L’innovazione sociale, ovvero la capacità di creare e sviluppare forme sempre più efficaci di inclusione, di social responsibility e di coinvolgimento per le persone più fragili, è vicina al nostro vissuto o comunque può esserlo più di quanto immaginiamo, anche grazie ai prodotti che rappresentano una componente sempre più importante della loro missione.
Le imprese sociali o gli Enti del Terzo Settore che accompagnano ragazzi o adulti nei loro percorsi di vita, facendo leva sul ruolo fondamentale dell’apprendimento, del lavoro, della professionalità, rappresentano degli esempi di innovazione sul piano sociale che consentono di raggiungere risultati straordinariamente importanti. Ma affinché questi risultati possano effettivamente diffondersi e portare benefici c’è bisogno di garantire una maggiore attenzione e un maggiore supporto a queste realtà.
Più in particolare è importante che queste imprese siano sempre più conosciute non solo per la missione – importantissima e fondamentale – che svolgono, ma anche per il valore del lavoro che mettono in pratica ogni giorno, che si traduce in prodotti e servizi. Lo sguardo con cui si osservano, seguono e supportano queste imprese non deve essere solo quello dell’aiuto, ma sempre più quello dell’attenzione alla qualità dei risultati dell’impegno delle persone e dei ragazzi in termini di creazione di prodotti di valore. Un riconoscimento che qualifica ulteriormente queste imprese e soprattutto il lavoro dei ragazzi che sono in grado di arrivare sul mercato con qualcosa di speciale, con prodotti che hanno qualcosa in più.
Qualità e inclusione nel Mercato Solidale di Eataly
Questa considerazione ci conduce direttamente nello spirito del Mercato Solidale di Eataly, una operazione con cui si è avviata una forma di collaborazione attiva tra il mondo privato e le imprese sociali.
Questo format di Mercato Solidale nasce sulla base di un modello modo semplice e concreto: a sette realtà del terzo settore sono stati messi a disposizione spazi del mercato di Eataly Smeraldo Milano a titolo non oneroso.
Ciascuna realtà è libera di proporre e vendere i propri prodotti e servizi in completa autonomia, con il coinvolgimento dei propri volontari, potendo poi disporre di tutti i proventi delle vendite. In più, per alcune realtà con prodotti in linea con l’offerta ristorativa di Eataly, la collaborazione si è estesa anche all’inserimento di questi prodotti nei menu dei ristoranti.
Questo modello inaugurato per tre giorni a Milano è anche un format destinato a ripetersi presso altre sedi mettendo a disposizione spazi e visibilità alle onlus che possono in questo modo portare la propria offerta verso i clienti di Eataly, in particolare verso quelli più attenti a proposte in grado di unire qualità dei prodotti e impegno sociale delle imprese.
L’avvio del Mercato Solidale è stato poi inaugurato con un talk che ha permesso di conoscere i protagonisti dell’iniziativa in un confronto sui temi dell’innovazione sociale e del rapporto tra enti del terzo settore e imprese private. Al talk hanno partecipato:
- Erika Coppelli, presidente di Tortellante,
- Jacopo Corona, Presidente di Frolla,
- Roberto Cagliero, consigliere delegato di San Patrignano,
- Erasmo Figini, Fondatore di Cometa,
- Davide Leonardi, fondatore e presidente di Insuperabili e Gianluca Livecchi, amministratore delegato de Lo Gnocco,
- Luciana Delle Donne, fondatore e CEO di Officina Creativa e di Made In Carcere,
- Caterina Gianni, Fashion designer di 2nd Chance.
Cipolloni, Eataly: Mercato Solidale, una collaborazione che unisce inclusione, qualità e innovazione sociale
“Come Eataly ci siamo interrogati sulle modalità più efficaci e più costruttive per contribuire alla missione e al lavoro delle realtà del terzo settore. Tra le tante modalità ad oggi possibili abbiamo scelto di impegnarci in una forma di collaborazione attiva, sul campo. Non volevamo percorrere modelli basati su schemi che tendono a proporre al cliente l’acquisto di prodotti per poi donare una quota parte dei proventi alle imprese sociali. Crediamo invece in un approccio che permetta di creare nuovo valore”. Da questa riflessione, come spiega Andrea Cipolloni, CEO Eataly di Gruppo, è nato il Mercato Solidale di Eataly.
“Innanzitutto – prosegue Cipolloni – vogliamo essere vicini a chi ha deciso di spendere una buona parte della propria vita su questi temi così importanti e per farlo abbiamo scelto di mettere a loro disposizione degli spazi in uno dei nostri punti vendita più importanti, ovvero di supportarli con la nostra capacità di attrazione, con la relazione con i clienti. Siamo convinti che questo possa essere un modo davvero efficace per collaborare e per aiutare queste realtà a farsi conoscere presso clienti attenti alla qualità e al valore del loro impegno”.
Cipolloni tiene poi a sottolineare la chiarezza e la semplicità della formula adottata: “Eataly non guadagna niente. Ciascuna realtà presente nel Mercato Solidale gestisce in autonomia il proprio spazio, i clienti si relazionano direttamente con le Onlus che trattengono tutti i proventi delle vendite”.
Una ultima considerazione va poi agli obiettivi dell’operazione: “Sicuramente – conclude Cipolloni – la possibilità per ciascuna associazione di aggiungere fatturato alle proprie attività rappresenta un obiettivo fondamentale, ma anche la possibilità di farsi conoscere su una piazza e in un contesto come Milano o come altre città in cui operiamo può portare benefici che vanno al di là dei risultati di vendita nelle giornate scelte per il mercato”.
Tortellante: qualità del tortellino, del lavoro e del metodo scientifico
Le nonne, i ragazzi e i giovani adulti con autismo, la tradizione del tortellino modenese e una professionalità che ha il suo punto di riferimento nella ricerca della qualità, sia per quanto riguarda il metodo scientifico con cui vengono seguiti i ragazzi, sia per quanto attiene ai prodotti che vengono realizzati. Tortellante è un posto speciale dove convivono inclusione e alta cucina, impegno nel conservare e valorizzare le tradizioni e capacità di costruire insieme il futuro.
Con Tortellante si entra in una casa bottega dell’artigiano nata per iniziativa di tre “nonne” a Modena che hanno voluto immaginare e creare un luogo in grado di far convivere inclusione, socializzazione, tradizione gastronomica e, appunto, attività artigianale. Gli attori di questa realtà sono ragazzi autistici che lavorano insieme alle nonne alla produzione di tortellini della tradizione modenese. Il tutto con il supporto di figure di riferimento di assoluto prestigio, che garantiscono il metodo seguito per la formazione e per il coinvolgimento dei giovani adulti dal punto di vista medico scientifico e per garantire la qualità dei prodotti, i tortellini, che Tortellante ha voluto organizzare in modo da portare sul mercato come un prodotto di eccellenza.
Erika Coppelli, presidente di Tortellante sottolinea come questa esperienza sia nata fondamentalmente dall’idea di dare dignità a questi ragazzi, facendo leva sull’importanza e sul valore del lavoro. Tortellante lavora per regalare un futuro ai ragazzi autistici partendo dalla constatazione che, una volta terminata la scuola, devono affrontare un vuoto sociale drammatico.
Un laboratorio terapeutico abilitativo
L’idea di base era esattamente quella di passare da una condizione di assistenza, peraltro non sempre disponibile, a una condizione che permetta ai ragazzi di diventare una risorsa per la società. Coppelli osserva che si è voluto unire due fragilità per creare una nuova energia: le nonne e quindi la terza età con le loro competenze, la loro memoria, la loro capacità di fare e la disabilità con i 40 ragazzi di Tortellante. E oggi, con questa si è costruito uno straordinario laboratorio terapeutico abitativo che aiuta i ragazzi proprio a migliorare le loro autonomie.
Ma la missione di Tortellante è anche qualcosa di più, è una risorsa in grado di muoversi sul mercato con una sua identità produttiva, una sua immagine, un suo approccio al mercato nel quale si rispecchia una forte idea di qualità.
Concretamente i ragazzi e le nonne lavorano alla produzione dei tortellini che rappresentano il prodotto più tipico del modenese e che sono, nello stesso tempo, rappresentativi del territorio. Grazie al metodo che è stato predisposto, Tortellante riesce a garantire una importante forma di integrazione dei ragazzi con il mondo del lavoro attraverso un’attività vera, utile, che viene riconosciuta dal mercato.
Una qualità del tortellino controllata dallo Chef stellato Massimo Bottura
Per offrire le migliori garanzie ai consumatori e al mondo della ristorazione, Tortellante conta sul coinvolgimento dello Chef stellato Massimo Bottura come supervisore d’eccezione per quanto attiene alla qualità del processo di lavorazione, alle materie prime e al prodotto finale.
Al contempo, sul piano scientifico, Tortellante si affida a un team altamente qualificato sull’autismo costituito da psicologi, psicoterapeuti, neuropsichiatri, terapisti occupazionali. Il metodo adottato, che fa leva sull’aspetto educativo formativo e sul lavoro, è stato recentemente validato da una importante rivista scientifica internazionale in un articolo che ha dimostrato scientificamente i progressi e il miglioramento dei ragazzi.
L’altro aspetto distintivo del metodo di Tortellante riguarda la struttura che è stata adottata per gli ambienti. Si tratta di una tradizionale bottega artigianale, in cui l’artigiano “vive” sopra il proprio laboratorio. In questo caso non si tratta di una residenza vera e propria, ma di spazi di socializzazione, sopra al luogo di lavoro, in cui i ragazzi hanno la possibilità di socializzare, di migliorare le diverse forme di autonomia relazionale, con l’obiettivo di essere il più possibile indipendenti. Un laboratorio lavorativo che in questo modo diventa anche una palestra di autonomia.
Per quanto attiene alle proposte di acquisto al Mercato Solidale, il messaggio di Erika Coppelli è che Tortellante produce un tortellino buono, di ottima qualità e il fatto che sia frutto del lavoro di una impresa sociale, nella quale operano ragazzi autistici, è (solo) un importante valore aggiunto. Per il Mercato Solidale di Eataly poi Tortellante ha preparato due linee di tortellini tipici modenesi, una espressamente dedicata al mercato e una invece al mondo della ristorazione.
Frolla: condivisione, qualità, responsabilità per cambiare il mondo con dolcezza
Dai tortellini ai biscotti, dall’Emilia-Romagna di Modena alle Marche di Osimo: un viaggio nel segno dei tre ingredienti fondamentali che rendono speciali i biscotti di Frolla: condivisione, qualità e responsabilità.
Jacopo Corona, fondatore e Presidente della coooperativa sociale Frolla, si dice assolutamente convinto dell’importanza di misurarsi con le aziende private e con il mercato puntando sulla qualità e sull’originalità dei prodotti. Il fatto che questi prodotti siano il frutto del lavoro di ragazzi con disabilità, formati e supportati per lavorare a questo tipo di attività, è un valore aggiunto straordinariamente importante, ma la scelta del prodotto da parte dei consumatori deve essere motivata dalla qualità del prodotto stesso.
Frolla Microbiscottificio nasce a Osimo nel maggio 2018 come progetto d’impresa e in meno di un anno diventa cooperativa sociale con l’obiettivo di fornire ai ragazzi con disabilità un percorso di inserimento lavorativo. Negli anni poi Frolla cresce grazie a una campagna di crowdfunding e al supporto di una rete solidale e si afferma nella forma di impresa sociale collettiva. La scelta produttiva da realizzare insieme ai ragazzi con disabilità è quella del biscotto, un prodotto semplice che Frolla sceglie di produrre aggiungendo a questi ingredienti anche quello della territorialità, dell’attenzione alle materie prime del luogo in cui si vive con un metodo basato, appunto, sulla responsabilizzazione sociale, ambientale e territoriale.
I ventuno ragazzi con disabilità attivi in cooperativa operano con turni di lavoro basati su rotazioni da 4 ore, dal martedì alla domenica, con una modalità operativa che unisce l’attenzione alla produzione con la scelta di arricchire la socialità del lavoro di stimoli preziosi per la crescita dei ragazzi e per sviluppare le loro relazioni. I benefici sono molto concreti e si vedono anche nell’ambito della produttività che è legata all’impegno e al valore dei ragazzi e che in termini numerici è arrivata a confezionare qualcosa come 70.000 sacchetti di biscotti all’anno, tutti con prodotti di qualità.
Una capacità produttiva questa che ha permesso a Frolla di allargare il raggio d’azione anche al mondo della cioccolateria, con la linea di prodotti CioccoFrolla in una scelta che ha consentito di garantire lavoro ad altri ragazzi.
Un modello di impresa progettato per dare valore al lavoro dei ragazzi
Lo spirito e il metodo è quello di una attenzione costante all’innovazione che permette di portare al Mercato Solidale di Eataly tre nuove tipologie di biscotti: Cookies, Cookies sbagliati e Cookies al mirtillo. Tre innovazione nei biscotti per conquistare clienti e per cambiare il mondo con dolcezza.
La cooperativa sociale Frolla rappresenta un modello d’impresa che nasce per coinvolgere e valorizzare le doti professionali di ragazzi disabili che imparano una professione e la esercitano per confrontarsi con la realtà del mercato. Un confronto che presuppone di guadagnarsi ogni giorno la scelta di clienti con prodotti di alta qualità. Con questo approccio Frolla intende mostrare come sia possibile dare vita e sostenere un modo nuovo per guardare alla disabilità.
La qualità è un ingrediente che permette di superare tante barriere
Corona insiste sul fatto che la qualità è un ingrediente che permette al metodo Frolla di superare il rischio di pietismo. Con un lavoro che guarda ai gusti dei clienti, all’innovazione nelle proposte, alla creazione di ricette originali che contano sulla ricerca di materie prime che riflettono l’identità e i valori del territorio in cui si opera.
Il messaggio di Corona è che tutto questo è diventato realtà perché Frolla è un’insieme di persone che sognano e che mettono i propri sogni a disposizione degli altri condividendo competenze, immaginando un nuovo modo di lavorare con lo spirito di permettere a tutti di esprimere il proprio potenziale. Il tutto in un cammino comune che è stato impostato per procedere insieme, a partire dalle fasi della formazione per poi proseguire nel lavoro, ma rispettando in tutte le tappe il passo dell’ultimo perché nessuno deve rimanere indietro.
L’altra dimensione del metodo Frolla riguarda poi l’impegno nel far uscire i ragazzi fragili dagli ambienti protetti per portarli in mezzo alle persone, con l’obiettivo di responsabilizzare tutti gli interlocutori con cui si collabora: le imprese, i cittadini, i clienti, la società stessa, come una ulteriore forma di bene comune.
San Patrignano tra lavoro, formazione e qualità dei prodotti
Non è un caseificio in senso stretto, ma è salito sul gradino più alto del podio come miglior caseificio al mondo. Non è un oleificio, ma ha in bacheca il prestigioso premio Cinque Gocce assegnato al miglior olio dalla Guida Bibenda. Non è una cantina vinicola, ma produce un Sangiovese di eccellenza che ha ricevuto a sua volta prestigiosi riconoscimenti. Tre esempi tra i tanti di come il lavoro, la formazione professionale, l’impegno nel costruire un reinserimento sociale basato sulla capacità di realizzare prodotti di eccellenza stanno a cuore alla Comunità di recupero di San Patrignano.
Roberto Cagliero, il consigliere delegato, tiene a sottolineare subito come la formazione professionale, la ricerca della qualità nei prodotti, l’impegno collettivo sono i valori che permettono di fare la differenza, così come l’innovazione e l’originalità che si concretizzano in nuovi percorsi di formazione e lavoro che permettono ai ragazzi di realizzare prodotti e servizi che competono sul mercato sulla base della qualità e dell’originalità. Come nel caso del ristorante Vite che ha conquistato la stella verde Michelin ed è in lizza per la stella rossa e come Spaccio, la pizzeria gourmet che si misura sul piano della qualità con le metriche e le proposte della ristorazione commerciale. Lo spirito è in tutti i casi quello di considerare il lavoro come una straordinaria forma di reinserimento sociale e una preziosa fonte di sicurezza e fiducia.
Lavoro, ingrediente indispensabile per un reinserimento nella società
Tutti ingredienti indispensabili per fornire gli strumenti necessari a un vero reinserimento nella società, ma anche per portare sul mercato quei prodotti che con le loro vendite aiutano a sostenere le spese necessarie per dare ai circa 900 ragazzi di San Patrignano la possibilità di ricostruirsi un futuro.
Cagliero ricorda che San Patrignano ospita ragazze e ragazzi di 8 nazionalità differenti, con una età media che tende ad abbassarsi, a testimonianza del fatto che purtroppo sta aumentando la diffusione di sostanze stupefacenti già nelle scuole. E sottolinea che lottare contro la droga in questi anni vuol dire affrontare organizzazioni potentissime e per questo serve un grandissimo impegno, insistendo con tutti i mezzi per opporre una reale resistenza a questo fenomeno. E uno dei mezzi più efficaci è proprio rappresentato dal lavoro, sia per quanto riguarda il metodo della comunità naturalmente, sia per quanto riguarda la capacità di creare, proprio con il lavoro fuori dalla comunità, le condizioni per attuare un reale reinserimento sociale.
Un laboratorio gigantesco per creare una seconda opportunità
Negli ultimi cinquant’anni sono passate da San Patrignano 30.000 persone che hanno affrontato il recupero in un luogo che rappresenta un laboratorio gigantesco per creare una seconda opportunità. Non una sola, in realtà, ma tante nuove seconde opportunità che arrivano grazie alle attività, al lavoro, alla capacità di aiutare i ragazzi a prendere coscienza di essere in grado di poter apprendere e svolgere una professione in molti e diversi settori.
Ci sono ragazzi che sono entrati a San Patrignano e che hanno imparato a produrre formaggio, olio, vino e a trasformare questi prodotti in menù e in servizi di ristorazione. Questi e tanti altri mestieri permettono di uscire con la prospettiva concreta di un cammino nella vita nel quale il lavoro è un riferimento. Perché la vera sfida, nel momento in cui si affrontano problemi come quelli della tossicodipendenza, è quella di affrontare il reinserimento nella società con la convinzione e la fiducia nei propri mezzi. Una merce preziosa che si conquista insieme alla soddisfazione, all’autonomia e all’integrazione sociale.
L’importanza di creare e sperimentare nuove forme di collaborazione con le aziende
In funzione dell’età e del percorso personale, la sfida è anche nella formazione, nella possibilità di completare un percorso scolastico e nella capacità di ottenere un titolo di studio. Ma il futuro, per una comunità come quella di San Patrignano, è anche nella capacità di inventare delle iniziative e di sperimentare dei modelli che permettano di attuare nuove forme di collaborazione con le aziende, per trovare le risorse necessarie alla comunità e per creare nuove occasioni di sviluppo professionale.
E la concretezza delle iniziative si misura anche nei prodotti che, anche nel caso del Mercato Solidale di Eataly, testimoniano la ritrovata dignità dei ragazzi nella ricerca della qualità e dell’originalità come con lo squacquerone Dop di San Patrignano, scelto per il menu dei ristoranti quick service di Eataly Smeraldo, o come il panettone SanPa, il “panettone creato per miracolo”.
Cometa: da un primo sì alla ricerca del talento
Un primo Sì dal quale è partito tutto. La testimonianza di Erasmo Figini, fondatore di Cometa, inizia da un Sì. Un Sì per un affido che ha messo in moto un percorso straordinario che consente oggi a tanti ragazzi fragili di avere una speranza di vita nella quale trovano posto sia le prospettive di lavoro sia quelle di far parte viva di una comunità.
Una prima esperienza di affido dunque a cui sono seguiti altri incontri, altri bambini e la creazione di una rete di accoglienza di famiglie che nel 2000 danno vita all’Associazione Cometa. Figini pensa subito all’importanza di unire i temi dell’inclusione e dell’accoglienza con una proposta educativa, come passo necessario per costruire un dopo, un futuro. Con questa scelta, ogni giorno bambini e ragazzi possono contare grazie a Cometa su educatori e insegnanti a cui si aggiungono le attività ricreative e sportive all’interno di una dimensione sociale di inclusione e di crescita comune.
Anche Figini tiene a sottolineare la grande importanza del lavoro per Cometa, di una valorizzazione del talento come una risorsa fondamentale per la società. La capacità di fare formazione ai ragazzi, di accompagnarli affinché il loro talento possa essere individuato, stimolato, coltivato e valorizzato, rappresenta una delle condizioni più importanti per permettere di condurre la propria vita con soddisfazione.
Figini torna a quel primo Sì di 31 anni fa, alla scelta di accogliere un orfanello nato positivo all’AIDS che nessuno voleva. Una scelta difficile ma nello stesso tempo potente che ha espresso tutta la forza dell’accoglienza. Una scelta che è anche un invito a riflettere su come sia concettualmente necessario andare oltre il senso comune con cui si guarda all’affido, perché anche i figli naturali ci sono affidati. Non possediamo nulla se non la capacità di accompagnare, di prenderci cura, di costruire insieme il futuro.
Un metodo innovativo che unisce scienza e artigianato
Nell’ambito di questa cura c’è poi l’affido diurno per i ragazzi, le collaborazioni, come quella con la Regione Lombardia, la scuola professionale e il Liceo. Il tutto con un approccio innovativo che unisce la base scientifica, con quella artigianale e imprenditoriale perché c’è anche qui, forte, l’attenzione al ruolo sociale del lavoro, alla capacità di inclusione e di socializzazione che può arrivare grazie a una adeguata preparazione professionale. E con questo arriva anche l’impegno e la volontà nel creare condizioni in grado di offrire ai ragazzi concrete possibilità per un lavoro vero, con una assunzione a tempo indeterminato.
Figini percorre l’esperienza di Cometa con tante persone con problematiche diverse che bussano alla porta, ragazzi in dispersione scolastica, migranti, disoccupati, persone in condizioni di fragilità che hanno bisogno di aiuto. In questo percorso di accoglienza Cometa è arrivata a pronunciare un Sì a più di 1300 ragazzi al giorno.
Per ognuno c’è una risposta che arriva grazie a una organizzazione che ha i suoi pilastri principali nella capacità di preparare i ragazzi a un lavoro concreto. E per questo Cometa vive il territorio, vive le problematiche delle imprese e prepara i ragazzi alle professioni che servono concretamente alle aziende del territorio. Ci si confronta su ciò di cui necessitano le imprese e si preparano i ragazzi a un lavoro che li aspetta fuori. Perché se è vero che i ragazzi sono una straordinaria risorsa per la loro volontà di fare e di riscattarsi, è anche vero che il lavoro sarà reale nel momento in cui ci si organizza per rispondere a precise esigenze del mercato.
Dal Food alla ristorazione passando dalla falegnameria
Il mondo del food, della ristorazione e dell’ospitalità, il settore dell’artigianato e della falegnameria e poi ancora il settore tessile e della la sartoria sono gli ambiti nei quali Cometa prepara e accompagna i ragazzi nei percorsi di vita e professionali.
In ogni caso sempre, come precisa Figini, con la volontà di cercare e sostenere i talenti e di indirizzarli, ciascuno per la propria parte, nella ricerca dell’eccellenza. Perché la capacità di valorizzare il talento, grazie alla ricerca di quella eccellenza che ciascuno di noi ha sulla propria strada, restituisce il vero senso del lavoro e il vero senso della vita.
Al Mercato Solidale di Eataly, Cometa porta i prodotti della sua pasticceria con dolci natalizi come lo Stellone e la Susy e nelle sale del centro Smeraldo di Milano si fa ammirare anche il contributo della falegnameria di Cometa che ha realizzato un pannello decorativo dedicato alla presenza di Eataly nel mondo come ambasciatore del gusto Made in Italy.
Con Insuperabili, scende in campo l’inclusione
Lo sport e in particolare il calcio, rappresenta un veicolo per creare condizioni di socializzazione e inclusione, ma per Davide Leonardi, Fondatore e presidente di Insuperabili è anche una occasione per favorire un vero cambiamento culturale rispetto alla percezione della disabilità.
Insuperabili è una organizzazione che conta su una forte presenza territoriale, con 20 sedi in tutta Italia, che accolgono e fanno giocare ragazzi e persone con diverse forme di disabilità, affettivo emotiva, comportamentale, fisica, motoria e sensoriale, senza limiti di funzionalità e di età.
Leonardi ricorda che Insuperabili è partita dalla convinzione che lo sport può fare tanto per affrontare in modo nuovo la disabilità, per creare quelle condizioni in cui i ragazzi possono esprimersi, socializzare e crescere.
Insuperabili nasce come un club di calcio, con ragazzi che a un certo punto si adoperano per cercare una scuola calcio in grado di aiutare l’inserimento di un’amica con disabilità. Questa ricerca, difficile e infruttuosa spinge i ragazzi a guardare cosa accade all’estero e a scoprire che in altri paesi sono attive realtà sportive in grado di accogliere ragazzi con disabilità per creare condizioni di socialità davvero speciali.
E arriva l’idea di Insuperabili partendo dalla considerazione che in Italia ci sono tante eccellenze, il cibo, la moda, l’artigianato, così come anche il calcio.
Una scuola di calcio veramente aperta a tutti
Si è scelto allora di far fare un salto in avanti allla passione e alla competenza nel mondo dello sport per dare vita a una prima scuola di calcio in grado di ospitare anche persone con disabilità. Nasce quindi una scuola di calcio vera, aperta a tutti, ragazzi e persone con o senza disabilità. Insuperabili parte da Torino nel 2012 inizialmente con quattro ragazzi, che poi a fine anno diventano degli atleti. E in questi anni i ragazzi e le ragazze che si affrontano in campo con qualsiasi tipologia di disabilità arrivano a quota 800.
La bellezza e la forza dello sport, e del calcio in particolare, si dimostrano un eccellente acceleratore delle socialità, ciascuno porta il proprio contributo, il proprio talento e ciascuno costruisce il gioco insieme agli altri, conoscendoli per le loro capacità, per i loro errori, per i limiti e per la determinazione nel dare il meglio.
Dal gioco alla vita il passo non è breve ma è naturale
Considerando che lo sport rappresenta il 30 o anche il 40% del quotidiano dei ragazzi, Insuperabili ha scelto di allargare l’offerta ad altre dimensioni della socialità che potevano essere a loro volta aiutate dallo sport. Si è cercato in questo modo di offrire agli atleti la possibilità di iniziare dei percorsi di inserimento nel mondo del lavoro. Hanno preso forma da questa iniziativa dei percorsi formativi all’interno delle scuole dove Insuperabili si reca per raccontare le proprie esperienze.
Nel 2023, grazie a questo progetto, si sono organizzati incontri con più di 15.000 studenti che, con l’esempio degli “Insuperabili”, hanno potuto comprendere meglio i valori dell’inclusione.
Al Mercato Solidale, Insuperabili si è materializzata attraverso prodotti esclusivi che sono anche il frutto della collaborazione con aziende del mondo privato. Nello stand de lo Smeraldo di Milano hanno trovato posti gli gnocchi di patate e le chicche di patate dell’azienda toscana Lo Gnocco, grazie a un progetto e a una collaborazione che vede Gianluca Livecchi, unire il proprio ruolo di AD della società con quello di atleta di Insuperabili. Sempre nel rispetto dello spirito di collaborazione accanto agli gnocchi sono stati proposti i tradizionali panettoni e pandori firmati I Guinigi e la birra artigianale La Luppola.
Made in Carcere, Officina Creativa: verso una libertà che arriva con la creatività
Un percorso nel segno dell’innovazione, ma con una traiettoria ancora una volta speciale. Luciana Delle Donne, fondatrice di Made in Carcere e Officina Creativa, arriva da una carriera come dirigente di banca online e dalla scelta personale e professionale di passare dall’innovazione digitale e finanziaria all’innovazione sociale.
Già questo passaggio spiega simbolicamente l’importanza dell’attenzione all’innovazione per i progetti che ci portano nei territori della Rigenerazione Sociale. Territori nei quali trovano spazio sia i temi legati all’impatto ambientale sia quelli sociali. Il contesto in questo caso è rappresentato dal mondo delle carceri, dalla formazione e dal coinvolgimento dei detenuti nel recupero e nel riciclo di prodotti che diversamente rischierebbero di diventare scarti per dare vita a capi di abbigliamento. Il tutto nel segno della bellezza e dell’impegno nel portarla anche in luoghi, come le carceri, dove non ha normalmente cittadinanza.
Il progetto Made in Carcere parte quasi 18 anni fa, per una attività di sartoria nella quale si è scelto di utilizzare materiali che venivano scartati dal mondo della moda. Un progetto che utilizzava questi tessuti per realizzare gadget personalizzati per eventi e convegni. Un prodotto semplice, ma molto adatto per creare dei percorsi di formazione.
Dunque anche lo spirito e la missione di Made in Carcere sono fortemente legati al lavoro, alla capacità di mettere le persone in difficoltà nella condizione di affrontarle e superarle proprio grazie all’acquisizione di competenze, di professionalità e alla dimensione sociale che è parte integrante del lavoro nel momento in cui questo è creato e organizzato nel rispetto della persona.
Un lavoro vero con degli impegni precisi
Made in Carcere si è posta l’impegno fondamentale di retribuire le persone con uno stipendio adeguato, nel rispetto di un regolare contratto di lavoro perché, anche se si tratta di persone che vivono in condizioni di detenzione, hanno bisogno, anche più di altri, di vedere riconosciuto il valore del loro impegno sotto ogni punto di vista.
Made in Carcere lavora in un contesto scomodo, con tante complessità spesso difficili da far comprendere. Ogni giorno si affrontano esperienze personali che lasciano il segno e che dimostrano, per il fatto stesso di affrontarle con coraggio, che il cambiamento può avvenire.
L’idea di Made in Carcere è quella di dare vita a una comunità trasformativa e rigenerativa, dove ognuno può portare il suo contributo anche in situazioni dove normalmente questo non accade come nelle carceri, cercando sempre il coinvolgimento di tutti, giovani, uomini, donne, minori. Tutto questo, spiega Luciana Delle Donne, si mette in pratica cercando di dimostrare che la bellezza è una parte importantissima della soluzione a questi problemi e ha ancora più valore nel momento in cui si riesce a portarla in questi spazi difficili.
Dal PIL al Benessere Interno Lordo
Il valore che si crea con questo impegno è certamente e indiscutibilmente importante ma purtroppo non è adeguatamente valorizzato, non riesce ad essere rappresentato in modo corretto soprattutto se lo si misura con parametri come il Prodotto Interno Lordo. Per questo lo spirito per aiutare a comprendere l’impegno di Made in carcere deve essere quello di promuovere una evoluzione dai criteri del PIL a quelle del Benessere Interno Lordo.
Si tratta peraltro di valori che sono intangibili, che spesso non sono misurabili o difficilmente rappresentabili. Come può essere ad esempio il lavoro per far crescere l’autostima in ragazzi che vivono condizioni drammatiche. Come la costruzione di percorsi di consapevolezza e di dignità. Come la capacità di arricchire il tempo della detenzione di azioni sociali che hanno l’obiettivo di includere e di coinvolgere queste persone in una sfera di collaborazione e socialità nella quale si ritrova il senso delle relazioni e della vita stessa. Un valore questo che non solo fa bene alle persone coinvolte, ma anche a chi lo crea.
Ma l’obiettivo di Made in Carcere non si ferma qui. Prosegue con il coinvolgimento di tanti studenti delle università e delle scuole superiori. Come nel caso dell’undicesimo appuntamento con l’università LUISS per una iniziativa che porta per un mese i ragazzi a operare in carcere e a conoscere che cosa significa l’assenza di libertà. E li aiuta a capire cosa significa diventare persone creative in un contesto come quello della detenzione.
Il valore terapeutico del lavoro
Made in carcere lavora alla costruzione di un modello che vuole essere nello stesso tempo trasformativo e rigenerativo che comprende e supera le logiche dei modelli di economia circolare grazie al coinvolgimento delle persone per produrre un benessere che parte dalle persone per arrivare alle persone.
2nd Chance: una seconda opportunità nel segno della creatività
La presenza congiunta di 2nd Chance con Made in Carcere nel Mercato Solidale di Eataly è tutta nel segno di un legame che unisce queste due realtà. 2nd Chance nasce inizialmente per la prototipia e prende poi forma e consistenza attraverso un impegno diretto in attività che hanno lo scopo di dare una nuova opportunità anche a studenti, nuovi designer, giovani talenti nel mondo della moda che condividono i valori della sostenibilità, della circolarità e che vogliono impegnarsi in una dimensione sociale.
Caterina GIANNI, Fashion designer di 2nd Chance, racconta che grazie al progetto con cui si sono create le sartorie all’interno degli istituti penitenziari si è dato vita a una attività che è in grado di operare su tutte le dimensioni della sostenibilità: sui temi del coinvolgimento sociale e professionale di ragazzi che hanno bisogno di esprimere il loro impegno con il lavoro, sul riuso e riutilizzo di materiali che vengono salvati dal macero e utilizzati per queste attività. E si richiama in questo senso una citazione di Luciana Delle Donne “Stiamo investendo sulla perdita” per “Valorizzare tutto quello che rischia di andare perduto”.
Un network di artisti e designer che collaborano con le sartorie degli istituti penitenziari
Concretamente il percorso vede la creazione a partire dal 2023 di un network di talenti, di giovani artisti e designer che grazie alla piattaforma di 2nd Chance collaborano con le sartorie create all’interno degli istituti penitenziari.
In questo ambito si inseriscono altre iniziative, come il progetto attivato con l’Accademia di Belle Arti di Lecce, che punta a guidare e a sostenere tutti coloro che vogliono realizzare i loro progetti in modo sostenibile ed etico. E la creatività si concretizza poi in attività di vendita con un e-commerce online pensato per lo sviluppo commerciale.
Grazie all’energia e alla creatività di giovani designer e studenti, 2nd Chance è in grado di mettere a disposizione nuovo know how, nuove conoscenze sui materiali, sui tessuti, sulle modalità di lavoro. Il tutto con la logica del network e della piattaforma attraverso la quale si connettono conoscenze e competenze per valorizzare i talenti.
In termini di prodotti, 2nd Chance lavora per proporre un concetto di moda che sappia integrare nella propria identità il valore di una sostenibilità completa nella quale trovano posto sia gli aspetti ambientali che quelli sociali. Su questo approccio si è costruito il lavoro di formazione con cui 2nd Chance rappresenta un esempio di circolarità materiale e culturale: circolarità nei prodotti e circolarità nelle idee e nella creatività.
Nell’ambito di Eataly Made in Carcere insieme a 2nd Chance hanno messo a disposizione un servizio di sartoria live, con servizi di personalizzazione di shopper bag basati sull’utilizzo di tessuti di recupero scartati dalla moda, up-cycling e riparazione di capi di abbigliamento e accessori realizzati con il supporto di giovani designer.
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