LECCE – Riciclaggio e falso. Con queste accuse, i giudici in composizione collegiale (Presidente Pietro Baffa) hanno condannato a 6 anni di reclusione ciascuno. Mattia Carico, 34 anni; Erik Milinanni, 33; Aleandro Capone, di 28, tutti di di Lecce. La richiesta della pubblica accusa era stata di 4 anni e mezzo. I tre, secondo quanto emerso nel processo di primo grado, avrebbero ostacolato l’identificazione di una Range Rover Evoque, oggetto di un furto commesso da ignoti agli inizi di novembre del 2020, alterando il numero originale del telaio apponendo una sigla alfanumerica differente e appartenente un veicolo di nazionalità danese.
C’è dell’altro: avrebbero apposto la targa provvisoria apparentemente rilasciata da autorità tedesche nel mentre risultava apocrifa; acquistavano la carta di circolazione tedesca, modulo rubato in Germania, formulando una certificazione amministrativa falsa: nella specie una carta di circolazione intestata all’insaputa di un quarto soggetto con codice di telaio apocrifo e targa tedesca apocrifa.
Una vicenda ricostruita a posteriori dopo un controllo eseguito dalla polizia stradale il 13 aprile del 2023 alla cui guida si trovava Carico. Nel bagagliaio dell’auto venne ritrovata la targa prova intestata a Eric Milinanni. Carico, insieme a Capone, si sarebbe recato in un’agenzia di pratiche automobilistiche chiedendo che il veicolo falsamente dichiarato di importazione venisse nazionalizzato a nome di Eric Milinanni il quale al telefono confermava di essere l’effettivo acquirente del veicolo e dava l’assenso verbale per l’avvio della pratica di immatricolazione promettendo di formalizzare l’incarico nei giorni successivi cosa che poi effettivamente avrebbe fatto recandosi personalmente in agenzia.
Producendo, Carico e Capone, all’atto della richiesta di immatricolazione a nome di Erik Milinanni, oltre alla carta di circolazione falsa del veicolo anche una copia del contratto di vendita apparentemente sottoscritto da un quarto e inconsapevole soggetto allegando altresì copia della carta di identità e del codice fiscale, contratto di vendita materialmente falso poiché mai sottoscritto dall’apparente venditore il quale non aveva mai avuto la disponibilità del veicolo. Tutte queste accuse hanno passato il vaglio del Tribunale. A difendere gli imputati, l’avvocato Andrea Conte.
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