanti ai nostri occhi, imperi dei quali sono incontrastate tiranne per quanto dai volti gentili e imperi grazie ai quali insidiano o, almeno, sono in condizione di insidiare le nostre democrazie. E tutto lascia ipotizzare che negli anni che verranno le banche possano fare altrettanto proprio muovendo dallo sfruttamento secondario dei dati e delle informazioni in transito per i loro sistemi.
Difficile immaginare il ruolo che i grandi gruppi bancari potrebbero esercitare sulla società , associando al loro già straordinario potere dovuto agli strumenti finanziari, quello non meno penetrante dovuto alla disponibilità e capacità di analisi dei dati personali.
Insomma, benché le grandi manovre in corso destino, come è naturale che sia, l’attenzione dei più sull’impatto sui mercati finanziari, queste ultime sembrano destinate a produrne uno ulteriore e non meno rilevante per un verso sul giovane ma già promettente mercato europeo dei dati e, per altro verso, sulle vite e sul destino di decine di milioni, forse centinaia di milioni di persone. Un profilo quest’ultimo del quale non ci si può dimenticare e che merita di essere governato almeno quanto quello finanziario. (riproduzione riservata)
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