Il valore delle transazioni cashless raggiungerà i 471 mld nel 2024, rispetto ai 174,3 mld del 2015 grazie a policy pro cashless, innovazioni tecnologiche e nuove abitudini degli italiani
A Roma si è svolto il secondo Advisory Board della decima edizione della Community Cashless Society di TEHA con la presentazione dell’indagine circa gli esercenti italiani e la loro attitudine all’uso di soluzioni di pagamento digitali. Con questa edizione, The European House – Ambrosetti offre un punto di osservazione privilegiato sul cambiamento della società italiana rispetto al cashless nell’ultimo decennio.
Nei 10 anni di monitoraggio della Community Cashless Society
Il valore delle transazioni in carte ed e-money è passato dai €174,3 miliardi nel 2015 ai €471 miliardi stimati per il 2024. Un balzo avvenuto nel contesto di numerose policy pro-cashless e spinto dalle innovazioni tecnologiche dell’utilizzo massiccio del mobile e dei wearable payment. È però cambiata anche l’abitudine d’uso degli italiani, dimostrata dall’aumento progressivo delle micro-transazioni: solo negli ultimi quattro anni le transazioni sotto i €5 hanno visto un balzo di oltre il 500%.
L’indagine sugli esercenti
Secondo quanto emerge dalla survey su un campione di 500 esercenti, in rappresentanza di settori merceologici differenti e dislocati equamente su tutto il territorio nazionale,
- solo il 4% degli esercenti italiani non accetta pagamenti cashless
- e per 1 esercente su 2 i pagamenti cashless rappresentano oltre il 50% del fatturato: ciò si deve al fatto che i pagamenti digitali sono la scelta preferita dai clienti. La spinta ad accettare sempre di più i pagamenti digitali (48,1% nel 2024 rispetto al 38,9% del 2023) è infatti dovuta principalmente alle richieste dei clienti: circa un esercente su due ritiene che perderebbe la propria base cliente qualora smettesse di accettare pagamenti cashless. Contribuiscono all’aumento delle transazioni anche la maggiore convenienza economica e le recenti normative in merito all’uso del contante.
Il contributo del cashless alla sostenibilità ambientale
Un impatto positivo ha abilitato, dal 2015 al 2023, il risparmio di 33,3 milioni di kg di CO2, pari alla quantità di CO2 assorbita da circa quattro volte la superficie boschiva del Trentino-Alto Adige o all’inquinamento prodotto da un terzo del parco auto circolante in Italia.
“In questi dieci anni, la Community Cashless Society ha dato evidenza non solo dell’impatto dirompente della rivoluzione digitale guidata dalle tante innovazioni tecnologiche ma soprattutto del cambio di abitudine degli italiani, cambiamenti che hanno modificato significativamente l’approccio degli esercenti. È quindi importante fare leva su tecnologia e cultura digitale per proseguire nella direzione di rendere l’Italia un Paese avanzato ma anche più equo e onesto, capace di contrastare efficacemente l’evasione e l’economia sommersa. Un vantaggio che comprende anche l’impatto ambientale grazie al risparmio di CO2 consentito da ogni transazione digitale” afferma Lorenzo Tavazzi, Senior Partner e Responsabile Area Scenari e Intelligence di TEHA Group
Permangono alcune resistenze fra gli esercenti
Tra le evidenze della ricerca, emerge come per 1 esercente su 2 i pagamenti cashless rappresentano oltre il 50% del fatturato (per 3 su 4 oltre il 30%) nei settori quali le attività ricettive e taxi, con invece all’ultimo posto il commercio al dettaglio, i servizi alle persone e le lavanderie. Tuttavia, anche se solo per 1 esercente su 4 accettare i pagamenti cashless al di sotto di una determinata soglia di importo è sconveniente, permane una certa resistenza ad accettare pagamenti cashless attribuibile proprio ai “costi di commissione”, nonostante questi rappresentino solamente l’ultima voce di costo per gli esercenti: questo dato si lega anche a una scarsa conoscenza percepita delle commissioni applicate.
Il ruolo dell’innovazione tecnologica
È migliorata l’offerta di strumenti per l’accettazione di pagamenti cashless per i 2/3 degli esercenti grazie anche alla diffusione di MobilePos e SoftPOS per 1/4 degli esercenti e all’abbassamento dei costi delle commissioni e del POS, anche se solo 1 su 3 di questi ultimi ne è a conoscenza. In generale, tra gli esercenti italiani è ancora poco diffusa una sensibilità digitale: solo 1 su 3 ritiene che vi siano persone con competenze digitali avanzate nella propria attività.
Proposte della community nelle politiche pro cashless
Alla crescita del cashless negli ultimi anni hanno contribuito anche le numerose policy pro-cashless avviate dai vari esecutivi, alcune delle quali sviluppate a partire dalle proposte delle passate edizioni della community e inserite nella nuova Legge di Bilancio. Fra queste, dal 2025, infatti, in azienda sarà necessario abbandonare definitivamente l’uso del contante per le spese deducibili (vitto, alloggio, viaggio e trasporto effettuato tramite taxi/ncc, ecc.) e si stima che questa misura comporterà maggiori entrate tributarie per €432 milioni nel 2026. Mentre, a partire dal 2026, la legge prevede che i registratori di cassa telematici siano collegati direttamente agli strumenti di pagamento, al fine di favorire una totale interazione tra il processo di certificazione fiscale e quello di pagamento elettronico; una misura che comporterà maggiori entrate tributarie per €50 milioni nel 2026.
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